L’EUROPA TRA UN MONDO CHE MUORE E UNO CHE NASCE

Si ha la sensazione che stiamo vivendo la fine di un’epoca, di un mondo, per qualcuno addirittura siamo alla fine “del” mondo, ma sarà vero? O piuttosto siamo alla fine di “un” mondo, come sostiene il fondatore di Alleanza Cattolica, Giovanni Cantoni, che peraltro da molto tempo ripete a mò di slogan, che “la nonna è morta”, alludendo con ciò alla fine della Cristianità occidentale. C’è anche un’altra immagine che Cantoni usa ed è quella della“balena morta, spiaggiata ormai morta”. Il processo che segue, quello della decomposizione, è ovviamente molto lungo.“Questa è la situazione che noi stiamo vivendo oggi. La cristianità è finita. Quanto tempo ci vorrà perché la sua dissoluzione si compia definitivamente? Non lo possiamo sapere con precisione. Ma la nostra situazione è simile a quella di coloro che assistono alla morte e alla decomposizione della balena spiaggiata. Una situazione sgradevole soprattutto nel momento in cui si incominciano a sentire i miasmi fetidi della putrefazione del cadavere dell’enorme animale”.(Pietro Cantoni, Riflessioni su “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione” e la situazione attuale, in Cristianità, n. 379, genn-marzo 2016).
E visto che stiamo vivendo dei momenti storici forti, probabilmente momenti di transizione, periodi “vuoti”, dove per gli storici delle civiltà si verificano grandi crisi, guerre, scomparse di Stati, frazionamento d’imperi, rivoluzioni, sconvolgimenti sociali, anarchia, tutti elementi che vengono a inserirsi tra due epoche, quella che muore e quella che nasce. Proprio in questo momento dove i popoli si sradicano e si rimettono in movimento e dove la curva della civiltà si flette, e ricompare la barbarie e le forze primitive, può essere utile leggere, le riflessioni di uno di questi storici delle civiltà, come lo svizzero Gonzague de Reynold, poco conosciuto in Italia, anche perchè le sue opere non sono state tradotte. Recentemente a pubblicare una raccolta di scritti, curata da Giovanni Cantoni, ci ha pensato la casa editrice D’Ettoris editori di Crotone, il titolo dell’opera è abbastanza significativo: “La casa Europa. Costruzione, unità, dramma e necessità”.
Reynold è convinto che la nostra civiltà sta scomparendo, quindi è molto utile conoscere come si è costruita e perchè sta scomparendo l’Europa. Infatti nella prima parte dell’opera, lo storico svizzero racconta La costruzione della casa Europa.
Qui Reynold da grandi lezioni di Storia di alta qualità: “possiamo vedere dove andiamo solo se abbiamo imparato da dove veniamo”.Reynold era convinto che lo storico avesse una missione e che il passato servisse come “un arsenale a uso della politica”, ma nello stesso tempo era consapevole che lo storico spesso non veniva ascoltato, a questo proposito citava un suo connazionale, Alexandre [Rodolphe] Vinet [1797- 1847], che riconosceva nello storico una malinconica missione: “[…] egli ha una sua visone generale dell’avvenire […]. Ma la sua parola è spesso triste […]; costretto a profetizzare, getta agli uomini preziose verità, gravi avvertimenti, da cui sente interiormente che non ne trarranno profitto; dispensa tesori di saggezza speculativa e pratica per ottenerne pochi frutti, e prepara alle nazioni, per i loro momenti inevitabili di rimpianto e di pentimento, la malinconica soddisfazione di riconoscere che quanto è a esse accaduto era loro predetto”. Nel mio piccolo ho sperimentato che è faticoso trasmettere a certi “politici” l’importanza del messaggio storico, imprescindibile per una buona politica. Infatti quanto sia vera l’aforisma: “Chi sbaglia storia sbaglia politica”.
