AMSI-UMEM- CO-MAI-Uniti per Unire-AISC News: allarme discriminazioni per età, religione e razza

Le discriminazioni nei confronti dei cittadini di origine straniera in Italia sono aumentate del 36% negli ultimi tre anni. Il dato è emerso durante l’incontro organizzato dal Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Roma, nell’ambito del Corso di Alta Formazione in Diritto Antidiscriminatorio.

 

Foad Aodi presente al convegno come relatore ed esperto di dialogo internazionale e integrazione rilancia l’allarme: «Il razzismo oggi assume forme più subdole e diverse ma resta diffuso, nel lavoro, nelle università, nelle scuole, in tanti ambiti della società civile. Serve un Osservatorio nazionale e un patto per una società inclusiva». 

 

Lanciamo le nostre statistiche Amsi-Umem-Uniti per Unire-CO-MAI e AISC NEWS sulle discriminazioni e il razzismo ai danni dei cittadini di origine straniera 

 

ROMA – È stato un incontro denso di spunti giuridici, analisi culturali e testimonianze concrete quello svoltosi mercoledì 4 giugno 2025, dalle ore 15:00 alle 17:00, in diretta streaming e in differita FAD, nell’ambito del Corso di Alta Formazione in Diritto Antidiscriminatorio – Profili Sostanziali e Processuali organizzato dal Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Roma.

 

Tema centrale del quinto incontro: “Discriminazione per età, razza e religione”, un triplice volto del razzismo moderno che, con le sue mutazioni sociali e culturali, continua a segnare la vita quotidiana di migliaia di cittadini e professionisti in Italia.

 

A introdurre i lavori il presidente dell’Ordine, Avv. Paolo Nesta, seguito dal coordinamento degli avvocati Federica Federici (anche vicepresidente del Movimento Uniti per Unire) e Laura Vasselli, componenti del Comitato Pari Opportunità. Tra i relatori, le avvocate Maria Luisa Bortolozzi, Anna Egidia Catenaro, l’avv. Douglas Duale e il Prof. Foad Aodi, fondatore e presidente dell’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), del Movimento Internazionale Uniti per Unire e direttore responsabile dell’Agenzia Mondiale Britannica Informazione Senza Confini (AISC NEWS).

 

Ecco le analisi e le riflessioni del Prof. Foad Aodi, medico fisiatra e ortopedico, docente universitario presso l’Università di Tor Vergata, La Sapienza e Università di Pavia, giornalista internazionale, membro del Registro Esperti FNOMCeO e già quattro volte consigliere dell’Ordine dei Medici di Roma.

 

La relazione di Aodi sulle discriminazioni razziali: Nel mondo c’è una sola una razza umana e dobbiamo combattere le discriminazioni con tutte le sue forme nuove, comprese le leggi e le proposte con il profumo del razzismo. L’Italia non è un paese razzista.

 

«Le discriminazioni nei confronti dei cittadini di origine straniera in Italia sono aumentate del 36% negli ultimi tre anni.  I dati AMSI parlano chiaro: la discriminazione religiosa, quella culturale , quella per provenienza e per il colore della pelle e per il velo sono oggi i volti nuovi del le discriminazioni , in un’Italia che a parole si dice accogliente, ma nei fatti spesso si chiude nel sospetto, nella paura e nell’indifferenza.

Lo vediamo tutti i giorni nella sanità, nella scuola, nei concorsi pubblici. Lo viviamo nelle storie dei nostri professionisti: medici, infermieri, fisioterapisti, ostetriche, operatori sanitari che vengono trattati da cittadini di serie B solo perché hanno un cognome diverso o una religione diversa.

 

Da oltre vent’anni noi dell’AMSI, insieme all’UMEM, al Movimento Uniti per Unire ,alla Co-mai e alla nostra agenzia internazionale AISC NEWS, siamo impegnati in un percorso concreto per difendere i diritti, per costruire integrazione, per favorire la conoscenza reciproca.

Ma serve un cambio di passo nazionale. Serve un Patto per la Sanità Inclusiva, serve un Osservatorio permanente contro le discriminazioni sanitarie, serve che i nostri ospedali, i nostri ambulatori, le nostre università siano luoghi dove si cura senza giudicare.

