COME DOBBIAMO RISPONDERE ALLA SFIDA CHE L’ISLAM OGGI RAPPRESENTA PER I POPOLI OCCIDENTALI

A partire degli attentati dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York, sull’Islam e in particolare sul jihadismo islamico, si è scritto e si scrive molto. Anni fa le Edizioni San Paolo hanno chiesto all’autorevole padre Piero Gheddo di scrivere un testo sull’Islam e le varie questioni. La sola condizione era di scriverlo in modo facile, comprensibile, senza per questo pretendere di esaurire ogni tema trattato.
Padre Gheddo è autore di più di ottanta libri, per molti anni è stato direttore di Mondo e Missione, di I.M. (Italia Missionaria) e fondatore dell’agenzia Asia News, certamente in Italia, è il missionario più conosciuto e più vecchio che in mezzo secolo ha incontrato popoli e giovani Chiese in particolare nei paesi islamici. Ne è nato un agile pamplhet dal titolo, “La sfida dell’Islam all’Occidente” (pp. 162, 2007), un testo sintetico che seppur datato, offre ottimi spunti per capire quello che sta succedendo, anche se ovviamente i temi sono così vasti e complessi che occorrono ben altri testi per approfondire.
Don Piero ha sinteticamente sviluppato l’argomento i sei punti, che poi sono i capitoli del libro, dando elementi di conoscenza e di valutazione: cos’è l’Islam e la sua storia, la sua differenza con il Cristianesimo, consigli su come deve riformarsi per entrare nel mondo moderno. Infine, gli ultimi due punti, che peraltro mi interessa sviluppare, in questo intervento:“come dobbiamo rispondere alla sfida che l’islam oggi rappresenta per i popoli occidentali” e “per capire e dialogare con l’islam, dobbiamo convertirci a Cristo”.
Padre Gheddo sperando di poter fare un servizio alla Chiesa, in linea con il Magistero dei papi e dei vescovi, sosteneva che“i popoli islamici non sono solo una minaccia alla nostra tranquillità, ma una possibilità di crescita umana e religiosa”. In altre parole,“l’islam non va preso solo in senso negativo, dobbiamo interpretarlo anche in senso positivo: un segno forte che Dio ci manda perchè abbiamo, noi Occidente cristiano, a ritornare a Dio, convertirci a Cristo”, tutto questo per non cadere nel baratro dello scontro di civiltà, profetizzato da Samuel Huntington. Per il missionario del P.I.M.E., oggi con la questione islamica, forse si può ripetere quello che si diceva quando l’Occidente doveva affrontare la sfida del comunismo: bisogna dialogare con il mondo comunista, per evitare una guerra atomica, che avrebbe distrutto l’umanità. Certo oggi non c’è più il pericolo atomico, ma quello del terrorismo jihadista dei kamikaze e delle numerose guerre e guerriglie accese in tanti paesi islamici.
Riuscirà l’islam a riformarsi?
Intanto per entrare nel mondo moderno, secondo padre Gheddo, è necessario che l’islam riformi se stesso dal suo interno. Il mondo musulmano è in crisi, i paesi islamici l’un contro l’altro sono in lotta, ma anche in lotta contro il mondo esterno, in particolare l’Occidente. Questa crisi,“ha le sue radici nella difficile integrazione dei popoli e paesi islamici nel mondo moderno: in essi mancano o scarseggiano democrazia, libertà di pensiero e di religione, rispetto dei diritti dell’uomo e della donna, istruzione popolare, sviluppo economico tecnico e scientifico”.Gli slamici nell’incontro-scontro con l’Occidente avvertono diverse difficoltà nell’integrazione, scaturite da certe nostre novità; alcune positive, come la libertà di pensiero, di stampa, di religione, liberazione della donna, istruzione di massa. Altre negative come il nudismo, i matrimoni di omosessuali, il laicismo e l’ateismo proclamati come segno di progresso. Novità che demoliscono alla base la fede e la vita dei popoli musulmani. “Oggi i musulmani avvertono il pericolo mortale portato dall’Occidente alla loro fede e comunità religiosa, non più solo in campo militare o economico, ma in quello culturale-religioso”. A questo punto padre Gheddo si domanda: “Lo stile di vita ‘occidentale’, cioè l’unica ‘modernità’ che si conosca (nel bene e nel male), può andare d’accordo con la fede nell’islam?”. Certo il religioso evidenzia che il“mondo moderno”, a volte, non piace neanche a noi cattolici, ci sono aspetti negativi, come gli effetti della rivoluzione sessuale, soltanto che per cambiarle abbiamo capito da tempo che non serve isolarsi o combatterlo con la violenza.
