Eurispes, risultati del Rapporto Italia 2023. IL DOVERE DI AVERE CORAGGIO

Dichiara il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara: «Non siamo in tempi ordinari. Questo è il punto fondamentale sul quale dovremmo misurare sia le nostre capacità di comprendere il tempo che stiamo vivendo e di intervenire nelle situazioni in cui operiamo normalmente, sia le nostre aspettative, individuali e collettive.

La straordinarietà del tempo attuale si misura con il fatto che eventi considerati imprevedibili, incredibili stanno diventando un elemento di normalità nelle nostre vite, sono valutati e vissuti come se fossero eventi e processi non destinati a modificare nel profondo gli assetti e le dinamiche delle nostre società e le nostre vite personali.

Accettare in fondo questa trasposizione di eventi straordinari in eventi di una nuova normalità fa parte del nostro patrimonio di illusioni, ma dà anche una misura precisa delle nostre responsabilità o irresponsabilità, singole e collettive, rispetto alle novità e alla portata dei cambiamenti in atto, a livello globale e nelle nostre comunità nazionali e locali».

 

«I processi di cambiamento geopolitici e geoeconomici – prosegue il Presidente dell’Eurispes – si combinano oggi con gli elementi relativi ai grandi fenomeni e processi di cambiamento in atto da tempo a livello globale e su cui abbiamo già richiamato l’attenzione in passato. Ci riferiamo ai “megatrend”, i grandi processi legati, ad esempio, alla rivoluzione digitale, agli andamenti demografici, ai cambiamenti climatici, ai flussi migratori, alle disuguaglianze economiche, agli squilibri sociali diffusi.

Il dato essenziale sul quale riflettere è che l’insieme dei ritardi e delle inadempienze per affrontare questi cambiamenti segna una scarsa consapevolezza della portata dei “giganti” da combattere. Appunto giganti, perché in grado di incidere profondamente sui nostri sistemi di vita e sui nostri scenari di crescita e di progresso, di annientare assetti e pratiche tradizionali. L’idea nascosta ma viva è che con questi giganti in fondo si possa alla fine convivere senza modificare più di tanto il nostro modo di vivere e di operare. È la nuova normalità che rischiamo di accogliere nelle nostre coscienze per il timore, o la incapacità, o la non volontà di considerare in modo adeguato le vere sfide del presente e i riverberi che esse avranno nel futuro. Sfide che, appunto, richiedono alle persone e alle comunità il coraggio, la lungimiranza, la responsabilità e la volontà di maturare decisioni finalizzate a intraprendere percorsi di crescita, realmente e profondamente innovativi, potremmo dire alternativi a quelli attuali».

 

«Proprio nelle “Considerazioni generali” illustrate nel Rapporto Italia 2022 – spiega ancora Fara – facemmo un preciso appello affinché, nel passaggio storico che stiamo vivendo, potessimo tutti concorrere ed operare per la costruzione di una “Buona Società” come obiettivo strategico da perseguire con proposte plausibili e condivise, valide per individuare quantomeno possibili vie di uscita alle difficoltà legate ai fatti incredibili e sorprendenti che si stanno verificando a livello globale e quindi gestire al meglio i cambiamenti strutturali imposti dai “megatrend”. La comunità scientifica è in grado di fornire, ai responsabili delle decisioni, i dati conoscitivi di riferimento per identificare e costruire i punti di equilibrio di una vera coesione sociale del sistema secondo i princìpi e valori di solidarietà sanciti nella stessa Costituzione italiana. Resta aperta, invece, la questione della effettiva volontà di misurarsi, nelle attuali condizioni, con le sfide radicali da apportare al nostro modo di operare da parte di chi ha le maggiori responsabilità decisionali, sia pubbliche sia private. In sostanza, viene spontanea la domanda: la classe dirigente del nostro Paese ha una effettiva volontà, e capacità, di confrontarsi con i pericoli generati dai “giganti” che ci sovrastano?».

 

«Il Governo oggi è chiamato a far funzionare l’Italia, non solo ad esercitare il diritto di guidare il Paese che gli è stato affidato con le elezioni: ha, insieme, il dovere di far funzionare un intero apparato. In questo quadro, più che abbandonarsi ad inutili polemiche, se si vogliono affrontare i veri problemi del Paese occorre recuperare un costruttivo confronto tra maggioranza e opposizione superando la logica del conflitto ad ogni costo. Insomma, occorre finalmente passare dal “contro” al “per”.

Un orientamento che, a nostro avviso, richiede il “dovere di avere coraggio”.

