Basta dire (ed essere onesti) per liberarci dai furbastri. Quando il mercato delle vacche prende il posto della politica

Che non vi venga in mente di candidarvi al Comune o alla Regione. E neppure al Parlamento. Per carità. Evitatelo. Se siete persone sensate tenetevi fuori da questo casino. Statevene a casa e fuori dai conflitti: se proprio ci tenete al brivido andate al cinema, quando li apriranno. La politica, questa politica urlata, merkettizzata, non è roba per gente onesta. Su poche questioni bisognerebbe ragionare senza pregiudizi come sulla cattiva opinione che hanno i cittadini dei politici. Cioè non sulla bontà della politica, ma sui drogati di potere per il potere. Sentiamo proclamare guerre a questo o quel partito; scelte di campo fondamentali per il bene collettivo; azioni e reazioni giudiziarie. Ma c’è qualcuno che ragiona in questo delicato momento storico? Sbaglio? 

Prendiamo il caso di Ennio Antoci, messinese, oggi libero professionista, ma con tanta politica nell’anima. In gioventù fu uno dei protagonisti del Consiglio comunale: raccolse la sfida nel bel mezzo di Tangentopoli, quando l’aula faceva paura ai vecchi leoni della cosiddetta Prima repubblica. Indossava la maglia di Alleanza nazionale ma non era uno dell’ultima ora: il suo cuore era da sempre a Destra. Fosse stato un furbastro avrebbe fatto come tanti altri colleghi di palazzo che svolazzavano da una parte all’altra, a secondo il cambio di vento. Come vedete questo è il livello del pudore di molti dei protagonisti. Fosse stato democristiano avrebbe sostenuto il carro del vincitore del momento. Invece è sceso, non mentre la nave affondava, ma dopo che era affondata con lui a bordo, come è regola per chi ha dignità e coerenza.

Antoci, a nostro modesto avviso, è una persona onesta, di principio, leale e questi sono stati i suoi errori. E così l’hanno aspettato al varco: perché chi ha dei sani principi ti fa sentire il gaglioffo che sei. Le bordate sono partite appena dopo aver letto la sua intervista di qualche giorno fa, pubblicata da IMG Press. E oggi si replica. Perché, qui da noi, pochi sono vergini di servo encomio, ma tanti  hanno in tasca la pietra del senno di poi.

Ennio Antoci dopo il tuo intervento su IMG Press sui giochi di palazzo qualcuno dei consiglieri comunali ha storto il naso. Che diavolo succede a Palazzo Zanca?

Non credo di aver offeso nessuno, e se qualcuno si è sentito offeso da quello che ho detto il problema è suo. A Palazzo Zanca non accade nulla di diverso da quello che ormai ogni giorno ci tocca vedere in ogni palazzo della “politica”, o presunta tale! Quando il mercato delle vacche prende il posto della politica, quando si cade nel tranello, teso ormai da oltre un decennio, da chi ci ha fatto credere che non esista e non debba esistere una differenza tra la destra e la sinistra, da chi ha illuso che andasse azzerato ogni conflitto tra la destra e la sinistra, non solo a livello locale, ma a carattere nazionale l’unica strada che si può imboccare è un tunnel perverso e contorto che ha come sbocco la gestione del potere se già lo detieni, o lo conquista del potere se non lo hai e cerchi di conquistarlo a ogni costo. Questo è quanto avviene in barba, o meglio fregandosene, di ogni oggettivo e concreto bisogno della collettività; la compravendita di parlamentari piuttosto che di consiglieri comunali, il trasformismo che oggi si cerca di mascherare con l’utilizzo di termini diversi, di termini “nobili”, etichettandolo a seconda della bisogna come dovere civico, come senso di responsabilità, parlando di responsabili, di costruttori, di europeisti, è solo un modo per celare squallide scalate al potere o sporchi giochetti per continuare a gestirlo.

E’ in queste occasioni che mi chiedo: ma dove sono i candidati a sindaco (Antonio Saitta, Gaetano Sciacca, Dino Bramanti, ndr) che hanno sfidato Cateno De Luca alle amministrative? Addirittura Bramanti (centro destra) siede ancora in Consiglio comunale… A loro vorrei dire: vi ricordate dell’emergenza Messina o è stato solo un gioco di società?

Questa purtroppo è un’amara considerazione che mi è toccato fare circa vent’anni fa e che oggi, risulta ancora attualissima. Quando nel 1994 l’allora Polo delle Libertà perse l’elezione del sindaco, pur avendo una maggioranza bulgara in Consiglio comunale, visto che su 40 consiglieri ben 32 facevamo capo al “Polo”, con l’entusiasmo e la voglia di fare di un ragazzino, perché questo ero al tempo, ero convinto che uno schieramento politico quando usciva sconfitto da un appuntamento elettorale, avesse l’obbligo morale, già all’indomani della sconfitta, di mettersi subito al lavoro per individuare il candidato da proporre alla tornata successiva. Il mio pensiero, allora come oggi, è che un candidato sia esso sindaco, presidente della Regione o del Consiglio, non si tiri fuori dal cilindro all’ultimo momento, né tantomeno debba essere frutto di alchimie maturate nei meandri dei salotti, logge o segreterie politiche. Un candidato si individua per tempo, intorno a quel candidato e per quel candidato, si costruisce un programma, e con questo programma di inizia a presentarsi alla gente in modo chiaro, dicendo alla gente: noi siamo questi, questo è il nostro programma, lui è il candidato che riteniamo migliore per attuare il nostro programma, questa è la squadra che lo sosterrà. Purtroppo, oggi come allora, è pura utopia, facile invocare a gran voce le elezioni, questo può farlo chiunque, tanto i costi connessi a una tornata elettorale li paga Pantalone, intanto votiamo, cavalchiamo l’onda emotiva del momento, ci imbarchiamo chiunque in nome della barzelletta “…non importa da dove vieni ma dove vuoi andare….” e poi,  a elezioni concluse, iniziamo con i giochetti di routine finalizzati esclusivamente ad accaparrare e gestire potere, ieri voi, oggi noi, domani chissà.

