
di Roberto Gugliotta
IN GALERA CHI NON LA PENSA COME ME. Questa è la cifra della rivoluzione messinese – non tutta – un distillato d’odio e cieca volontà di annientare l’avversario con tutti i mezzi possibili, meglio se cruenti e fuori dalla politica. La character assassination, la campagna di sputi in faccia contro l’avversario espresso dal blocco sociale moderato è il vero tema persistente della nostra storia dagli anni Novanta a oggi. Le radici putrefatte di Mani Pulite hanno contaminato tutto il dibattito politico del messinese medio. La chiamano società civile, rivoluzionari illuminati… peccato che non sia così.
Abbiamo avuto i nostri morti e tanti feriti. Ma tutto questo pare non averci insegnato niente e il clima che si respira in città è fetido. Persino la presentazione di un libro diventa terreno d’odio. Ci sono fazioni che cercano l’incidente, la scintilla per innescare una guerra civile strisciante che giustifichi l’emergenza e altre sofisticazioni parlamentari che rispondono ai pericolosi giochetti del "Palazzo Sommerso" e di un establishment codardo al punto da esser silente di fronte alla mortificazione continua dei diritti individuali, della società liberale e della politica quale strumento per regolare la vita civile. Siamo di fronte a un fallimento collettivo e a uno scenario pieno di rovine fumanti: l’orologio di Messina è fermo al 1993 e, in fondo, leggere i nomi dei protagonisti della nostra tragedia, ci conferma la cristallizzazione del presente nel passato.