La menzogna è sempre stata l’arma prediletta dalla politica

La menzogna è sempre stata l’arma prediletta dalla politica: vivo da molti anni nella regione più ricca d’Italia che, se in breve tempo, non si provvederà a cambiare il corso politico, non si differenzierà dalle altre regioni del Sud, dove il disastro è molto evidente. L’unico suggerimento che si può dare agli elettori, dai quali dipende il futuro del nostro paese è quello di non farsi prendere in giro per motivi elettoralistici dai politici.

 

di ANDREA FILLORAMO

Non intendo assolutamente orientare il voto che con ogni probabilità ci sarà fra qualche mese. Non solo non è nelle mie intenzioni ma non ho neppure le capacità per farlo. Sono un semplice osservatore di quello che sta avvenendo in Italia, dove, ormai da molto tempo regna il caos politico, dal quale discende il disastro economico, la povertà, la disoccupazione, l’impossibilità per i giovani di formare una famiglia e di mettere al mondo figli. Non ho delle ricette pronte da suggerire per la soluzione di problemi che con il passare del tempo diventano irrisolvibili. Vivo da molti anni nella regione più ricca d’Italia che, se in breve tempo, non si provvederà a cambiare il corso politico, non si differenzierà dalle altre regioni del Sud, dove il disastro è molto evidente. L’unico suggerimento che si può dare agli elettori, dai quali dipende il futuro del nostro paese è quello di non farsi prendere in giro per motivi elettoralistici dai politici.

Sappiano che la menzogna è sempre stata l’arma prediletta dalla politica. Si dice che tutto sia cominciato con Paul Joseph Goebbels, Ministro della propaganda del Terzo Reich tra il 1933 e il 1945, a quale si attribuisce la frase: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”. Anche George Orwell scrisse: “Il linguaggio politico è concepito in modo da far sembrare vere le bugie e rispettabile l’omicidio, e per dare parvenza di solidità all’aria”.

Sappiano particolarmente i meridionali e l’invito proviene da un siciliano che vive al Nord, che non possono dar credito a chi e a coloro che fino a poco tempo fa dicevano dei meridionali:

 “Senti che puzza scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani”; “Sono troppo distanti dalla nostra impostazione culturale, dallo stile di vita e dalla mentalità del Nord. Non abbiamo nessuna cosa in comune. Siamo lontani anni luce”; “Una sciura siciliana grida e dice “vogliamo l’indipendenza, stiamo stanchi degli attacchi del Nord. Evvaiiiiiiii”; “Carta igienica al Sud, che devono ancora capire a cosa serve”; “I razzisti sono coloro che campano come parassiti sulle spalle altrui”; “Forza Etna, Forza Vesuvio, Forza Marsili!!!”; “Ho letto sul Sole 24 Ore che, ancora una volta, verranno aiutati i giovani del Mezzogiorno. Ci siamo rotti i coglioni dei giovani del Mezzogiorno, che vadano a fanculo i giovani del Mezzogiorno! Al Sud non fanno un emerito cazzo dalla mattina alla sera. Al di là di tutto, ci sono bellissimi paesaggi al Sud, il problema è la gente che ci abita. Sono così, loro ce l’hanno proprio dentro il culto di non fare un cazzo dalla mattina alla sera, mentre noi siamo abituati a lavorare dalla mattina alla sera e ci tira un po’ il culo”; “Bloccare l’esodo degli insegnanti precari meridionali al Nord”; “Chi scappa non merita di stare qui, lo considero un fannullone. “E non è un caso che siano africani o meridionali ad andarsene, gente senza cultura del lavoro”; “E’ proprio per questo che invito ad assumere trevigiani: i meridionali vengono qua come sanguisughe”; “Carrozze metro solo per milanesi”; “Bisognerebbe vestirli da leprotti per fare pim pim pim col fucil”.

Molti meridionali, però, hanno dimenticato queste ingiurie ed altre che chiunque ha vergogna di citare, che Salvini e compagni hanno indirizzato contro di loro, e hanno contribuito, così, che con il loro silenzio o addirittura con il loro appoggio la Lega si trasformasse da partito territoriale nel passato secessionista, a partito nazionale, anzi: che dico? Da partito territoriale a “partito personale”, “partito del Capo”, che volge lo sguardo oltre il Po. Non per caso, oggi, la Lega di Salvini rifiuta i confini, che hanno costituito a lungo il fondamento della sua identità territoriale. Non per caso, a Mantova, il segretario ha sostenuto che la battaglia della Lega “adesso è a livello nazionale, da Nord a Sud”. E ha promesso (minacciato…): “Tornerò a Palermo, all’Aquila, in Puglia e in Calabria, solo così l’Italia può vincere”. 

Recentemente ha avuto l’ardire di affermare: “Non sono nato per scaldare le poltrone. Chiedo agli italiani, se ne hanno voglia, di darmi pieni poteri.”

Forse Salvini non ricorda quanto ha studiato nell’ultimo anno del Liceo classico a Milano, dove sono stato Preside per alcuni anni, ma, ascoltando Salvini non si può non evocare il “decreto dei pieni poteri”, adottato dal parlamento tedesco nel 1933, che determinò un’accelerazione verso la dichiarazione dello stato di emergenza e nei fatti, diede avvio alla dittatura nazista.  

Per quanto riguarda, poi, l’affermazione fatta da Salvini di non essere nato per riscaldare le poltrone, occorre affermare che egli, nella sua non lunga vita ha riscaldato molte poltrone della politica, a cominciare dai 20 anni in cui si è dato anima e corpo alla Lega Nord, non ha esercitato nessun mestiere, non ha concluso gli studi universitari, ha fatto il consigliere comunale, il deputato nazionale e quello europeo e non sa cosa significa lavorare.

Per questo mentre era deputato europeo, durante il dibattito dello stesso parlamento sulla direttiva appalti pubblici, il parlamentare socialista belga Marc Tarabella lo ha attaccato accusandolo di essere un assenteista dicendo:

Collega Salvini è una vergogna (…) sei l’unico che non abbiamo visto in riunione. E’ facile dire che abbiamo fatto aria. No: abbiamo lavorato (,,,,,) Lei è solo in TV, mai in aula per lavorare: è una vergogna sei un fannullone in questo parlamento”.

Mai però, da consigliere comunale, da deputato nazionale ed europeo Matteo Salvini ha rinunciato ai ricchi stipendi che gli sono stati dati.