#Dugin e l’#Italia_disfatta

Il disfacimento culturale di una nazione infettata dai pregiudizi e dall’esteso corrompimento della sua anima conduce all’inevitabile caos, su cui ballare una danza macabra. Due episodi, in soli due giorni, evocano la dispersione di quelle energie, ben orientate, che accuratamente coltivate, avrebbero dovuto ispirare attenzioni, consentire approfondimenti e orientare cure per meglio attingere dai giacimenti culturali alternativi.

Prima a #Messina e poi a #Reggio_Calabria la venuta del filosofo e politologo #Aleksandr_Dugin, considerato l’ideologo di Putin, ha reso infuocato il dibattito pubblico al punto da non consentirgli di esprimere il proprio pensiero sull’attualità globalizzata. Infatti gli organizzatori hanno dovuto prima annullare il convegno previsto a Messina presso l’aula magna del Rettorato dell’Università e successivamente sospendere l’incontro a Reggio Calabria per gli Uffici della Questura che hanno negato l’utilizzo dei locali del Consiglio Regionale per ragioni di ordine pubblico.
È una vicenda che si colora di macchiettistico, laddove il paese democratico, osannato e valorizzato da #Togliatti a Berlinguer nella sua entità libera e partigiana, con una costituzione che declina in tutte le salse questo spirito, mal digerisce una presenza sofisticata e controversa, che può anche non piacere.
Ma qui ciò che, per di più, emerge è l’irrilevanza di una dimensione etica, che dovrebbe esistere a prescindere, e che, invece, ostacola la libera espressione, intende negare il pensiero ‘altro’ e ne proibisce la diffusione. Insomma si profila e afferma, così, la regia di un potere occulto che, assume la china egemonica di una #tirannide, per la quale non c’è da stare allegri.
Eppure le idee #Dugin sono al vaglio dell’accademia mondiale: Dugin sviluppa, infatti, il pensiero di #Martin_Heidegger, specialmente il concetto geofilosofico del #Dasein, come centro mondificante al contempo universale e particolare, uno e molteplice, coniugandolo con il pensiero della scuola tradizionalista, ossia #René_Guénon e #Julius_Evola. Dugin ha svolto, nel suo itinerario di ricerca, un ruolo essenziale nella filosofia della Russia dopo la caduta del Muro di Berlino, traducendo e contestualizzando i succitati autori. Il testo più importante di Dugin, sintesi del suo pensiero, è La quarta teoria politica.
Di certo non è detto che tutti lo possano condividere, o anche apprezzare, ma le sue idee meritano di essere ascoltate, seppur criticamente.
Vi è un passaggio che voglio proporre secondo il quale l’autore ritiene che “il Dasein impone la trasfigurazione dell’uomo ed il suo ricongiungimento alla dimensione del sacro: una conquista e riappropriazione dell’ordine sovrannaturale attraverso l’identificazione di Essere e divenire. … Egli è un Soggetto partecipe del Divino, e in quanto tale, di fronte alla constatazione dell’allontanamento dalla norma, tende a ristabilire l’ordine; a riappropriarsi della dimensione del sacro, e dunque a preparare la via per il nuovo Avvento.” Tale elaborata descrizione ricorda l’#uomo_vitruviano di#Leonardo_da_Vinci, ove si rappresenta e consideri l’esaltazione dell’uomo che si compie nell’#esserci e nel suo #divenire. Insomma il pensiero italiano, anche in questa pantomima malinconica, appare nel suo vetusto limite, ovvero di non scorgere il valore delle proprie radici, che avrebbero dovuto combinarsi ed innestarsi nel ceppo europeo con quel ‘quid’ che lo connatura e distingue.

 

#Rino_Nania