TRA IMBONITORI E ARROGANZA

A fronte delle tante fragilità e criticità del Sistema e della confusione del Paese, non sembra che i partiti politici e i mezzi di informazione siano particolarmente impegnati in direzione di un recupero del senso di responsabilità. La classe dirigente (in tutte le sue espressioni, quindi, non solo la parte politica) non riesce a dare al Paese un progetto che lo orienti per i prossimi decenni e un Paese senza progetto rischia di essere un Paese senza futuro. Considerando, per esempio, la politica nostrana: l’unico futuro che i partiti riescono a vedere è quello a breve, brevissimo termine. Basti osservare i toni e la qualità del dibattito politico; sembra di assistere ad una gara tra imbonitori dove si promette tutto a tutti: riduzione della pressione fiscale, eliminazione del canone Rai, reddito di cittadinanza, reddito di inclusione, reddito di dignità, nuovi posti di lavoro, abolizione delle tasse universitarie e altro ancora. Politique politicienne buona per ogni occasione ma nessun messaggio sul futuro, sulle grandi questioni che languono in attesa che la politica riscopra se stessa, il suo valore, la sua nobiltà e la sua vera vocazione. Ma ciò che più colpisce, nell’osservare il dibattito politico in corso, sono i toni ed il modo in cui i partiti e gli esponenti politici si confrontano. Non vi sono avversari da contrastare o elettori da convincere, ma solo nemici da abbattere e da sconfiggere. I termini più adeguati a descrivere la vicenda politica attuale sono: arroganza, prepotenza, protervia, insolenza e si sente la mancanza della pacatezza, della ragionevolezza, del dialogo, della riflessione che nei tempi passati la politica riusciva a esprimere anche nei passaggi più difficili e complicati della vita nazionale. Ma allora politica e partiti erano veicoli di democrazia, mentre oggi sono diventati un fatto privato, anzi personale. Occorrerebbe tornare ‒ parafrasando un celebre saggio di Norberto Bobbio ‒ alla “riscoperta della mitezza” come metodo. Ciò che manca e del quale i cittadini nutrono un grande bisogno è un’idea di futuro, di un progetto al quale affidarsi e affidare l’avvenire dei propri figli. Alla politica, principalmente alla politica, spetta il ruolo di gestire il presente, di organizzare e guidare il cambiamento, di disegnare il futuro dispiegando le risorse e gli asset a disposizione. Il nostro è un tempo segnato da profonde modificazioni strutturali degli assetti e dei modi di vita tradizionali, cambiamenti causati dai processi dello sviluppo globale. La globalizzazione è un processoben diverso dalla internazionalizzazione delle attività economiche e dei commerci, perché fonda le dinamiche economiche su un progresso scientifico e tecnologico rivoluzionario (siamo ai confini della vita e della morte), su cambiamenti radicali negli stili di vita e nel pensiero (abitudini, linguaggio, concetti), fino a modificare categorie fondamentali come quelle di spazio (il mondo sempre più un piccolo villaggio) e di tempo (la cultura del presente, che cancella passato e futuro). “Strutturali”: è con questo termine che in genere sono definiti i cambiamenti profondi in atto nella società contemporanea. Strutturali perché incidono radicalmente sulla vita quotidiana delle persone e delle comunità, toccano i fondamenti del pensiero, dei sentimenti, della immaginazione circa le prospettive di quella che è stata finora un’idea certa di progresso, lineare e costante nel tempo. Quelli a cui stiamo assistendo sono, dunque, dei grandi processi di discontinuità e di rottura con il sistema di certezze e di sicurezze che hanno guidato a lungo le nostre società. Da qui, per inciso, anche le difficoltà obiettive a elaborare una qualche ipotesi plausibile di percorso politico, che sia finalizzato alla realizzazione di un progetto condiviso, fondato su basi solide, sostenibile nel tempo, al di là delle insufficienze/divergenze, culturali ed etiche delle persone (per quanto esistano e siano molto gravi e diffuse). Nel nostro caso, l’idea di futuro non può che essere legata all’Europa che era e rimane un grande progetto sul quale occorre concentrare tutte le energie. L’Eurispes è stato, nel corso degli anni, in numerose occasioni fortemente critico sulle derive e sui percorsi assunti dal processo di costruzione di una vera unità europea. Oggi, a distanza di anni, constatiamo con soddisfazione come molte delle nostre perplessità e dei nostri timori abbiano contribuito a una nuova consapevolezza sulla necessità di una profonda correzione sul modo di organizzare e gestire il percorso che dovrebbe portare a una vera Unione degli europei.