NEVER SAY NEVER, JAMAIS DIRE JAMAIS, JAMAS DECIR JAMAS, MAI DIRE MAI

Ero alla guida dell’automobile quando, sul finire del Gr 1 delle 8.00 dell’otto novembre u.s., ho sentito l’ultimo lancio di agenzia: la deflagrazione della prima “bomba” nel post-elezioni insulari che ha aperto un piccolo (forse il 1°?) squarcio nella coalizione vincente. La radio gracchiava un po’ perché la ricezione della stazione FM 103,90 lì non prendeva bene. Tuttavia avevo inteso bene il comunicato. Da quel momento la mia fantasia ha vagato nel cercare una spiegazione a una notizia così inaspettata. Ladomanda immediata: perché questa “tegola” non è arrivata prima del 5 u.s.? In tal caso, sarebbe stata una “giustizia a orologeria”! Allora potrebbe essere frutto di una faida interna alla coalizione di appartenenza? Ma chi ne avrebbe giovamento? Gli esclusi, forse. In ogni caso uno che porta acqua al mulino – poco importa se inquinata o meno – è da promuovere e non da bocciare. Mentre riflettevo su questi passaggi, ho provato a darmi una spiegazione ragionevole attraverso un approccio “anamnestico”. Come fa uno specialista che indaga su alcune malattie che presentano caratteristiche di “familiarità”. Mi chiedevo: chissà come hanno accolto la notizia i numerosissimi elettori? Con sgomento, con rabbia, con rassegnazione, con sdegno, con gioia? …In ogni caso nessuno di loro potrà andare a “incassare” il premio previsto ai servi fedeli. Se è vero che tanti “aficionados” ora si arroventano la testa sul come “salvare il salvabile”, è altrettanto scontato che buona parte di costoro dovrebbe sentirsi seriamente interpellata, certo non al punto da scoprirsi “correa” di certi misfatti, ma indirettamente “corrotta e corruttrice”. Se il giudizio dovesse confermare le accuse, i sostenitori dovrebbero ricordare che non è ladro solo chi “materialmente” ruba o chi tiene il sacco, ma pure il destinatario di “favori”. Con questi pensieri mi chiedevo: da quali maestri il nostro “pover’uomo” ha imparato l’arte di tacere prima delle elezioni su un “imminente arresto” e affermare pubblicamente- dopo la visita dei militari – che già sapeva di questa iniziativa? Perché non ha avvisato in tempo la sua truppa? Avrebbe quest’ultima la capacità giuridica e la fermezza morale per denunciare il danno di immagine subìto? Quale scuola di alta specializzazione socio-politica ha frequentato “l’indagato”, per ritrovarsi “perseguitato dall’ingiustizia”? Quella del Vangelo? Le risposte a queste domande connotano le componenti del DNA dell’uomo politico. Qui si trovano anche gli addentellati di molte “familiarità”, un bene che si tramanda di generazione in generazione, da padre in figlio, da maestro ad allievo. E la moderna pedagogia insegna che il ciclo docente/discente si realizza pienamente quando il maestro sprona il discepolo a non fermarsi mai nell’apprendimento e quest’ultimo non si fa problemi a superare l’insegnante…

S.G.