Dalai Lama, intitolazione di strade e fuffa

di Roberto Gugliotta

Dalle nostre parti chi scrocca un servizio pubblico o si mette in tasca la Legge, si considera astuto, quasi che il servizio, in quanto tale, fosse di nessuno, anziché roba nostra. Purtroppo, capita che si è severi con i deboli e tolleranti con i potenti. Rischia più chi, per fame, ruba qualcosa da mangiare in un supermercato rispetto a chi froda cifre enormi. Nelle ultime settimane le cronache locali, complice una politica miope, hanno dato spazio ad argomenti che dire di nessuna importanza è limitativo. La Vara è passata ed è arrivato il momento che il signor sindaco indossi il ruolo che gli compete: essere il paladino degli ultimi. A iniziare dal lavoro. La disoccupazione è una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti. Si dovrebbe battagliare di questo in Consiglio comunale e sui media locali, e non del Dalai Lama o dell’intestazione di vie … La Messina di oggi non mi dà speranze nè mi fa essere ottimista: troppe ingiustizie e diseguaglianze. So che tanti giovani si offrono come merce in cambio di un lavoro. E’ triste, ma si giustificano che non ci sono alternative. Purtroppo, bisogna vivere. E vivere vuol dire avere i soldi per mangiare e pagare l’affitto. Ai tanti paladini di questa città che s’indignano per i costi per la visita del Dalai Lama, o per lo scontrino di quattro caffè o una cena, chiedo: a che serve essere onesti in un mondo di corrotti? Oggi, la crisi più grave è la perdita dei valori, della centralità e dignità della persona umana. Dal manuale del bravo amministratore della casa Comune sono stati banditi termini come impegno, sacrificio e formazione per risollevare le proprie sorti e quelle di Messina. Ho voglia di gridare la mia rabbia contro questo mondo di furbi e disonesti. Volete aiutare gli ultimi? Benissimo, più etica e onestà, e rispetto della legalità. Smettetela di usare la disperazione dei cittadini per "rubare" un titoli sui giornali. Precariato, mancanza di lavoro: ai giovani di oggi è stato negato uno dei diritti fondamentali per una vita dignitosa: quello di progettare il futuro – anche per colpa di coloro che dovevano denunciare i corrotti e non l’hanno fatto per convenienza personale o codardia – e non può essere una processione dietro la Vara la soluzione finale. Trovo inutile il gesto di battersi il petto in chiesa o implorando santi tutto il giorno se poi non si è buoni nello spirito e nel cuore. “Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità” (1 Gv 2,4) e “Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello” (1 Gv 4,20-21). Penso che bisogna partire da questa certezza per cercare e testimoniare la verità, in mezzo a una società dove la menzogna è la “strategia” più frequente. Questa città acquisterà un colore diverso nella misura in cui tutti, e particolarmente i giornalisti, si adopereranno per tramutare lo sfruttamento in commercio equo e solidale, l’irresponsabilità in tolleranza, l’ingiustizia in regole certe, la mancanza di rispetto in sincerità. Utopia? Forse. Il lavoro è un elemento essenziale per procurarsi da vivere, ma anche per esprimere se stessi e per partecipare attivamente alla vita sociale di Messina.