
Nella prossima campagna elettorale tutti si domandano come voterà la classe medica. Indubbiamente il voto della classe medica, e per induzione anche di molti loro pazienti, costituisce un piccolo “tesoretto” di cui difficilmente i politici, in periodo di disaffezione alle urne potranno fare a meno. Un tempo si tergiversava, ci si confrontava, si prometteva qualcosina e infine comunque a un voto si arrivava, stavolta silenzio e imbarazzato disinteresse soltanto. La motivazione, ascrivibile a entrambi gli schieramenti, è legata a due famigerate leggi la Balduzzi e la Fornero. Entrambi i disposti legislativi hanno scontentato,e di grosso, la categoria:la legge Balduzzi, proponendo un modello di SSN difficilmente realizzabile, ha prodotto uno stallo contrattuale sia nella medicina convenzionata che in quella dipendente, stando a questa normativa, secondo un principio di Costituzionalità dubbia, i rapporti di lavoro si dovrebbero rinnovare diminuendo gli attuali emolumenti. La legge Fornero, che Salvini vorrebbe abolire, ma è mission impossible, impedisce a chi era “sulla soglia dell’uscita” di farlo, bloccandolo fino a 68 anni o più e vanificando le possibilità dei giovani medici di accedere al lavoro. Insomma vecchi scontenti e giovani disoccupati. I giornali e i programmi dei partiti non parlano affatto di questa questione spinosa per evitare di allargare l’incendio: ma la Sanità brucia e al di là delle chiacchiere di circostanza su “eccellenze e virtù“, su queste due Leggi i problemi diventeranno insormontabili: ecco perché tra i medici prevarrà nettamente l’astensionismo.
Diego Spanò