Il papa è uno solo. Benedetto XVI, la storia di Joseph Ratzinger

di ANDREA FILLORAMO

Ho seguito con molta attenzione attraverso la televisione il rito funebre del Papa emerito Benedetto XVI, seguito da milioni di persone nel mondo e partecipato in Piazza S. Pietro da una moltitudine che ha manifestato l’affetto e molto di più la devozione verso chi che era stato il successore di Pietro e per il quale si chiedeva attraverso qualche striscione e una voce che si è alzata da quella marea: “Santo subito”.

Lo stesso grido l’abbiamo sentito al funerale di Papa Giovanni Secondo e, come richiesto, in quattro e quattr’otto il Papa polacco Santo è stato fatto.

Sono stato per qualche minuto sopra pensiero.

Ho pensato che nel periodo molto nero degli ultimi decenni della Chiesa forse c’è una linea provvidenziale o una linea d’altro tipo, per cui tutti i Papi a iniziare da Giovanni XXIII fino a Giovanni Paolo II sono dichiarati Santi o attendono di essere dichiarati.

Così è avvenuto per Polo VI, per Giovanni Paolo Primo e così potrebbe accadere per Papa Benedetto XVI.

Sicuramente nell’ ”Olimpo” dei Santi il Papa emerito non farebbe brutta figura e nel calendario sicuramente troverebbe la sua degna collocazione.

Andando al di là delle battute: mi colpisce non tanto il desiderio legittimo che si è manifestato quel giorno in quella piazza di farlo diventare Santo, ma quell’avverbio “subito” che se non erro significa immediatamente, prontamente, che indica, perciò, immediata anteriorità o rapida successione.

Ciò probabilmente per non sentire le voci critiche che ci sono e sono tante?

Nessuno può mettere in dubbio che la figura di Joseph Ratzinger deve essere molto discussa, deve passare attraverso il vaglio che giudica un pontefice rappresentativo di un periodo della storia ed è impossibile che questo avvenga subito.

Un necessario processo che più dell’essere canonico per canonizzarlo, deve essere un processo che va alla ricerca della verità fin’ora non detta.

Da chiedersi: perché Papa Ratzinger, dopo nove anni dalla sua elezione, con una motivazione apparsa subito non facilmente credibile (evanescente aetate) ha abbandonato la sede di Pietro e ha rinunciato, quindi, al mandato di vescovo di Roma?

Perché, lasciando il ministero pietrino, ha fissato, la sua residenza, non in qualche monastero lontano da Roma, quindi distante dal suo successore, ma nel Monastero Mater Ecclesiae situato nei giardini  della Città del Vaticano dove è stato per quasi un decennio fino alla sua morte?

Lasciato il palazzo pontificio egli, destando la meraviglia di tutti, perché continuò a indossare gli abiti papali; a utilizzare insegne e titoli pontifici; a partecipare con il suo successore a riti e liturgie varie; a inventare per sé il tiolo di Papa emerito, facendo nascere la convinzione dell’esistenza di un doppio papato?

“Il papa è uno solo” egli ha ripetuto più volte – è vero –  senza mai spiegare, però, quale dei due.

Non reagì quando si è parlato di sue dimissioni invalide, quando si ventilò per la prima volta che c’erano degli errori di latino inseriti nella Declaratio di “dimissioni” e che fossero stati inseriti dal papa emerito non casualmente, bensì per attrarre l’attenzione su un’abdicazione mai avvenuta.

Cosa veramente ridicola, alla quale molti hanno dato, però, credito.

Da lì in poi è stato un continuo emergere di indizi sempre più evidenti e probanti circa il fatto che l’intera operazione potesse essere stata organizzata apposta da Ratzinger, ipotesi culminate con il libro della giurista Estefania Acosta, Benedict XVI: pope emeritus .

Tutti sapevano che si trattava di una “bufala” esegetica costruita ad arte per danneggiare il successore legittimo di Papa Benedetto che mai si sarebbe prestato ad un gioco del genere, tuttavia queste cose tutti l’abbiamo letto nei giornali e il Papa emerito, a torto o a ragione, tacque.

Saltiamo a piè pari  altre considerazioni o altre domande da porre, come a esempio quella del destino di Emanuela Orlandi e concludiamo dicendo che una cosa è evidente: da quando si è dimesso il Papa emerito è diventato il punto di riferimento di quel mondo antico che nella Chiesa di Roma non si è mai arreso, che raccoglie una grossa  parte dei tradizionalisti e conservatori abbarbicati al passato per i più svariati motivi: dottrinali, storici, economici, fatta di  preti e prelati, che si nascondono dietro al tradizionalismo semplicemente per la non accettazione del Concilio Vaticano Secondo, i cui principi inspirano la vita e l’operatività del successore e che frenano ogni innovazione nella Chiesa: Papa Francesco.