
Anche in Spagna ha preso piede la furia iconoclasta dei nuovi giacobini dell’ideologia woke. Pertanto, il premier Sanchez che guida un governo socialcomunista intende decapitare la statua del Sacro Cuore di San Sebastian. Giustamente l’insensata operazione ci porta a ricordare il gesto simbolico avvenuto nel lontano 23 luglio 1936 a Cerro de Los Angeles, a sud di Madrid, nel comune di Getafe. In Spagna si combatte la sanguinosa guerra civile.
Quel giorno cinque giovani, postisi a difesa della statua del Sacro Cuore di Gesù che sovrasta la collina, vengono uccisi dai miliziani repubblicani. Cinque giorni dopo i comunisti organizzano un plotone di esecuzione e fucilano la statua, dopo la fanno esplodere con la dinamite. Mercoledì 4 giugno il gruppo di lavoro sulla simbologia del Consiglio della Memoria Storica del Comune di San Sebastian, importantissima città dei Paesi Baschi spagnoli, ha chiesto all’Amministrazione Generale dello Stato di inserire la scultura del “Sacro Cuore sul Monte Urgull” nel catalogo dei «simboli ed elementi contrari alla memoria democratica». Non è per niente azzardato l’accostamento dopo quasi novant’anni tra i due eventi, è lo stesso odio, al quale bisogna opporre l’amore ardente del Cuore di Cristo. Un amore che viene proprio nel mese di giugno che la Chiesa da sempre lo dedica al Sacro Cuore di Gesù. Anche se ormai la devozione sembra spegnersi e prendere piede il “mese del gay pride”.
La devozione al Sacro Cuore di Gesù è, nel sentire comune, legata alle apparizioni a Santa Margherita Maria Alacoque, ma queste ultime «non sono l’origine di questa devozione: essa nacque sul Calvario, quando la lancia di un soldato squarciò il costato del Salvatore». Padre Bertrand-Marie Guillaume ripercorre la storia dei santi che, nei secoli, hanno dato il via alla devozione, «il cui vero iniziatore fu San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153)». Le apparizioni del Sacro Cuore a Santa Margherita, di cui «quest’anno si concludono le celebrazioni per il 350° anniversario», sono le più note, in quanto Cristo stesso chiese alla Visitandina di «istituire una festa liturgica dedicata a onorare il suo Cuore». Dopo la “Valle dei Caduti” di Madrid, ora la Spagna del caudillo Sanchez vuole la testa del “Sacro Cuore” di San Sebastian, ultimo capitolo (per ora) di una lotta al cattolicesimo popolare degna del peggior comunismo.
Del caso si è occupato Luca Volontè su Lanuovabussola, l’abbattimento è stato chiesto da diverse associazioni della sinistra separatista di Bildu e Elkarrekin Donostia, nome locale dell’unione tra Podemos e Izquierda Unida, tutti alleati politici che consentono al premier spagnolo e socialcomunista Pedro Sanchez di proseguire nel suo governo della nazione. I politici della sinistra locale vogliono abbattere la statua perché, secondo loro, è stata voluta dal dittatore Francisco Franco, cosa non vera. “Solo nel Paese Basco, lo mostra uno studio pubblicato dall’Istituto della Memoria, della Convivenza e dei Diritti Umani del Governo Autonomo Basco, già dal 2019 sono stati rimossi dallo spazio pubblico 1.523 targhe e monumenti e, tra questi, ci sono altri simboli religiosi cristiani come la croce dei caduti in piazza Caicedo (Lantarón), la croce di Ergileta a Santo Domingo (Bilbao) o la croce in omaggio ai caduti del Crucero Baleares (Ondarroa)”. (Luca Volontè, L’ultima follia spagnola: decapitare la statua del Sacro Cuore, 7.6.25, lanuovabq.it).
Tuttavia, nonostante il processo di secolarizzazione abbia colpito anche la Spagna, i cattolici spagnoli, in particolare, gli “Amici del Monumento del Sacro Cuore”, hanno reagito con una raccolta di firme per impedire il gesto blasfemo della demolizione della statua del “Sacro Cuore”, difendendo la statua. Il Vescovo di San Sebastian Fernando Prado ha pubblicato una Lettera aperta di grande importanza sulla questione. Nel testo si legge, tra l’altro, che «l’idea del monumento nacque intorno al 1926, prima della Guerra Civile e si concretizzò grazie a un’imponente raccolta fondi pubblica…estranea a qualsiasi propaganda politica o di parte». Nella lettera si ribadisce il valore culturale e religioso del “Sacro Cuore” di Urgull come «patrimonio vivo» che fa parte della memoria della città e, pertanto, il vescovo Prado promuove un appello diretto a tutti i cittadini, credenti e non credenti di San Sebastian per «riaffermare la presenza del Sacro Cuore nella nostra città e, allo stesso tempo, da un luogo di fede, affidare la città di San Sebastián e tutti i suoi abitanti alla sua cura e protezione». Un vero e forte invito a tutti i cittadini per «valorizzare questo monumento come un vero simbolo vivo di speranza». Questo ennesimo attentato, ovvero tentativo di sradicare immagini e cultura cattolica dal territorio e dalle comunità spagnole è solo la conseguenza visibile di un percorso intrapreso da un ventennio, sin dal primo governo Zapatero nello scorso 2004. La lotta al cattolicesimo, alle radici civili della Spagna e ai suoi simboli religiosi ha radici lontane, non a caso oggi ad imbracciare picconi e ruspe sono i nipotini dei tagliagole e ammazza preti che fecero la rivoluzione anarchica, comunista e socialista, con l’obiettivo di abolire la Costituzione Repubblicana del 1931 e instaurare un regime socialista.
DOMENICO BONVEGNA
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