E ciò significa trovare il coraggio di fare scelte anche impopolari; il coraggio di rompere con il passato e abbandonare quelle logiche consolidate che frenano l’intero sistema; il coraggio di accompagnare le riforme verso una definitiva conclusione e rimettere così in moto il Paese; il coraggio di dotare il territorio di collegamenti moderni; il coraggio di investire su nuove politiche familiari che incentivino le nascite e mettano al riparo le famiglie dai timori legati alla crisi economica; il coraggio di trovare tra i diversi schieramenti politici dei punti in comune e degli obiettivi imprescindibili sui quali lavorare per restituire al Paese il ruolo che gli spetta; il coraggio di eliminare le diffuse sacche di arretratezza e proiettarlo nella modernità; il coraggio di dare le risorse necessarie al Mezzogiorno per sviluppare pienamente le sue potenzialità e di fare in modo che queste risorse siano impegnate in un quadro di effettiva legalità; il coraggio di portare a termine una vera riforma della giustizia che riporti nelle Aule i diritti dell’imputato in termini di garanzie e di giusta durata del processo; il coraggio di dire che senza istruzione un Paese non può vedere progresso ma anche che non possiamo essere tutti laureati e che abbiamo bisogno anche di lavoro specializzato; il coraggio di riscoprire, ad esempio, l’artigianato come unicum del successo dell’italianità nel mondo, e su tanto altro ancora occorre, oggi, trovare il coraggio di avere coraggio».

 

«Ma questa presa di coscienza – precisa il Presidente Fara – non potrà svolgersi appieno se non avremo anche, insieme al coraggio, la consapevolezza di avere la necessità di ritrovare il dovere di riscoprire i doveri. La nostra Carta costituzionale ben individua quali siano i diritti e i doveri dei cittadini. Nel tempo però a noi sembra che ci sia stata una tensione a delineare in modo più ampio e preciso i contorni di quelli che sono i diritti.

Eppure, allo stesso modo dei diritti, i doveri concorrono alla formazione di una democrazia compiuta.

Occorre, dunque, riuscire a coniugare diritti e doveri. Esercitare, ad esempio, il diritto di governare ma anche sobbarcarsi del dovere di far funzionare il Paese; il diritto di fare opposizione e, allo stesso tempo, il dovere di farsi carico dei problemi del Paese nel complesso; il diritto di avere un lavoro e, insieme, il dovere di prepararsi, di formarsi per compierlo nel migliore dei modi.

È tutto il sistema infatti che con la sua classe dirigente è chiamato a misurarsi con queste scelte di fondo; è chiamato ad avere un atteggiamento attivo, capace di gestire le transizioni legate ai cambiamenti in atto, invece di muoversi passivamente con continue azioni di rimedio di carattere sostanzialmente emergenziale».

 

 

 

LA PANDEMIA HA PORTATO UN SENSO DI PESSIMISMO TRA GLI ITALIANI CHE IN MAGGIORANZA INDICANO PEGGIORATA LA SITUAZIONE ECONOMICA DEL PAESE NELL’ULTIMO ANNO. FINO AL 2020 INFATTI PREVALEVA LA CONVIZIONE CHE CI FOSSE STABILITÀ. NONOSTANTE QUESTO ORIENTAMENTO GENERALE, IL 42% DEI CITTADINI AFFERMA CHE LA PROPRIA SITUAZIONE ECONOMICA PERSONALE/FAMILIARE NEGLI ULTIMI 12 MESI È RIMASTA STABILE. A METTERE IN DIFFICOLTÀ GLI ITALIANI SONO SOPRATTUTTO IL PAGAMENTO DEL CANONE D’AFFITTO (48,4%), DELLE BOLLETTE E UTENZE (37,9%; +3,5% RISPETTO AL 2022) E IL MUTUO (37,5%). NELLE DIFFICOLTÀ ECONOMICHE LA FAMIGLIA D’ORIGINE FUNZIONA ANCORA DA AMMORTIZZATORE SOCIALE (36,8%). CRESCE IL RICORSO ALLA RATEIZZAZIONE DEI PAGAMENTI PER AFFRONTARE L’ACQUISTO DI NUOVI BENI (45,8%), IL 16,3% HA SCELTO LE NUOVE PIATTAFORME ON LINE CHE OFFRONO SERVIZI FINANZIARI SENZA INTERESSI.

 

Stando ai dati rilevati dell’indagine dell’Eurispes per il 2023, il 53,8% dei cittadini indica che l’andamento della economica del Paese nel corso dell’ultimo anno è peggiorato. La pandemia ha portato pessimismo: fino al 2020 prevaleva infatti l’opinione secondo cui la situazione fosse sostanzialmente stabile. Poco ottimismo anche se si pensa al futuro economico dell’Italia nei prossimi 12 mesi, pure se molti sperano nella stabilità: secondo il 31,2% degli italiani la situazione resterà stabile, mentre per circa il 30% peggiorerà, solo per l’8,5% ci sarà un miglioramento e ben il 30,2% non sa o non risponde. Nonostante la percezione di un peggioramento della situazione economica del Paese, il 42% dei cittadini afferma che la propria situazione economica personale/familiare negli ultimi 12 mesi è rimasta stabile.