E poi c’è la discriminazione silenziosa , quella che ti toglie l’opportunità, che ti cambia il tono della voce al colloquio, che ti mette sempre in fondo alla lista. Questo razzismo è ancora più pericoloso perché non lascia tracce scritte, ma lascia ferite profonde.

 

Abbiamo bisogno di riconoscere che il problema esiste, che non riguarda solo gli immigrati irregolari o i profughi. Riguarda gli italiani di seconda generazione, i figli di famiglie miste, i professionisti nati e cresciuti in Italia che si sentono italiani e non vengono trattati come tali.

 

La nostra Costituzione, all’articolo 3, ci dice che nessuno può essere discriminato per razza, religione, lingua, opinione. Ma se non facciamo applicare questi principi nella pratica quotidiana, restano parole vuote.

 

Io non accetto, ad esempio, più che un giovane medico venga escluso da una borsa di studio solo perché ha un nome arabo o africano. Non accetto che un bambino venga bullizzato perché sua madre porta il velo. Non accetto che un operatore venga chiamato “negro” da un paziente e che nessuno reagisca.

 

«In chiusura, ho voluto invitare tutti i partecipanti e i relatori del convegno a unire i punti comuni tra i tre grandi ambiti affrontati: discriminazione per età, razza e religione. Sono fenomeni che appaiono diversi, ma hanno un filo conduttore comune.

 

Se andiamo ad analizzare le radici, scopriamo che alla base di molte discriminazioni c’è una carenza culturale, una ignoranza diffusa, una chiusura mentale che non nasce da una identità consapevole e matura, ma da una identità chiusa, esclusiva, mai inclusiva.

 

Spesso questi comportamenti si generano per imitazione di slogan mediatici, semplificazioni tossiche che circolano nei social o in certa politica. Solo una piccolissima percentuale nasce da un’ideologia politica strutturata o da un pensiero elaborato: il resto è ignoranza e superficialità. Ecco perché bisogna correggere il tiro, non solo con le leggi, ma con l’educazione, la scuola, la cultura e i media.

 

Dobbiamo difendere la libertà di espressione, perché dove manca la libertà di espressione, cresce il razzismo. Libertà di parola e lotta al razzismo vanno insieme.

Più si alimenta la libertà di pensiero e di parola, più si costruisce una società capace di resistere al razzismo. Ecco il nostro dovere oggi».

 

«Sul fronte delle discriminazioni interreligiose, ho ricordato con forza il nostro impegno iniziato nel 2000, attraverso l’AMSI, UMEM, CO-MAI, Uniti per Unire e AISC NEWS, per il dialogo interculturale e interreligioso.

 

In questi anni abbiamo portato avanti manifestazioni internazionali, europee e mondiali, con una partecipazione straordinaria. Abbiamo registrato momenti storici per il dialogo tra religioni, creando reti di contatto, alleanze morali e ponti di pace.

 

Non solo: abbiamo anche segnato una pagina fondamentale per il sostegno ai pionieri dell’integrazione. Siamo stati in prima linea contro il razzismo razziale, ma anche contro tutte quelle proposte politiche e culturali che vanno contro i diritti umani e civili con un profumo di razzismo».

 

Dichiarazioni – Avv. Laura Vasselli (Componente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Roma)

 

«Oggi, nel contesto del Corso di Alta Formazione in Diritto Antidiscriminatorio, dedicato ai profili sostanziali e processuali, si è svolto il quinto incontro sul tema della discriminazione per età, razza e religione.

Il convegno si è tenuto presso l’Ordine degli Avvocati di Roma, promosso e curato dal Comitato Pari Opportunità. Abbiamo affrontato tematiche di profonda rilevanza sociale e giuridica, come l’ageismo, cioè la discriminazione legata all’età, che oggi colpisce tanto i giovani — spesso non valorizzati — quanto i lavoratori senior, che rischiano il prepensionamento o vengono messi nella condizione di lasciare il posto, pur avendo competenze fondamentali.