Nelle ultime settimane abbiamo assistito a una lettera di dimissioni del sindaco Cateno De Luca, all’autolesionismo di alcuni consiglieri comunali, alle gerarchie della solita lobby che è corsa in aiuto al primo cittadino. Tutto questo non è materiale per una seria presa di posizione della cosiddetta società civile?

Lei crede che si possa ancora parlare di società civile? Cos’è per lei la società civile? La mia modestissima opinione è che oggi esiste una parte della società che abboccando al tranello di cui parlavo prima è messa li a dilaniarsi in questo eterno conflitto tra guelfi e ghibellini, e la restante parte a cui invece non importa più nulla, sta messa li ad assistere a quello che succede senza animarsi più di tanto e senza prendersela più di tanto. Personalmente, ma è chiaro che la mia opinione non conta nulla, ritengo che non sia né un problema di persone né un problema di partiti, ammesso che oggi possano ancora chiamarsi tali; il nodo sta nel sistema, nelle regole, ma è un nodo che nessuno ha interesse a sciogliere né, come ebbi modo di dirle qualche giorno addietro, è un nodo che si può sciogliere in modo semplice e indolore. O c’è un evento traumatico forte causato dall’esterno oppure non credo che nessuno degli attori di questo teatrino politico abbia, né potrebbe avere, un interesse concreto a cambiare le regole, perché in fondo queste regole a loro, a tutti loro, fanno più che comodo.

Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha dichiarato: “Il termine di paragone per l’Italia non sono gli altri Paesi del mondo, ma i circi equestri, il Cirque du soleil. Al Senato c’erano dei saltimbanchi, degli acrobati, due giovanotti che sono andati a farsi un giro per Roma e poi sono tornati a votare allo scadere dei termini. La presidente Casellati ha dichiarato chiuse le votazioni, poi socchiuse, poi riaperte. Uno spettacolo meraviglioso, se ci confrontiamo con il Cirque du soleil siamo vincitori”. Neppure Messina scherza in giravolte e giochi di prestigio …

Messina non fa eccezione all’andazzo generale, e in fondo mi chiedo perché mai dovrebbe essere un’accezione? Cosa vuole che sia la giravolta di qualche consigliere comunale al cospetto di quelle di tanti parlamentari; oggi sorrido quando leggo del prestito della senatrice Rojc dal Pd al costituendo nuovo gruppo parlamentare, e sorrido perché almeno in una cosa a Messina siamo riusciti a essere antesignani. Il medesimo tentativo, infatti, ci fu a Messina circa venti anni fa quando per una diaspora interna al gruppo di Alleanza Nazionale, nel tentativo di destituirmi dal ruolo di capogruppo consiliare, si cercò di fare la stessa cosa, e chi al tempo seguiva la politica dovrebbe ricordarlo, ricordando anche i nomi di qualche parlamentare che al tempo provò a tendere questa trappola. Il tentativo fallì perché lo scoprimmo rendendolo pubblico, ma chapeau di fronte a quel parlamentare, peraltro del mio stesso partito, che certe cose riusciva a immaginarle e provava ad attuarle venti anni fa, quelli di oggi sono troppo indietro!

E intanto il presidente Nello Musumeci dichiarata guerra alla Pfizer…

Cosa non si fa e non si dice pur di conquistare i titoli dei giornali. Certo il Presidente Musumeci farebbe bene ad argomentare come intende procedere la requisizione “in proprietà” essendo le dosi di vaccino un bene mobile, e ancor più, avrei piacere che spiegasse come la pubblica Amministrazione italiana possa requisire un bene prodotto da un’azienda estera, nel territorio di uno Stato estero e stoccato in quel territorio; forse intende proporre al Presidente del Consiglio di inviare le truppe speciali a occupare militarmente gli stabilimenti della Pfizer o magari ci va lui con le sue truppe cammellate?

A denti stretti: quante castronerie politiche hai notato su giornali, internet e in tivvù?

Parecchie, tanto da pensare che le teorie di Ciampolillo dal rimedio per la xylella, alla prevenzione e sconfitta del covid non siano il peggio, ahimè. Mi viene in mente un intervento fatto dal senatore Salvini al Parlamento Europeo, credo fosse il 2017, e Salvini rivolgendosi al Presidente Sassoli dice testualmente: “….voi non siete normali, voi dovreste essere curati da un medico, ma da un medico bravo….”. Beh credo che ci sarebbe bisogno di parecchi medici bravi per curare questi figuranti di quella che oggi, in modo del tutto inappropriato, si continua a chiamare politica.