La spesa che più spesso mette in difficoltà le famiglie è il pagamento del canone d’affitto (48,4%), seguita dalle bollette e utenze (37,9%; +3,5% rispetto al 2022) e dalla rata del mutuo (37,5%), mentre tre italiani su dieci hanno difficoltà a pagare le spese mediche (30,1%; +5,6%). Sul fronte del risparmio solo circa un italiano su quattro afferma di riuscire a risparmiare (24,6%) e il 38,9% delle famiglie è costretta ad utilizzare i risparmi per arrivare a fine mese. Nelle difficoltà economiche la famiglia d’origine funziona ancora da ammortizzatore sociale (36,8%). Cresce il ricorso alla rateizzazione dei pagamenti per affrontare l’acquisto di nuovi beni (45,8%), il 16,3% ha scelto piattaforme on line che offrono servizi finanziari senza interessi (ad es. Klarna, Scalapay, ecc.). Il bisogno di risparmiare ha invece spinto il 29,5% degli italiani a pagare in nero alcuni servizi come ripetizioni, riparazioni, baby sitter, medici, pulizie, ecc., il 28,6% ha dovuto rinunciare alla baby sitter e il 28% al/alla badante.

Il 17,4% dei cittadini intervistati ha avuto bisogno di ricorrere a prestiti bancari o a finanziarie negli ultimi 3 anni soprattutto per l’acquisto della casa (37,4%) e dell’auto/moto (36,3%). Solo il 22,8% pensa di poter risparmiare nei prossimi 12 mesi.

 

AUMENTANO I PREZZI (75%), GLI ITALIANI RIFERISCONO SOPRATTUTTO IL RINCARO DI BOLLETTE, GENERI ALIMENTARI E BENZINA (OLTRE IL 90% DELLE INDICAZIONI). SI TAGLIA SUI REGALI E SI APPROFITTA DI PIÙ DEI SALDI O DEI PUNTI VENDITA ECONOMICI PER LA SPESA. IN MOLTI (77,8%) LIMITANO LE USCITE FUORI CASA E SEMPRE PIÙ SPESSO VENGONO RIMANDATI GLI ACQUISTI IMPORTANTI COME UNA NUOVA AUTO (43,4%). PER FAR FRONTE AL CARO BOLLETTE, IL 65% UTILIZZA LAMPADINE A BASSO CONSUMO ENERGETICO, IL 62,9% UTILIZZA MENO IL RISCALDAMENTO, IL 55,1% METTE IN FUNZIONE LA LAVATRICE NEI FINE SETTIMANA O DI SERA.

 

La maggioranza degli italiani (75,1%), nel corso dell’ultimo anno, ha visto aumentare i prezzi in Italia. Gli aumenti più significativi si riscontrano per le bollette, i generi alimentari e la benzina (con oltre il 90% delle indicazioni). Nell’ultimo anno sono state ridotte le spese per i regali (69,6%); acquistati più prodotti in saldo (64,6%), vestiti in punti vendita più economici (61%), prodotti alimentari nei discount (56,2%); molti hanno cambiato marca di un prodotto alimentare se più conveniente (64%).

Il 60,5% degli italiani rinuncia più spesso ai pasti fuori casa, mentre il 58,6% ha ridotto le spese per viaggi e vacanze e il 57,2% quelle per il tempo libero. Inoltre il 77,8% ha limitato le uscite fuori casa; circa il 70% ha preferito film in streaming, in dvd o su piattaforma al posto del cinema, mentre il 66,5% frequenta meno eventi culturali quali concerti, mostre e spettacoli teatrali.  Il 63,6% guarda le partite in Tv anziché andare allo stadio, e il 61% ha sostituito le uscite in pizzeria o al ristorante con le cene a casa con gli amici. Il 56,7% si porta il pranzo in ufficio o all’università da casa per ridurre le spese, mentre altri più spesso vanno a pranzo o a cena da genitori o parenti (45,5%). Per far quadrare i conti nell’ultimo anno più spesso si è rinunciato all’acquisto di una nuova auto (43,4%). Per far fronte al caro bollette, il 65% degli interpellati utilizza lampadine a basso consumo energetico, il 62,9% utilizza meno il riscaldamento casalingo, il 55,1% mette in funzione la lavatrice nei fine settimana o di sera. Più della metà degli italiani evita di tenere in standby gli elettrodomestici (54,4%) e di consumare il meno possibile l’acqua calda (51,9%). Ordinare la cena o altri pasti a domicilio è ormai un’abitudine diffusa (55,5%; +10,9 rispetto al 2022).

 

TROPPO LAVORO E POCO SPAZIO PER SE STESSI E PER LA FAMIGLIA. L’OMBRA DEL BURNOUT SI ALLUNGA SU TRE LAVORATORI SU 10 CHE RIFERISCONO DI PROVARE MALESSERE PSICOFISICO ASSOCIATO AL LAVORO. OLTRE UN QUARTO DEI LAVORATORI LAMENTA INSICUREZZA SUL LAVORO, SCARSITÀ DI DIRITTI E PRECARIETÀ. UN TERZO HA SVOLTO NELL’ULTIMO ANNO UN DOPPIO LAVORO E UNO SU CINQUE HA LAVORATO SENZA CONTRATTO. LA DISPARITÀ DI TRATTAMENTO TRA UOMINI E DONNE NEL MONDO DEL LAVORO È UNA REALTÀ PER IL 26,8% DEGLI ITALIANI.