Al centro anche la riflessione su razza e religione, che spesso si intersecano in dinamiche di intolleranza, pregiudizio e marginalizzazione, e che pongono sfide complesse sia nel mondo del lavoro che nei contesti scolastici e sanitari.

 

Le relazioni sono state svolte con grande competenza dall’Avv. Maria Luisa Bortolozzi, dall’Avv. Anna Egidia Catenaro e dal Dott. Foad Aodi, presidente AMSI. A coordinare l’evento io stessa e la collega Avv. Federica Federici, entrambe componenti del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Roma».

 

 LE CONCLUSIONI DI AODI

 

Per quanto riguarda il razzismo razziale – e io l’ho sempre detto, continua Aodi, – come primo punto: esiste un’unica razza, siamo tutti esseri umani. Su questo non si può negoziare. Bisogna difendere i diritti umani, tutti i diritti, per tutti. Per quanto riguarda le percentuali, quella che ho citato ufficialmente durante il convegno è quella che mostra come le discriminazioni verso i cittadini di origine straniera siano aumentate del 36% negli ultimi tre anni.

Tutte le altre percentuali che vedete nel nostro comunicato o nel nostro dossier sono frutto del nostro lavoro e della nostra attività statistica, che oggi abbiamo voluto condividere in questa sede. 

 

Aodi ha inoltre sottolineato l’importanza di un cambiamento linguistico, fondamentale per promuovere una cultura del rispetto e dell’inclusione:

«Bisogna cambiare linguaggio, anche attraverso un’informazione costruttiva. Per questo invitiamo giornalisti, istituzioni e cittadini a non utilizzare più termini come “clandestini”, “cittadini extracomunitari”, o parole come “razza” ed “etnia”, che portano con sé un carico storico e sociale di pregiudizi, divisione e discriminazione. Sono espressioni che non rappresentano la realtà e rischiano di rafforzare stereotipi negativi. Le parole contano, perché creano immaginari, influenzano comportamenti, costruiscono o distruggono ponti culturali».

 

Accanto ai dati presentati da Aodi nel corso del convegno, riportiamo qui di seguito le statistiche di AMSI sul fenomeno del razzismo e della discriminazione ai danni dei cittadini di origine straniera in Italia.

 

DATI AMSI PRESENTATI DURANTE IL CONVEGNO DAL PROF. AODI

Le discriminazioni nei confronti dei cittadini di origine straniera in Italia sono aumentate del 36% negli ultimi tre anni. 

 

AMSI. Dati integrativi sulla discriminazione in Italia (non presentati nel corso del convegno ma pubblicati qui per completezza).

 

Indagine AMSI 2025 – Riepilogo Dati aggiornati (gennaio-aprile)

Dati raccolti attraverso 15 focus group e sportello digitale AMSI:

DISCRIMINAZIONI NELLA SANITA’ ITALIANA

-63% dei professionisti stranieri ha subito discriminazioni lavorative o concorsuali.

-41% riporta episodi legati alla religione, soprattutto tra musulmani e ortodossi.

-32% ha vissuto discriminazioni per lingua o accento.

-28% ha segnalato casi di ageismo sanitario (over 50).

-15% ha subito offese verbali non sanzionate.

-9% è stato escluso da concorsi pubblici senza spiegazioni trasparenti.

 

DISCRIMINAZIONI  IN ITALIA IN ALTRI AMBITI 

-Il 49,3% delle segnalazioni per discriminazione riguarda ambiti lavorativi. Di queste, oltre il 60% coinvolge cittadini di origine straniera.

-Il 35,7% degli italiani non si fida di un medico straniero, percentuale che sale al 48% nei pazienti over 60.

-Il 21,5% degli stranieri con titolo di studio sanitario in Italia dichiara di aver subìto ostacoli o ritardi nel riconoscimento professionale per motivi non giustificati.

-L’Italia è tra i paesi europei con “ostacoli culturali e linguistici ancora significativi nell’accesso equo al lavoro sanitario” per migranti qualificati.

-Il 70% dei cittadini di religione musulmana in Italia si è sentito discriminato almeno una volta nel contesto pubblico o professionale.