“Go Ahead Make My Day”, cara stampa!

 

di Nicola Currò

Le elezioni presidenziali americane, con il loro inequivocabile carico politico, documentano la realtà di un paese che non si è fatto piegare, tantomeno influenzare dal mainstream mediatico che in modo spudorato e senza eccezioni si è chiuso a riccio attorno alla candidata che doveva vincere a tutti i costi per garantire il sistema di potere aggregato attorno alla famiglia Clinton.
Per mesi lo storytelling mediatico progressista ci ha raccontato di un paese ostile a Donald Trump e al suo modo di essere e di concepire la vita. In pochi mesi un miliardario semi sconosciuto è stato trasformato in un assoluto “puzzone” da evitare come la peste, simbolo dell’America più retriva (l’America più avanzata è ovviamente quella progressista!) in preda a istinti primordiali che, neanche a dirlo, se assecondati (sempre secondo i fautori del pensiero illuminato!) farebbero ripiombare il mondo nel medioevo. L’unica voce fuori dal coro è stata rappresentata dall’attore Clint Eastwood rispetto al quale in molti, forse, hanno dimenticato che in tempi non sospetti fu l’ispettore Callaghan a rivolgersi a un delinquente con la celeberrima affermazione: "Go Ahead Make My Day”. Da ieri per milioni di americani davvero le giornate avranno un senso diverso dopo otto anni di pessima amministrazione Obama.
Le elezioni americane sanciscono la schiacciante vittoria di Donald Trump, il magnate che ha riportato il Partito Repubblicano alla vittoria anche contro buona parte degli stessi esponenti del GOP. Le elezioni americane mettono però in evidenza un aspetto inquietante rispetto all’informazione e al ruolo che il giornalismo ha assunto negli ultimi tempi che non è più quello di raccontare i fatti per quel che sono, bensì i fatti si raccontano per quello che si è deciso debbano essere.
E’ stato scritto all’inizio che lo storytelling mediatico ci ha raccontato un paese inesistente al solo scopo di influenzare pesantemente l’esito delle elezioni. L’informazione ha taroccato i dati descrivendo agli americani, e di conseguenza a noi europei, una realtà inesistente per tirare la volata al candidato prescelto, la Clinton. Obama non si è risparmiato in nulla. Tutto lo star system si è piegato supinamente al politicamente corretto. Una situazione pericolosa, estremamente preoccupante. La stampa dopo ieri esce pesantemente minata nella credibilità e nella affidabilità, l’informazione non è più al servizio dei fatti e della realtà ma si è fatta essa stessa fatto e realtà. Si manipola, si invertono i dati, si controllano ferreamente tutti i canali informativi. Tutto chiaramente al servizio del potere finanziario e del politicamente corretto rispetto al quale guai a dissentire perché si finisce subito nelle black list del “cattiverio” impresentabile.
Con il voto di ieri noi cittadini dobbiamo essere preoccupanti non per la vittoria di Trump, ma per il ruolo distorto esercitato dall’informazione. A partire da domani ci toccherà vivere con una nuova consapevolezza, ovvero che l’informazione non è più al servizio dell’uomo, ma vuole manipolarne la coscienza e il giudizio. Gli americani hanno dimostrato che resistere è possibile basta non dar credito ai millantatori. Noi europei faremo bene a prendere esempio da loro se vogliamo continuare a ripetere da persone libere: “Go Ahead Make My Day”.