 

Carichi troppo pesanti di lavoro (44,3%) e mancanza di tempo per se stessi (39,2%) sono i disagi più diffusi tra i lavoratori. Seguono: rapporti conflittuali con i superiori (34,9%), difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia (34,3%), negli spostamenti casa-lavoro (33,6%), assenza di stimoli professionali (31,2%); mentre circa il 30% lamenta rapporti conflittuali con i colleghi oppure malessere psicofisico associato al lavoro. Il 27,4% soffre l’insicurezza del posto di lavoro, il 26,2% ritiene che i propri diritti siano scarsamente tutelati e circa il 26% è preoccupato dalla precarietà del contratto; quasi un quarto (23,6%) sperimenta l’irregolarità nei pagamenti.

Nell’ultimo anno alcuni hanno svolto un doppio lavoro (32,9%), hanno lavorato senza contratto (20,1%), hanno svolto un lavoro meno qualificato rispetto alle proprie competenze (23,6%) o un lavoro notturno (15%). Ben il 35,6% ha lavorato da casa.

Tra chi ha abbandonato il lavoro e chi ha pensato di farlo, emerge che questo è avvenuto a causa delle mancate retribuzioni (24,4%), perché vittima di mobbing (26,7%), per mancanza di un contratto (21,2%), per aver subìto molestie sessuali (12,6%).

L’indagine dell’Eurispes si è concentrata poi su quelle categorie di lavoratori la cui inclusione non sempre risulta adeguatamente garantita: le donne, le persone con orientamento non eterosessuale, gli stranieri. Per quanto concerne le pari opportunità di genere, il 26,8% del campione ha riscontrato diversità di trattamento nel mondo del lavoro tra uomini e donne in termini di possibilità di carriera, il 24,3% in termini di rispetto personale, il 24% in termini di riconoscimento economico. Nel 15,4% dei casi si ha esperienza diretta o indiretta di discriminazione in relazione all’orientamento sessuale delle persone; nel 13,9% dei casi in relazione all’origine straniera.

 

SUL FRONTE DELLE RIFORME ACCORDO ALL’ELEZIONE DIRETTA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E ALL’AUTONOMIA DELLE REGIONI ANCHE SE I FAVOREVOLI SONO POCO PIÙ DELLA METÀ.

 

Il 51,9% degli italiani vuole l’elezione diretta del Presidente del Consiglio e caldeggia l’autonomia delle Regioni (56,1%). Per l’elezione diretta del Presidente della Repubblica si dicono favorevoli poco meno della metà degli italiani (48,3%). Il giudizio sulle grandi questioni aperte negli affari interni ed esteri del Paese fa emergere un diffuso scetticismo. In media, ad indicare un giudizio positivo sulle tematiche sottoposte è un terzo del campione.

 

IL QUADRO CHE SI DELINEA ATTRAVERSO I DATI RACCOLTI NELL’INDAGINE CAMPIONARIA REALIZZATA DALL’EURISPES È QUELLO DI UNA SITUAZIONE DI GENERALE CALO DELLA FIDUCIA ESPRESSA DAI CITTADINI NELLE ISTITUZIONI, SEBBENE VE NE SIANO ALCUNE CHE MANTENGONO UN LARGO CONSENSO COME IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, LE FORZE DELL’ORDINE E QUELLE ARMATE, L’INTELLIGENCE INSIEME AD ALTRE ISTITUZIONI COME LA SCUOLA, LA PROTEZIONE CIVILE, LA SANITÀ, L’UNIVERSITÀ, IL VOLONTARIATO E IN PARTE LA CHIESA.

 

Secondo i dati raccolti, il Presidente della Repubblica raccoglie la fiducia espressa dalla maggior parte dei cittadini (52,2%). L’attuale Governo raccoglie un terzo (34,3%) dei fiduciosi. La Magistratura è al 41% dei consensi, il Parlamento al 30%, i Presidenti di Regione al 34,8%. Si dicono fiduciosi nella Guardia di Finanza il 55% circa dei cittadini, il 52,8% ha fiducia nella Polizia di Stato, il 52,7% nell’Arma dei Carabinieri. Oltre sei cittadini su 10 accordano la propria fiducia al nostro Esercito (64,3%), all’Aeronautica Militare (64%) e alla Marina Militare (67,5%). Sempre nell’àmbito della Difesa, la Guardia Costiera raccoglie il 65,1% dei consensi. I Vigili del Fuoco arrivano al 77,8% dei consensi. La Polizia penitenziaria è al 53,4% e la Polizia locale al 53,2%. Per quanto riguarda i nostri servizi di Intelligence la fiducia si attesta al 55,5%. Tra le altre realtà istituzionali considerate si registrano i seguenti risultati: Scuola, 62,4%; Protezione civile, 69,9%; Sistema sanitario nazionale, 55,8%; Università, 64,9%; Volontariato, 60,6%; Chiesa 50,4%. Su dati inferiori si posizionano: Sindacati, 43,1%; altre Confessioni religiose, 38%; Associazioni dei consumatori, 46%; Pubblica amministrazione, 39,6%; Associazioni che rappresentano gli imprenditori, 39%; Partiti, 32,5%.

