è lecito fare del bene o del male in giorno di sabato?…

Gentile direttore,
ho letto stamattina sul tuo attento giornale che un gruppo politico della nostra provincia ha espresso solidarietà al sindaco di Milazzo e ha avanzato dure critiche nei confronti di coloro che non hanno accolto gli stranieri immigrati in un centro nebroideo. Ho sentito poi che un’associazione di Sinagra ha condiviso momenti di festa e di accoglienza sincera con gli stranieri “ristretti” nella struttura alberghiera di Castell’Umberto.
Solo per la cronaca, volevo informarti che ieri mattina alla conclusione dell’omelia, anch’io ho indegnamente espresso le mie riserve contro la chiusura mentale e religiosa di coloro che magari si proclamano "cristiani", ma omettono un confronto sincero con il vangelo. Chissà quanti di questi individui sono più o meno direttamente impegnati nelle varie feste religiose patronali che pullulano nel periodo estivo e magari cercheranno una certa qualche manovalanza a buon mercato quando c’è da lavorare duro.
Per avere qualche ragguaglio in più rispetto a quello che ti scriverò potrai chiedere a chi era presente.
Qui ti do una “telegrafica” sintesi del mio intervento. Ho aperto il discorso dicendo che se fossi stato parroco di certe persone, avrei avuto notevoli disagi a celebrare l’Eucaristia (sacramento dell’amore) per coloro che di fatto con il rifiuto dei fratelli la negano. Ieri il vangelo ci provocava ad avere un cuore largo e buono, come il terreno bel preparato, per accogliere il seme della Parola di Dio. Non intendevo certo dividere il mondo in "buoni" e "cattivi"…Ognuno sceglie da quale parte stare proprio quando si trova di fronte alla prova. E l’esame prima o poi arriva per tutti: “Ero straniero…e tu cosa hai fatto?”.
Un po’ riduttivo essere cristiani in chiesa e smarrire poi il “distintivo” dell’amore quando si è davanti alla realtà, nella quale – secondo il Concilio Vat.II – ogni battezzato deve scorgere i “segni dei tempi”, cioè i segni della presenza provocatoria del Regno di Dio.
Non sono entrato nelle questioni "amministrative" (se era giusto e doveroso che il prefetto avvisasse in tempo o meno, chiedesse il parere agli organi municipali eletti dal popolo, etc…) perché ho la netta sensazione che – al di là della “somma urgenza” del momento – una buona dose di "fariseismo" alberghi trasversalmente fra parecchi responsabili della cosa pubblica (civile o religiosa che sia).
Dispiace dirlo, ma è bene ricordare che i nostri antenati che furono costretti a lasciare la propria terra dopo i disastri delle due guerre mondiali e furono costretti ad emigrare per non morire di fame o nel continente americano o nella mitteleuropa lamentavano che non sempre trovavano l’accoglienza calda e gioiosa che cercavano. Anche loro erano stranieri in cerca di un tozzo di pane. Una volta un signore, che poi fece fortuna in un Land tedesco del Nord, mi disse che si sentiva disprezzato nel leggere un cartello (in italiano) che suonava così: “In questo locale è vietato l’ingresso ai cani e agli italiani…”.
Si fa presto a dire: “Non siamo razzisti, però….”. Chi conosce le tecniche del linguaggio sa che la posizione misurata del “però” nella testa di chi usa questa espressione è predominante.
C’è una pagina di Vangelo che inquieta: "E’ lecito fare del bene o del male, salvare una vita o perderla… in giorno di sabato?".
Se la parola "sabato" la modifichiamo con "legge", il discorso fila perfettamente. Gli uomini (e fra questi anche i cristiani) invece di essere i “signori della legge” la usano, la strumentalizzano per fare e farsi del male, per chiudere le porte in faccia ad altri uomini.
Qui si inserisce il detto latino, contemplato nel dritto e rovescio della portata: “Lex dura lex sedlex” e “Summumius summa iniuria”.
Ma il vangelo che parla del “sabato” continua: "Ipocriti, ciascuno di voi non scioglie di sabato il bue o l’asino dalla mangiatoia per condurlo a bere? (…) Mentre diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano …".
Una nota positiva, però, l’ho avvertita: la grande solidarietà di tanti amministratori che mi auguro si ripresenti anche nei momenti di maturità civica, se si dovesse presentare l’occasione di manifestare per la giustizia e contro la criminalità organizzata. Se così non fosse, allora bisognerebbe pensare che la solidarietà di questa occasione sia stata solo un’iniziativa di facciata e il rimando biblico sarebbe impietoso…Anche Erode e Ponzio Pilato, noti per la loro ostilità reciproca, furono solidali solo nel mandare Gesù in croce.
La conclusione della breve omelia si rifaceva direttamente alla battute finali della pericope (nella forma breve) del vangelo del giorno: “Chi ha orecchi, ascolti”.

P.S. Faceva parte integrante dell’omelia, il richiamo al contesto “parabolico” di Mt 13 di cui domenica prossima sentiremo come nello stesso campo convivono “il buon grano e la zizzania”. Se ti fa piacere essere fra noi, potremo fare un passo in avanti sulla strada della tolleranza cristiana…

Cordialmente

Ettore Sentimentale