Babbo separato uccide figlio. Colpa della legge o della sua non applicazione?

Alla notizia tragica dell’uccisione di un figlio da parte del padre si è levato il coro di condanna della legge istitutiva dell’affidamento a entrambi i genitori.

E’ davvero sostenibile che questa legge sia causa della mancata tutela dei bambini da genitori violenti? Assolutamente no e proviamo ad argomentare, augurando di trovare disponibilità a ragionare.

Precedentemente alla legge 54 era stabilito che il giudice in caso di separazione decidesse a quale genitore affidare I figli, disponendo per l’altro genitore incontri, frequentazione, vacanze etc.

Di solito si affidavano I figli alla madre e riservavano al padre tempi più o meno ampi di frequentazione.

La legge 54 dispone che I figli debbano avere rapporti significativi con entrambi i genitori, l’esercizio della responsabilità genitoriale è di entrambi, che i figli siano collocati presso un genitore (di solito la madre) con tempi più o meno ampi di frequentazione del genitore non convivente (di solito il padre) ma solo come soluzione prioritaria non escludendo l’affidamento ad uno solo dei genitori, Art 1 “Valuta prioritariamente la possibilità che I figli minori restino affidati a entrambi I genitori oppure stabilisce a quale di essi I figli sono affidati, determina I tempi e le modalità della loro presenza presso ciascun genitore,

 

Cosa sarebbe cambiato in relazione alla possibilità che un padre o una madre uccida il proprio figlio? In un qualunque giorno anche solo di “visita” sarebbe accaduto, purtroppo.

 

C’è una scarsa tutela dei minori? Si, c’é sottovalutazione del comportamento violento e nella specie della violenza endo familiare? Sì, ma non a causa della legge 54/2006.

 

La lettura superficiale della legge si ferma al primo articolo ed in esso si vuole vedere (con manipolazione della interpretazione ed informazione) l’obbligo di far frequentare i figli al genitore sempre e comunque anche se esso sia violento, ma questa è una falsità che va sconfessata.

La legge 54/2006 già all’art 1 pone la possibilità dell’affidamento ad uno solo dei genitori, sono restate immutate le disposizioni che disciplinano le limitazioni nell’esercizio della responsabilità genitoriale, le disposizioni di allontanamento del minore dal genitore in caso di comportamento pregiudizievole. La successiva riforma del Decreto legislativo 154/2013  ha equiparato il trattamento dei figi eliminando le discriminazioni tra legittimi, naturali, adottivi legittimati.

Oggi le disposizioni che definiscono e disciplinano la responsabilità genitoriale sono contenute negli articoli 316 e successivi del Codice Civile e prevedono ogni possibile provvedimento di limitazione della responsabilità genitoriale in capo ad un genitore ove ve ne siano i presupposti, fino all’esclusione di rapporti, divieto di avvicinamento.

Quindi se ne può trarre la conseguenza che esistono le leggi ma esiste anche la corretta e dettagliata interpretazione di esse ,oppure la scorretta e superficiale interpretazione ed applicazione di esse, che esiste un sistema giudiziario superficiale distratto o anche solo non informato (l’incrocio dei dati è un’eccezione non la regola), esiste un brodo culturale che sottovaluta la violenza.

Chiedere la modifica della legge 54/2006 nella direzione del ricondurre ad un solo genitore la titolarità della responsabilità genitoriale sic et simpliciter è un modo retrogrado, ideologico e preconcetto di affrontare il problema, è un modo  per offrire una falsa soluzione che soluzione non è e che, peraltro riporterebbe le donne madri ad essere le uniche responsabili in cambio del potere, quanto di più antifemminista si possa concepire.

Magari bastasse una legge per evitare anche un solo omicidio o femminicidio o uccisione di bambini o o le morti in carcere, o per mano delle forze dell’ordine o gli incidenti stradale, o sul lavoro o per malasanità.

Magari avessimo trovato la bacchetta magica. La realtà è molto più complessa ed è illusorio pensare di risolverla col cancellino di una legge.

Quindi non si deve fare niente? No al contrario, si deve fare tutto fuorché le cose inutili.

 

Elisabetta Bavasso, legale, consulente Aduc