 

PER LA GRANDE MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI LA PRESENZA DELLE DONNE IN POLITICA NON È ADEGUATA E LE QUOTE ROSA NON POSSONO ESSERE LA RISPOSTA AL GAP GENDER POICHÉ LE PARI OPPORTUNITÀ SI CREANO SOLO REALIZZANDO LE CONDIZIONI CHE POSSANO GARANTIRE ALLE DONNE UN’EFFETTIVA PARTECIPAZIONE ALLA VITA PUBBLICA.

 

La maggioranza degli italiani (72,6%) ritiene che la presenza delle donne in politica non sia adeguata, dal punto di vista quantitativo e/o qualitativo: il 36% dichiara in particolare che le donne sono troppo poche e che raramente ricoprono ruoli chiave, mentre il 36,6% ritiene il numero di donne adeguato, ma rileva che raramente riescono a raggiungere ruoli di alto profilo. Solo il 21,2%, ritiene invece la presenza delle donne adeguata sia per numero che per ruolo e appena il 6,2% la reputa eccessiva a livello istituzionale. Le “quote rosa” non sono la risposta al gap gender per il 30,9% dei cittadini poiché le pari opportunità si creano solo realizzando le condizioni che possano garantire alle donne un’effettiva partecipazione alla vita pubblica, mentre il 19,5% ha motivato invece la propria contrarietà con la necessità che le donne debbano conquistare le cariche pubbliche al pari degli uomini. Per il 36% invece le quote rose sono l’unico modo per garantire la presenza delle donne in politica.

Il 36,7% degli italiani ritiene che politiche più efficaci di sostegno alla famiglia e alla maternità potrebbero giovare e incoraggiare l’impegno politico delle donne, mentre per il 25,7% serve una migliore ripartizione delle responsabilità familiari tra i due sessi e per il 24,6% occorre ricorrere a quote riservate alle donne, stabilite per legge. Infine, non manca chi, il 12,9%, non ritiene necessari particolari interventi poiché le donne sono già sufficientemente rappresentate.

 

ITALIANI FAVOREVOLI ALL’EUTANASIA (67,9%) E CRESCE IL NUMERO DI CHI SI DICE A FAVORE DEL SUICIDIO ASSISSTITO FINO AL 50%. LA TUTELA DELLE COPPIE DI FATTO E LA POSSIBILITÀ DI CONTRARRE MATRIMONIO TRA PERSONE DELLO STESSO SESSO VEDE LA MAGGIOR PARTE DEI ITALIANI FAVOREVOLE. L’ADOZIONE ANCHE PER LA COPPIE OMOSESSUALI DIVIDE IL CAMPIONE A METÀ, MENTRE PER I SINGLE C’È MAGGIORE SOSTEGNO. IL 58% È A FAVORE DELLA FECONDAZIONE ETEROLOGA. NO ALLA LEGALIZZAZIONE DELLE DROGHE LEGGERE E DELLA PROSTITUZIONE, ALLA MATERNITÀ SURROGATA, AL CAMBIO DI SESSO TRAMITE AUTODICHIARAZIONE E AL RICONOSCIMENTO DELLE IDENTITÀ DI GENERE CHE NON SI RISPECCHIANO NEL MASCHILE E NEL FEMMINILE. BOCCIATI DALLA NETTA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI ANCHE VIVISEZIONE, PELLICCE, ANIMALI NEI CIRCHI E CACCIA.

 

Dall’indagine sui temi etici emerge che il 67,9% degli italiani è favorevole all’eutanasia (-7% rispetto al 2022), il 68,8% sostiene il testamento biologico (erano il 69,3% lo scorso anno). Rispetto alla possibilità di ricorrere al suicidio assistito gli italiani a favore rappresentano il 50% (erano il 41,9% nel 2022; 42,4% nel 2021; 45,4% nel 2020 e soltanto il 39,4% nel 2019).

La tutela giuridica alle coppie di fatto indipendentemente dal sesso vede favorevole il 64,1% degli italiani, mentre la possibilità di contrarre matrimonio tra persone dello stesso sesso raccoglie il 59,2% delle indicazioni favorevoli e la tutela giuridica delle coppie di fatto trova d’accordo il 64,1% dei cittadini. Nel 2019 ad essere a favore dell’adozione dei bambini anche per le coppie omosessuali erano il 31,1% degli italiani, oggi sono il 50,4%.

Meno di 4 italiani su 10 sono invece d’accordo (38,1%) con la possibilità di cambiare sesso tramite autodichiarazione, anche senza certificazione medica. Sul riconoscimento delle identità di genere che non si rispecchiano nel maschile e nel femminile appare esserci invece maggiore consenso, anche se raggiunge in ogni caso meno della metà del campione (48,9%). L’adozione di bambini anche per i single è un tema che mette d’accordo poco più della metà degli italiani (56,3%).

Il 58% degli italiani si dichiara a favore della fecondazione eterologa, in aumento rispetto al 2022 (56,9%); poco meno di 4 italiani su 10 si dichiarano invece a favore della maternità surrogata (39,5%). Per quanto riguarda la legalizzazione delle droghe leggere, meno della metà degli italiani si dichiara a favore (47,9%); un dato simile si rileva per la legalizzazione della prostituzione (45,7% dei cittadini favorevoli).

