La condizione #provinciale viene spesso ridotta a una quasi chiusura della mente. E forse, a volte, ciò accade

La condizione #provinciale viene spesso ridotta a una quasi chiusura della mente.

E forse, a volte, ciò accade…

Pur tuttavia i più immaginano di vivere in una dimensione sicura, senza sorprese, che possa aiutare chi la vive a sentirsi custodito e protetto in una sorta di bella umanità, come ci si trovasse in una bolla di serenità. Una sorta di “comfort-zone” che dovrebbe spingere la vita di ciascuno ad avere guizzi di lealtà, come si conviene in una piccola comunità, perché ci si vede, ci si apprezza per quello che si ha e si è, ci si conosce più in profondità.
Se non fosse declinato così il piccolo mondo antico si ridurrebbe a scontro brutale, a faida senza fine, ovvero in una sorta di terribile conflitto permanente. Senza una ragione plausibile si vuole, con testardaggine e prepotente affermazione di sè, distruggere ogni momento di costruzione, rendere il tutto liquido (#precario) affinché si mantenga una debole situazione in cui tutti, ricattando tutti, tolgano serenità a chiunque voglia e/o desideri la realizzazione attraverso la bravura e non mediante sotterfugi e violenze sotto traccia.
In questo piccolo mondo paesano si afferma l’invidia e le gelosie tese solo a ostacolare il benessere di molti, a negare l’intelligenza degli altri, sì da violentare le sensibilità che si persuadono, ragionevolmente, ad abbandonare quelle comunità e quei territori, desertificando le prospettive delle umane relazioni per ridurre a nulla le aspettative dello stare insieme e per condurlo a nuove povertà, di sentimenti e motivate volontà. Così, per disaffezione e frustrazione diffuse, si mantengono i nodi irrisolti e si perpetuano e si moltiplicano gli incompiuti tentativi di realizzazioni fattive.