Messina – Su delega della Procura della Repubblica di Messina, i militari dell’Arma dei Carabinieri e i Finanzieri dei rispettivi Comandi Provinciali di Messina hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal GIP del Tribunale di Messina, nei confronti di Francesco Stagno d’Alcontres, ex Primario del Policlinico Universitario di Messina, nonché di misure interdittive, dall’esercizio della professione sanitaria, nei confronti di due sue collaboratrici.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Messina -Dipartimento specializzato nelle attività investigative in materia di reati contro la Pubblica amministrazione- e delegata ai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria della Guardia di Finanza di Messina e ai Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della medesima Procura peloritana, si sono articolate in una serie complessa di attività di intercettazioni, telefoniche, ambientali e telematiche, nonché nell’acquisizione di copiosa documentazione, disvelando numerose condotte corruttive e di truffa aggravata ai danni dello Stato, accertate fra il maggio 2024 e il gennaio 2025 -allo stato ritenute ascrivibili all’allora dirigente dell’Unità UOC di chirurgia plastica presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico G. MARTINO di Messina.
I numerosi reati contestati, concussione (art. 317 c.p.), corruzione (art. 318 c.p.), induzione indebita a dare o promettere utilità (art. 319-quater c.p.), truffa aggravata ai danni dello Stato (art. 640, comma 2, c.p.) vedono come indagati, in concorso tra di loro, i soggetti di cui sopra unitamente con i rappresentanti di svariate aziende farmaceutiche, gravitanti nel mondo della “Chirurgia Plastica”, aventi, a loro volta, rapporti di appalto per la fornitura di prodotti medicali con il Policlinico Universitario di Messina.
Il primario, in particolare, abusando del ruolo di pubblico ufficiale ricoperto, in grado di incidere sul rinnovo degli appalti per la fornitura di prodotti medicali e sullo stanziamento delle relative somme di denaro, da parte dell’Azienda Ospedaliera Universitaria, avrebbe fatto in modo di ottenere significativi contributi economici dalle stesse aziende farmaceutiche in rapporto di appalto con il Policlinico Universitario di Messina, sotto forma di sponsorizzazioni, iscrizioni e cene sociali, in occasione della organizzazione del congresso promosso dalla associazione, del quale era il responsabile scientifico. L’evento, svoltosi lo scorso anno, in una nota località turistica peloritana, rientrava tra le iniziative volte alla divulgazione scientifica, aggiornamento per i soci e programmi annuali di attività formativa ECM.
Tali contributi economici venivano ottenuti, nella maggior parte dei casi, mediante semplici richieste o, sporadicamente, mediante minacce esplicite, ai fornitori dell’Azienda Pubblica, prospettando, come corrispettivo, facilitazioni nel rinnovo dell’appalto per la fornitura dei prodotti medicali, da parte del Policlinico Universitario, ovvero la cessazione del rapporto di appalto stesso.
Dall’esame analitico della documentazione contabile della società incaricata di organizzare il congresso di chirurgia plastica, allo stato si è potuto stimare in oltre 700.000,00 euro, l’ammontare complessivo delle somme di denaro incassate a titolo di sponsorizzazioni, iscrizioni, pernotti e cene sociali dei medici partecipanti all’evento. Nei confronti dell’allora primario è stato altresì ipotizzato il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, in quanto con artifizi e raggiri, avrebbe attestato la sua presenza in servizio mediante l’alterazione di sistemi di rilevamento della presenza all’interno del Reparto, allo scopo di recarsi fuori dal nosocomio per svolgere anche attività professionale privata.
Per la medesima ipotesi delittuosa, è stata denunciata anche una dirigente medico dell’Azienda Ospedaliera e stretta collaboratrice del primario, in violazione dell’obbligo di esclusività assunto con l’Azienda Sanitaria, per aver svolto reiteratamente attività sanitaria in ambienti esterni, talvolta anche in collaborazione con lo stesso primario, conseguendo indebiti compensi altrimenti preclusi. In diverse circostanze, inoltre, il primario avrebbe permesso, a una ostetrica, di esercitare abusivamente la professione di infermiera di sala operatoria in una clinica privata, per la quale è richiesta specifica abilitazione.
In considerazione della serialità, della determinazione e dell’efficacia dei tentativi di inquinamento probatorio posti in essere dal primario e riscontrati dall’attività investigativa, il G.I.P. ha ritenuto di applicare nei suoi confronti la misura cautelare restrittiva degli arresti domiciliari, allo scopo di interrompere il suo legame con la rete relazionale creata da questi, impedendo ogni ulteriore compromissione delle prove. Parimenti, sia la dirigente medica che l’ostetrica sono state destinatarie della misura interdittiva del divieto di esercitare la professione sanitaria per 12 mesi.
Contestualmente alla misura cautelare personale e alle due interdittive, sono stati eseguiti due sequestri preventivi, l’uno, per oltre 48mila euro, nei confronti del primario, quale profitto dei reati di corruttela e truffa aggravata ai danni della P.A., per essersi assentato dal lavoro, alterando i sistemi di rilevamento delle presenze e del sequestro preventivo; l’altro, nei confronti della dirigente medico, per la somma di 9.700 euro, quale provento del reato di truffa aggravata ai danni della P.A., pari alle somme dalla stessa percepite come indennità di esclusività, non ottemperata, con l’Azienda Universitaria Ospedaliera.