Nel 2023 la vivisezione non è accettabile per quasi 8 italiani su 10 (76,9%), così come l’uso delle pellicce (73,9%) e la presenza degli animali nei circhi (75,6%). Netto anche il rifiuto per la caccia (69%) anche se il dato è in calo rispetto allo scorso anno (76,1%).

L’allevamento intensivo per uso alimentare rappresenta un altro di quei temi rispetto ai quali gli italiani hanno sviluppato grande attenzione e sensibilità: a dichiararsi contrario è il 72,7%degli italiani.

 

SOCIAL NETWORK: LE UNICHE PIATTAFORME CHE VENGONO UTILIZZATE CON MAGGIOR FREQUENZA IN TUTTE LE FASCE DI ETÀ CONSIDERATE SONO WHATSAPP, FACEBOOK E YOUTUBE, PER IL RESTO LA FRUIZIONE DEI DIVERSI SOCIAL È APPANNAGGIO DEI GIOVANI, SOPRATTUTTO PER PASSARE IL TEMPO, STARE IN CONTATTO CON GLI AMICI E INFORMARSI. APPARE DIFFUSA LA CONSAPEVOLEZZA DEI RISCHI CONNESSI ALL’USO DEI SOCIAL ANCHE SE PER IL 45,8% L’USO DEI SOCIAL DEVE ESSERE INVECE COMPLETAMENTE LIBERO E SENZA CENSURE. AUMENTA L’USO DEL CELLULARE A LETTO, AL RISVEGLIO, PRIMA DI DORMIRE; A TAVOLA DA SOLI O IN COMPAGNIA; IN AUTO FERMI AI SEMAFORI; ALLA GUIDA OPPURE CAMMINANDO.

 

I Social network più utilizzati sono WhatsApp (73,9%), Facebook (67,5%), Telegram (34,4%) e Twitter (25,9%). Per quanto riguarda, invece, le piattaforme di condivisione multimediale, il primato è di YouTube (59,2%), seguito da Instagram (46,8%) e TikTok (26,5%). Il 23,2% degli italiani riferisce di usare Linkedin, un social molto legato alla professione e al lavoro. Sono di meno i fan di Pinterest (18,4%) e di Snapchat (11,7%). Tinder, Meetic, Badoo, ecc., interessano il 10% dei rispondenti, e una quota simile si collega su Onlyfans (9,7%).

Sono tre i motivi che portano le persone a scegliere di iscriversi a uno o più Social network: passare il tempo (23,5%), mantenere i contatti con i propri amici (21,4%), tenersi informati su argomenti ed eventi di proprio interesse (18,1%).

È stata rilevata una buona consapevolezza dei rischi connessi all’uso dei Social: nel 69% dei casi si ritiene possano incidere negativamente sulle interazioni sociali, il 66,6% dei rispondenti solleva la questione della dipendenza digitale, il 68,8% mette l’accento sul fatto che i Social contribuiscono alla diffusione delle fake news e il 66,3% li ritiene pericolosi per la privacy. Un’altra questione preoccupante riguarda la navigazione in anonimato, che può incoraggiare comportamenti aggressivi, offensivi e intimidatori (66,9%). Infine, per gli italiani l’uso dei Social: è utile per il lavoro (64%); favorisce atteggiamenti razzisti e discriminatori (63,4%); deve essere regolamentato e sottoposto a maggiori controlli (56,2%); deve essere consentito solo ai maggiorenni (51%); stimola la creatività (47,8%). Per il 45,8% deve essere invece completamente libero e senza censure.

A che età il telefonino? Il 34,8% degli italiani concorda sul fatto che i ragazzi debbano ricevere uno smartphone il più tardi possibile. Per il 22,6% invece il range di età adatto per fornire uno smartphone è quello compreso tra i 14 ed i 15 anni, mentre il 16,6% dai 16 anni. L’indagine ha registrato un aumento dell’utilizzo del telefono a letto, al risveglio o prima di dormire (73,3% rispetto al 59,2% nel 2018). Anche l’uso del telefono a tavola è oggi ancora più diffuso, sia quando si è da soli (dal 58,2% del 2018 al 64,4% del 2023) sia quando si è in compagnia (dal 31,6% del 2018 al 33,9% del 2023). Cresce inoltre il numero delle persone che utilizzano il telefono quando si trovano ferme ai semafori (dal 30,6% al 32,7%), o alla guida (dal 23% al 28%). In molti continuano a usare il telefono camminando (dal 54,3% nel 2018 al 55,1% nel 2023).

 

DIVENTARE GENITORI PER GLI INTERVISTATI HA SIGNIFICATO SOPRATTUTTO RINUNCIARE A COLTIVARE I PROPRI INTERESSI, AL TEMPO CON GLI AMICI, MA ANCHE FARE RINUNCE ECONOMICHE. I GENITORI (68,6%) DESIDERANO CHE I PROPRI FIGLI RAGGIUNGANO TRAGUARDI CHE LORO STESSI NON HANNO POTUTO RAGGIUNGERE. CON LA NASCITA DEI BAMBINI LA COPPIA È STATA MESSA A DURA PROVA NEL 40% CIRCA DEI CASI. E LA DEPRESSIONE POST PARTUM HA COLPITO ALMENO 3 DONNE SU 10.

