La Corte evidenzia punti deboli nella lotta dell’UE contro le frodi

Nell’ambito dell’architettura antifrode dell’UE, le indagini sulle accuse di frode sono svolte dalla Procura europea, mentre le indagini amministrative sono di competenza dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode. L’OLAF e l’EPPO sono assistiti dall’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale (Eurojust) e dall’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nell’attività di contrasto (Europol), nonché dalle autorità nazionali.

Una cooperazione efficace tra tutti coloro che sono impegnati nella lotta alle frodi, dagli investigatori dell’UE fino alle forze di polizia e alle autorità giudiziarie nazionali, è cruciale per tenere in scacco gli autori delle frodi,” ha affermato Katarína Kaszasová, il Membro della Corte responsabile dell’audit. “Il riesame in corso dell’architettura antifrode dell’UE costituisce un’occasione d’oro per correggere i difetti del sistema per quanto attiene allo scambio di informazioni e alla supervisione”.

Come constatato dalla Corte, l’OLAF, l’EPPO, Eurojust ed Europol dispongono di mandati definiti in maniera chiara nella normativa. I rispettivi ruoli indipendenti sono in realtà complementari e possono costituire una salvaguardia efficace contro le frodi. Sebbene detti organismi prestino l’un l’altro assistenza reciproca, su richiesta, il numero di casi in cui ciò è avvenuto negli ultimi anni è rimasto relativamente esiguo.

Le procedure per trattare le accuse di frode a danno degli interessi finanziari dell’UE sono complesse. Per iniziare, gli obblighi di segnalazione delle frodi variano e comportano una duplicazione delle segnalazioni all’OLAF e all’EPPO, il che accresce l’onere amministrativo. Inoltre, il sistema non riesce a far sì che tutte le accuse siano trasmesse alla Procura europea, la quale potrebbe valutarle per potenziali attività criminose. Le procedure per trasmettere le accuse dall’OLAF all’EPPO sono farraginose ed anche lo scambio di informazioni tra l’EPPO e l’OLAF presenta limiti; tutto ciò limita il ricorso ad ulteriori misure di tutela.

Tra il 2002 e il 2024, l’OLAF e l’EPPO hanno ricevuto in totale 27 000 accuse di frode, un terzo delle quali meritavano di essere oggetto d’indagine. I dati mostrano che gli organismi dell’UE segnalano all’OLAF un numero di accuse di frode tre volte superiore a quelle segnalate all’EPPO; per molti Stati membri, esiste un divario sostanziale tra la quota del bilancio dell’UE soggetta alla loro responsabilità e il numero di casi di frode da essi segnalati. La Corte esorta la Commissione ad analizzare i motivi di tali variazioni e ad esaminare le cause di ogni significativa sottosegnalazione.

A seguito di indagini condotte in detto periodo, l’OLAF ha raccomandato di restituire 615 milioni di euro al bilancio dell’UE. A fine 2024, 23 milioni di euro erano già stati rimborsati. Nello stesso periodo, l’EPPO ha congelato beni per 3 miliardi di euro. A seguito di proprie indagini, nel 2024 gli organi giurisdizionali hanno ordinato alle autorità nazionali di recuperare proventi di attività criminose per 232 milioni di euro. Tuttavia, la Commissione non dispone di un meccanismo per verificare se i recuperi ordinati dagli organi giurisdizionali abbiano avuto luogo e se l’intero importo dovuto al bilancio dell’UE sia stato recuperato. La Corte sottolinea quindi la necessità che la Commissione potenzi la supervisione del seguito dato alle indagini in materia di frodi.