23 MAGGIO: CONTRO LA MAFIA, CENTRALITÀ DEL LAVORO

“Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avevano cercato di combattere la mafia con grandi capacità investigative, individuando responsabilità, connivenze e connessioni, anche dentro lo Stato”. E’ quanto sottolinea la Segretaria Generale della Cisl, Annanaria Furlan, in un editoriale pubblicato oggi sul Giornale di Sicilia a 25 anni dalla strage di Capaci. La leader della Cisl ricorda che un mese dopo il 23 maggio, nel 1992, fu il mondo del lavoro a scendere in campo per sollecitare una risposta unitaria ed attiva di tutto il paese, senza distinzioni, di fronte all’attacco portato al cuore delle istituzioni democratiche dalla mafia. “Il 27 giugno 1992, centomila lavoratori giunsero a Palermo da ogni parte d’Italia, marciarono dietro le bandiere del sindacato per chiedere giustizia, legalità, sviluppo. Ci fu una grande manifestazione unitaria, la più imponente nella storia del Mezzogiorno, che costituì una svolta alla nascita di un sentimento collettivo di rivolta delle coscienze nei confronti del ricatto mafioso. Lo Stato seppe reagire, i boss mafiosi in fuga per decenni furono arrestati, anche se la magistratura non ha mai cessato di proseguire nella ricerca della verità”. Per la Segretaria della Cisl “Bisogna ripartire in Sicilia ed in tutto il paese dalla centralità del lavoro, dalla sua dignità, dalla lotta a ogni forma di sfruttamento, spezzando quella rete di omertà, di ricatto che c’è in molti territori. Ciascuno deve fare la propria parte. Questo è il modo vero per onorare la memoria ed il sacrificio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”, conclude la leader della Cisl. Mimmo Milazzo, segretario generale della Cisl Sicilia, sottolinea la necessità di non abbassare mai la guardia. “L’agguato di mafia avvenuto oggi in pieno giorno a Palermo testimonia che Cosa Nostra è ancora forte – afferma Milazzo – e che ancora servono massimo impegno e massima vigilanza per estirpare questo cancro dalla nostra terra. Bisogna sottrarre terreno a Cosa Nostra, puntando sullo sviluppo sano della Sicilia, sulla lotta senza confini alla corruzione, piaga che soffoca l’economia dell’isola, sulla tutela delle fasce deboli della popolazione, che diventano manovalanza per l’organizzazione criminale. La repressione è fondamentale tanto quanto la prevenzione in termini di politiche per la crescita economica e per l’inclusione sociale”. “A distanza di 25 anni – dichiara il segretario generale della Cisl siciliana – sono stati compiuti importanti risultati nel contrasto a Cosa Nostra, gli imprenditori e i commercianti hanno trovato la forza e il coraggio di dire no al racket e si è affermata una coscienza civile che ripudia con vigore la mafia. A dare la scossa all’intero Paese e ai siciliani è stata la scia di sangue impressa dalla mafia che ha colpito i servitori più fedeli dello Stato. Onoriamo il loro sacrificio ogni giorno con il nostro agire quotidiano”.