 

Come genitori si rinuncia soprattutto a coltivare i propri interessi e svaghi (52,5%), si fanno rinunce di tipo economico (51,7%) e si sacrifica il tempo con gli amici (51,2%). Vengono penalizzati anche la cura personale (50,8%) e il rapporto di coppia (50,1%).

Ben oltre la metà dei genitori (84,8%) sente di aver incoraggiato i propri figli ad avere un rapporto aperto e basato sulla condivisione di sentimenti ed emozioni; ma non manca chi, il 67,9%, ha stabilito un rapporto autoritario, con regole chiare e definite da rispettare e chi (62,3%) afferma di utilizzare il mezzo della punizione per far rispettare le regole, laddove necessario.

I genitori (68,6%) desiderano che i propri figli raggiungano traguardi che loro stessi non hanno potuto raggiungere. La maggior parte dei genitori (72,4%) ha affermato di non essere intervenuto, in difesa del proprio figlio, con un insegnante per un provvedimento o un comportamento ritenuto ingiusto, né di aver preso provvedimenti in difesa del proprio figlio con un compagno di scuola che lo infastidiva (69,5%), o di aver protestato per un voto ritenuto ingiusto (67%).

Con la nascita del proprio figlio, alcuni indicano di essere stati travolti dall’ondata emotiva che caratterizza il periodo iniziale, generando tensione e nervosismo nella coppia (43,3%). Allo stesso modo, si evidenzia anche un 40,1% di genitori che hanno avuto difficoltà a coltivare il rapporto di coppia. Le madri (32,6%) più dei padri (27,7%) ammettono che la depressione post partum si è presentata dopo la nascita dei figli.

 

SOLO IL 37% DEI SINGLE LO È PER SCELTA ANCHE SE LA MAGGIORANZA RITIENE CHE QUESTA CONDIZIONE OFFRA PIÙ OPPORTUNITÀ CHE LIMITAZIONI E DIA LIBERTÀ. SUL FRONTE DI CONSUMI, MOLTI RAVVISANO LA DIFFICOLTÀ AD ACQUISTARE PRODOTTI ALIMENTARI SU MISURA (53%) E DI TROVARSI IN DIFFICOLTÀ PER SOSTENERE LE SPESE DI ALLOGGIO (53,3%).

 

Più di trent’anni fa, l’Eurispes decideva di realizzare una ricerca per tracciare l’identikit del single: si trattava di un individuo metropolitano, carrierista, spendaccione, amante dell’avventura e dei viaggi, narciso, insonne, stressato. Quasi sempre uomini e donne sui trenta/quarant’anni, ad alta scolarizzazione, di reddito medio o medio-alto, impegnati in professioni libere o nei servizi, in attività di notevole impegno. I single italiani sono stati osservati di nuovo nell’indagine 2023. Essere single è una scelta personale per più di un terzo dei single (37,1%) ma per molti (62,9%) rimane una scelta obbligata da altri fattori.

La maggioranza (58,9%) non ritiene che essere single dia più opportunità che limitazioni, mentre la pensa così il 41,1% dei single. Per la metà dei single (50,2%) questa condizione significa sentirsi libero, d’altronde per il 46,8% dei rispondenti quella del single è una condizione non dettata da una scelta personale, ma in qualche modo subita.  I single riferiscono di essere giudicati fortunati perché liberi (22,9%), avvantaggiati economicamente (23,8%) e di carattere difficile (24,1%). Il 47% dei single non ha mai difficoltà a trovare al supermercato prodotti alimentari monoporzione o in piccole quantità anche se il 53% riferisce di riscontrare questo problema almeno qualche volta, spesso o addirittura sempre. Alla maggioranza (51,8%) non è mai capitato di dover sostenere costi elevati viaggiando in solitudine.

 

UN ITALIANO SU QUATTRO SAREBBE DISPOSTO A MANGIARE CARNE SINTETICA. VEGANI E VEGETARIANI SONO COMPLESSIVAMENTE IL 6,6%, IL 7% LO è STATO IN PASSATO. DIFFUSO L’USO DI ALIMENTI “SENZA” ANCHE QUANDO NON SI HANNO PROBLEMI SPECIFICI DI SALUTE. QUASI SETTE ITALIANI SU 10 CONSUMANO INTEGRATORI E VITAMINE. POCHISSIMA APERTURA NEI CONFRONTI DEGLI INSETTI COME ALIMENTO.

