DE LUCA DA DIMENTICARE: TRE ANNI E OTTO MESI DI TEMPO PERSO E DI DIS-AMMINISTRAZIONE PER MESSINA

Messina – Il Commissario Santoro, appena insediato, ha parlato di Messina come di una città in stato comatoso, paragonandola alla Costa Concordia a un passo dallo schianto sullo scoglio. Ieri ha chiarito che il piano di riequilibrio di De Luca era un bluff, che avrebbe condannato la città al dissesto.

Al di là delle reazioni stizzite dell’interessato (…un classico, oramai), la sua esperienza amministrativa, fortunatamente conclusasi anzitempo, ha costituito un grave arretramento su aspetti fondamentali dell’amministrazione cittadina, oltre che un vero tradimento di molti punti del programma elettorale. E non ci riferiamo alle sciocchezze quali il casinò o il tram volante. Tre anni e otto mesi di tempo colpevolmente perso.

I punti di questo fallimento vanno dalla gestione finanziaria alla programmazione urbanistica e tutela del territorio, dalle partecipate alla macchina amministrativa, dai servizi alla partecipazione dei cittadini, e riguardano sia il Comune che la Città Metropolitana. L’elenco (non esaustivo) è lungo e abbiamo bisogno di almeno tre tappe per svilupparlo, sia pur sinteticamente. Iniziamo oggi con alcuni aspetti finanziari e tributari.

  • Riequilibrio finanziario – Il precedente sindaco ha fatto approvare un piano che lui stesso ha denunciato come sovradimensionato; appena il piano è arrivato al giudizio della Corte dei Conti, ne ha bloccato la valutazione aggrappandosi all’ultimo istante alla possibilità di rimodularlo. Tre anni e otto mesi persi sul più importante atto contabile del Comune appresso a debiti che nel piano, secondo lo stesso Sindaco, non dovevano starci.
  • Partecipate – Il programma elettorale ne prometteva l’abolizione. Ne ha invece creato 4 nuove, imponendo ai cittadini, in contrasto alla legge Madia, costosi Consigli di Amministrazione, la cui composizione ha rivelato criteri non rispondenti all’interesse dei cittadini e della città. Scandaloso il caso della Patrimonio SpA, totalmente e costosamente inoperativa, ossia inutile.
  • Debiti verso partecipate – Ha codificato l’illusione che basta mandare in fallimento le società per evitare di pagare il dovuto (ATM, MessinAmbiente, ATO ME3, altre). Ha dichiarato di aver annullato gli accantonamenti e stanziamenti di bilancio prudenzialmente disposti in precedenza, lasciando il Comune esposto alle pretese creditorie, senza riserve finanziarie per approcci transattivi ai contenziosi (presenti e/o futuri). Tre anni e otto mesi persi, con aggravamento del rischio finanziario per la città.
  • Provvedimenti Salvamessina – La più gran parte è lettera morta (incluse le liquidazioni delle partecipate, al palo e senza risorse). Un esempio: il “baratto amministrativo”, usato per cancellare gli sgravi sociali alla TARI, che, data, l’incapienza dei contribuenti prevengono buchi di bilancio. Due proposte di regolamento hanno dovuto essere revocate perché incompatibili con la legge. Riunioni di Commissione, confronto con la società civile, promessa di tavoli congiunti mai realizzati, ipotesi rimasta lettera morta.
  • TARI – Il programma elettorale prometteva che sarebbe scesa drasticamente; è salita di circa 20 milioni. E ad agosto 2021 ha tentato di farla aumentare di altri 6 milioni, con informazioni fuorvianti inserite in atti pubblici. Fortunatamente il Consiglio ha respinto al mittente e le sceneggiate di De Luca (con l’incitazione ad “andarli a prendere a casa”) sono rimaste lettera morta.

 

… il seguito alla prossima puntata.

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