
Da un quarto di secolo sosteniamo che l’innocenza, di un indagato o imputato dalla magistratura, è presupposta fino a sentenza definitiva. Posizione non comoda, la nostra, in un Paese dove pregiudizi e sospetti albergano nella mente dei più. Finalmente, qualcuno inizia a sostenere, con forza e pubblicamente, quello che è un elemento base di uno Stato di diritto: sono le sentenze che dichiarano un cittadino colpevole. Cogliamo l’occasione delle vicende giudiziarie dei Sindaci di Lodi e Livorno per ribadire le nostre convinzioni. Quello che, invece, non ci convince sono le asserzioni addotte dai due Sindaci per giustificare il proprio comportamento: quello di Lodi sostiene che lo ha fatto per il bene della città, quello di Livorno che lo ha fatto in buona fede. L’uno si appella a una categoria mentale l’altro al bene comune. Giustificazioni pericolosissime: si invoca la ragion di Stato o quella della coscienza per giustificare la propria condotta. Non sarebbe stato più semplice richiamarsi alla Costituzione Italiana?
Primo Mastrantoni, segretario Aduc