 

Che tipo di dieta seguono gli italiani? Secondo i risultati dell’indagine dell’Eurispes, nel 2023 ha intrapreso la scelta vegetariana il 4,2% del campione mentre è vegano il 2,4% (in totale 6,6%). Il 93,4% afferma di non essere vegetariano, ma tra di essi il 7% dichiara di esserlo stato in precedenza. Un italiano su quattro sarebbe disposto a mangiare carne sintetica sebbene prevalga la maggioranza di chi non sarebbe propenso a cambiare la propria alimentazione (73,6%). In molti acquistano alimenti senza lattosio (30%; 26% nel 2019), alcuni anche senza avere un’intolleranza (18,3%); cresce anche il consumo di alimenti senza glutine (21,1%; nel 2019 erano il 19,3%) e per molti non si tratta di un’intolleranza (12,1%). Una situazione simile si rileva per gli alimenti senza lievito, che vengono comprati in quasi un quinto dei casi (18,8%), sebbene nel 12,5% non vi sia una necessità medica. Si comprano in misura minore alimenti senza uova (13,3%) e di essi solo il 3,5% per intolleranza. Più elevata la percentuale di chi compra prodotti senza zucchero (23,3%), di cui il 19,8% senza che ci sia una reale intolleranza. Integratori alimentari e vitamine sono invece consumati dal 68,5% del campione.

L’82,5% degli italiani si dichiara poco o per niente propenso ad assaggiare insetti. Diversi i risultati quando si parla di prodotti risultanti dalla lavorazione di insetti, ad esempio farine: il 76,7% non acquisterebbe prodotti che li contengono; il 23,3% sì.

 

GIOCA UN ITALIANO SU CINQUE. IL GIOCO PIÙ POPOLARE È IL GRATTA E VINCI. AUMENTA IL NUMERO DI CHI HA CONOSCENZA DI CIRCUITI ILLEGALI DI GIOCO. IL 26,8% DEI GIOCATORI SI È TROVATO A CHIEDERE UN PRESTITO PER GIOCARE.

 

Il 21,3% degli italiani afferma di partecipare a giochi con vincita in denaro, mentre il 78,7% dichiara di non farlo mai. In dettaglio: il 12% gioca solo dal vivo, il 4,2% solo online, il 5,1% in entrambi i modi. Il gioco con vincita in denaro complessivamente più popolare in Italia è il Gratta e vinci: solo il 15,3% non ci gioca mai.

Tra i comportamenti a rischio, la maggioranza dei giocatori afferma di non aver mai avuto la sensazione di trascorrere troppo tempo giocando (52,3%), ad oltre un terzo (34,7%) è invece capitato qualche volta, al 9% spesso, al 3,9% addirittura sempre. Il 56,3% non ha mai la sensazione di spendere troppo denaro giocando, mentre ad un terzo (32,9%) capita qualche volta, al 6,5% spesso ed al 4,4% sempre. Preoccupante il 26,8% di chi ha chiesto un prestito per giocare. Il 38% dei cittadini (erano il 26,9% nel 2019) ha conoscenza diretta o indiretta dell’esistenza di circuiti di gioco illegale: quasi un terzo (31,6%) ne è a conoscenza ma non ne ha mai preso parte, il 6,4% ha anche partecipato.

 

IL 32,7% DEGLI ITALIANI (-5% RISPETTO AL 2022) HA UN ANIMALE DOMESTICO. LA SPESA MENSILE PER GLI AMICI ANIMALI SI CONCENTRA TRA I 31 E I 100 EURO CON USCITE DEDICATE SOPRATTUTTO ALLA SALUTE E ALL’ALIMENTAZIONE. NON MANCANO I TAGLI PER CONTENERE LE SPESE IN PARTICOLARE SUL CIBO O RINUNCIANDO AD ACCOGLIERE ALTRI PET. FUNERALI VIRTUALI E LASCITI TESTAMENTARI INIZIANO AD ESSERE CONSIDERATI COME OPZIONI POSSIBILI.

 

Un terzo degli italiani accoglie in casa un animale. Il trend è in discesa. Nel 2023, secondo i dati rilevati dell’Eurispes, il numero di italiani che dichiarano di possedere un animale domestico è del 32,7% (-5% rispetto al 2022). Gli animali preferiti dagli italiani restano i cani (42%) e i gatti (34,4%). Il 18,7% di chi ha un animale in casa dichiara di spendere meno di 30 euro al mese per i propri pet, percentuale che sale al 28,4% nella fascia di spesa compresa tra 31 e 50 euro e al 33,2% nella fascia 51-100 euro. Il 12,1% spende una cifra compresa tra i 100 e i 200 euro al mese, mentre solamente il 3,2% spende tra i 200 e i 300 euro mensili. Tra le voci di spesa, quelle dove si tende a spendere di più sono legate alla salute e all’alimentazione.

Diversi i tagli effettuati per affrontare le spese per i pet: c’è chi acquista cibo meno costoso (35,8%), chi rinuncia ad adottare un nuovo animale (36%), ma anche chi sceglie di rinunciare a cure o interventi chirurgi (28,5%) o ridurre le visite veterinarie (26,3%).

Il 14,7% degli intervistati ha pensato di utilizzare un cimitero virtuale per il proprio animale; il 13,1% ha preso in considerazione l’ipotesi di venir seppellito insieme e l’11,9% di ricorrere ad un funerale online nel momento in cui il proprio animale domestico dovesse venire a mancare. Un italiano su cinque (20,2%), tra chi possiede almeno un animale, ha seriamente preso in considerazione l’ipotesi di destinare una parte della propria eredità a quest’ultimo ma anche di trovare sepoltura insieme al proprio pet.