LA RICETTA ANTI – DEGRADO

di Roberto Guglioitta

Per arrivare bisogna scendere al capolinea della speranza, quella che conduce alla estrema periferia del buon senso. Di qui si attraversa la zona grigia che ha inquinato e inquina ogni buon proposito di civiltà, che col nome per nulla ironico di Cementopoli rappresenta invece i boom e la modernità messinese degli anni Sessanta. Oggi se giri per la città si passa per quartieri attraversati da luoghi maleodoranti, devastati dal postmoderno di massa e infestati da ogni possibile porcheria. Accendi i riflettori a caso su Messina ed è un grande incubo. Scopri nefandezze, sporcizia, inciviltà, illegalità, degrado. Ti accorgi che molte delle promesse fatte in campagna elettorale sono state disattese. Piazze, giardini, ville, cimiteri senza cura. Recupero del territorio? Pia illusione. Ma se provi a pungolare le istituzioni disattente ecco che ti accusano di essere al servizio della Spectre protagonista nei film di 007. Meravigliosi! Ma chi si professa paladino della legalità, cultore dell’etica non dovrebbe gioire che le telecamere, le foto, gli articoli stampa lo aiutino a salvare la città dai cattivi educatori? Non è forse vero che prevenire è meglio che curare? Per il mal di pancia, i denti sani o i monumenti? Il principio è lo stesso, le tecniche sono infinite. Messina perde i pezzi, hai voglia a dire che è colpa di Tizio o Caio, i disagi, il degrado, la sporcizia, le buche, i servizi sociali o la degna sepoltura al Cimitero diventano emergenze. Chi amministra dovrebbe prenderne atto e chiedere scusa ai cittadini e invece tira calci. Le mura del Cimitero si squarciano, qual’è la cura? La pista ciclabile perde pezzi, frana, rischia il collasso, come intervenire? A ogni emergenza le scuole di pensiero s’interrogano, si confrontano, mentre c’è chi si chiede, azzardando tesi estreme, se non sarebbe meglio lasciare ai “gioielli” realizzati dalla politica di ieri e oggi le loro rughe, la loro vecchiezza, addirittura le loro crepe. Tanto non cambia nulla se non parole senza senso. Ecco, a me quello che interessa mettere in risalto è la crisi dei rapporti umani, la violenza e il degrado della vita quotidiana, il cinismo oggi dilagante. Se non recuperi la zona falcata condanni la città ad assistere impotente allo smercio della droga, al traffico d’armi, business sempre in voga con la vicina Calabria: come dar loro torto con tanti punti d’attracco, in quel tratto di costa, per barconi e motoscafi al riparo da telecamere e occhi indiscreti? Con tutti quei cani randagi pericolosi a guardia del fortino chi oserà mai violare il covo? Quando si dice che la situazione è grave e che ci vorrebbero fiumi di soldi, si esagera. E’ vero, tutta la nostra città avrebbe bisogno di essere restaurata ma non è vero che i soldi mancano sempre. Il punto è come si spendono. Certo non è facile, ma non è nemmeno impossibile. Una volta si parlava di priorità d’intervento, di fasce a rischio o salvaguardia della sicurezza pubblica per giustificare certe spese. Credo che le strade, la spazzatura, la sicurezza nei tratti più frequentati dalla popolazione, il decoro del cimitero, i servizi sociali rappresentino priorità non negoziabili. E se al Comune non sono in grado di individuare le problematiche da risolvere consiglio loro di girare per la città e smetterla di complottare contro chi fa solo il proprio mestiere. Qui non c’è nessuno che trama nell’ombra: in fondo non ho fatto altro che guardarmi in giro.

P.S. Grazie a Marina Pagliaro