Cosa possiamo fare noi occidentali e cristiani per incontrare i fratelli musulmani? Innanzitutto serve la conoscenza reciproca, il dialogo e la collaborazione, in caso contrario si va allo scontro frontale, alla guerra totale.La prima cosa da fare per rispondere alla provocazione islamica, per padre Gheddo è quella di convertirsi a Cristo, recuperare la propria identità religiosa per essere compresi dai popoli islamici e poi dovremmo essere capaci di gettare ponti di dialogo con il mondo islamico, anche se è difficile, perché l’islamismo è una religione acefala, priva di gerarchia.
Un altro aspetto che padre Gheddo evidenzia nel libro è quello di ottenere la reciprocità di trattamento con i paesi islamici. In pratica come noi diamo la libertà religiosa agli islamici, loro devono darla a tutte le altre religioni. E’ notorio che nei paesi a maggioranza islamica i cristiani non sono liberi di manifestare la loro fede, anzi spesso sono perseguitati. Quella con l’islam è una sfida che va presa sul serio, secondo il missionario, è una sfida che sarà il tema dominante nel nostro prossimo futuro, e lo vediamo tutti i giorni. “Purtroppo, quando i musulmani raggiungono una certa consistenza in un territorio, c’è il rischio che formino un ghetto all’interno della città o regione, andando avanti con le loro leggi e costumi”. La cronaca di questi giorni, fa apparire Padre Gheddo un facile profeta. Tra l’altro anche don Piero fa riferimento alla discussa lettera pastorale del 2000 del cardinale Giacomo Biffi che consigliava alle autorità civili italiane di far entrare persone che accettano la Costituzione e le nostre leggi. Il cardinale è stato attaccato e vituperato sia dalla stampa che dal mondo politico, considerandolo un razzista.
Per incontrare l’islam ritorniamo a Gesù Cristo.
Può apparire uno slogan, ma è l’unica via percorribile e sensata. Certamente non possiamo scontrarci con il mondo musulmano. La loro sfida è soprattutto di tipo religioso, e il nostro mondo occidentale, secondo don Piero,“deve riflettere su un dato di fatto evidente e risaputo: i popoli musulmani ci vedono come ricchi, democratici, tecnicizzati, istruiti, ma anche come atei, aridi, cinici, vuoti dentro, senza ideali, senza regola morale.Ritengono di avere una missione storica da compiere: venire in Occidente per dare un’anima alla nostra civiltà, convertendoci in un modo o nell’altro all’islam”.Del resto nel nostro mondo esiste una crisi esistenziale, molti studiosi hanno descritto i “sintomi inquietanti di decadimento” del nostro Occidente, una crisi che qualcuno l’ha paragonato alla caduta dell’impero Romano. I problemi sono tanti che tormentano i nostri Paesi occidentali, più volte sono stati evidenziati, l’inverno demografico, il degrado morale, il suicidio culturale, la frammentazione politica, i comportamenti antisociali (omicidi, droga, violenza), decadimento dell’istituzione familiare (divorzi, aborti, matrimoni omosessuali) a coronamento di tutto c’è il rifiuto da parte delle istituzioni europee e del mondo intellettuale di riconoscere le nostre radici cristiane. “L’Europa non si ama più”diceva il cardinale Joseph Ratzinger. Abbiamo prodotto una civiltà corrotta e fiacca, che conduce alla morte. Mentre gli islamici vivono in una civiltà sacrale, credono alla presenza di Dio nella vita dell’uomo e dei popoli, ci credono veramente. Come possiamo rispondere? Ritornare ai valori del Cristianesimo, al Vangelo che ha fatto grande l’Occidente.

Domenico Bonvegna
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