Per leggere gli scritti di Reynold occorre munirsi di una carta geografica, di un planisfero, così si riesce accuratamente a disegnare i tratti caratteristici del nostro continente e soprattutto le varie fasi su come è stata costruita l’Europa. A partire da Strabone, geografo e storico greco, rileva che l’Europa era un concentrato di equilibrio e di armonia, di unità nella diversità. Un territorio con predisposizione naturale al federalismo, proprio perchè ogni gruppo umano vi s’istalli, vi si radichi e vi sviluppi la propria cultura.“L’Europa, dal solo punto di vista geografico, si presenta ai nostri occhi nella forma di un sistema di relazioni”.
Il terzo carattere dell’Europa per Gonzague de Reynold è la presenza della montagna e del mare. Tuttavia, la dominante è marittima, tra l’altro, l’Europa “è la parte del mondo con lo sviluppo più considerevole di coste. Ne deriva – scrive Reynold – che nessun paese, neppure la Svizzera, si trovi lontano dal mare…”
L’Europa è una penisola dell’Asia, secondo gli geografi, “il mare l’ha staccata dall’Asia, orientandola verso ovest, per fargli scoprire il Nuovo Mondo, quindi, “l’ha portata verso l’egemonia del globo, l’ha infine preparata a essere la fonte di luce irradiante della civiltà universale”.L’Europa ha dalla sua parte anche il clima, umido e temperato a causa del mare[…]Ne deriva che la terra europea è, di tutte le terre, la più favorevole alla vita umana e di conseguenza allo sviluppo di una civiltà superiore”.
Inoltre è “la terra dell’uomo e della civiltà, l’Europa è anche il luogo dello spirito”. Qualche geografo la vedeva come “il capolavoro artistico della creazione”. Ma dopo aver elencato i vantaggi naturali dell’Europa, Reynold coglie le debolezze. Per fare questo lo storico svizzero suggerisce di “stendere davanti a sé il planisfero”. Ribadendo ancora una volta la posizione privilegiata dell’Europa, intesa come “il focolaio generatore della sola civiltà che si sia rivelata capace di essere universale”. Questa stessa posizione però è generatrice di pericoli. L’Europa, “che non ha le dimensioni di un continente[…]si trova tutta presa fra due masse continentali che minacciano incessantemente di schiacciarla”. In pratica, scrive Gonzague de Reynold, “l’Europa è la parte del mondo nella quale il maggior numero di popoli diversi si trovano riuniti e racchiusi nello spazio più ristretto. Il che la vota alla guerra e all’immigrazione”.Per questo motivo, lo storico traccia un “carattere drammatico della sua storia”.
E’ una lunga meditazione sulla geografia dell’Europa per poi passare dalla “terra alla storia”, per entrare nella casa Europa appunto. I mari chiusi come quelli che bagnano l’Europa per Reynold, “sono centri di relazioni e di scambi, bacini fecondatori di civiltà”. Il Mediterraneo è il prototipo del mare chiuso. Peraltro “è il solo a essere assolutamente chiuso, dal momento che questo mare internum comunica con il mare externum, l’Oceano…” Sostanzialmente in questo ambiente, di mare e di isole, in questo clima mediterraneo si vive bene. E’ comprensibile che il Mediterraneo abbia esercitato fin dalla preistoria la sua attrazione sui popoli anche più distanti dalla sua riva. Certamente senza poter essere smentiti il Mediterraneo è il luogo della Storia, “la sua forza unitiva ha imposto a tutti i popoli che venivano a stabilirsi sui suoi bordi o nelle sue isole uno stesso modo di vivere, una stessa civiltà e uno stesso tipo riconoscibile in tutte le differenze, in tutti i contrasti e in tutte le opposizioni”. Praticamente tutti gli imperi, eccetto la Cina, “hanno fatto galleggiare i propri stendardi sul Mediterraneo”. A questo punto del libro il nostro autore delinea magistralmente gli incontri e gli urti dei mondi antichi intorno al Mediterraneo, cominciando dall’Ellade, la Proto-Europa.

Domenico Bonvegna
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