Giù le mani dalle donne

di Laura Onofri

Con sentenza del 23 novembre, depositata il 2 febbraio, il tribunale di Palermo si è espresso nel merito delle accuse di molestie mosse nei confronti di Domenico Lipari, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate del capoluogo siciliano, giudicandole come “un immaturo e inopportuno atteggiamento di scherzo“.

Poco importa se a questo cosiddetto “scherzo” sono seguite le denunce delle dirette interessate che hanno raccontato una di aver ricevuto una pacca sul sedere e l’altra che l’uomo in una prima occasione le poggiò il dito sul bottoncino della camicetta e una seconda volta le sfiorò le parti intime.

Nonostante questi comportamenti siano stati ammessi dall’imputato, la giudice non ha ritenuto di vedervi commesso alcun reato, poiché, come riportato nella sentenza, l’atteggiamento dell’ex direttore “era oggettivamente dettato da un immaturo e inopportuno atteggiamento di scherzo, frammisto ad una larvata forma di prevaricazione e ad una, sia pur scorretta, modalità di impostazione dei rapporti gerarchici all’interno dell’ufficio”, ma non ha danneggiato le vittime né la loro sessualità.

Nonostante le due donne abbiano spiegato in aula di non aver mai vissuto il comportamento dell’uomo come un scherzo innocente, a poco è valsa la loro opinione: come troppo spesso è accaduto, purtroppo, anche in questa situazione, anziché difendere il loro diritto a non sentirsi per l’appunto prevaricate dal comportamento del loro superiore, come ammesso anche nella sentenza, non solo nella normale gestione dei rapporti gerarchici, ma anche nel proprio corpo, ecco che attraverso questa stessa sentenza la responsabilità del gesto viene meno, quasi la questione fosse una semplice mancanza da parte delle due donne del senso dell’umorismo.

Questa sentenza è grave, perché legittima comportamenti purtroppo molto diffusi nel nostro Paese e drammaticamente in aumento negli ultimi tempi: soprattutto in alcuni segmenti del mercato del lavoro ed in alcune zone geografiche si assiste al grave e silenzioso aumento di atti di molestie e violenze sessuali in cui le donne si trovano nella condizione di “tacere ob torto collo” per evitare il licenziamento e la perdita di risorse economiche.

Nell’esprimere la massima solidarietà a tutte le donne lavoratrici vittime di molestie, e in questo specifico caso, alle dipendenti dell’Agenzia delle Entrate, manifestiamo forte stupore e perplessità in merito a questa sentenza che assolve l’ex Direttore DOTT.LIPARI, così come manifestiamo indignazione per il comportamento dell’Ente in cui lavorano e che avrebbe dovuto tutelarle, ma che non ha mai avviato alcun provvedimento disciplinare quando il dirigente era in servizio, salvo dichiarare, a clamore avvenuto, di volersi costituire parte civile contro di lui per aver procurato un danno d’immagine all’Agenzia.

Questa sentenza inaugura e segna un grave precedente, secondo cui se chi molesta non ricava piacere sessuale, non compie alcun reato; e lo sfioramento delle parti intime sono considerate dalle toghe una specie di scherzo che “non ha danneggiato” le vittime.

Contestiamo con forza questo approccio in quanto ricevere palpeggiamenti e/o toccamenti indesiderati sul luogo di lavoro, rappresenta una grave limitazione della liberta individuale, proprio perchè, come ammesso dalla sentenza stessa, costituisce una forma di prevaricazione ed una scorretta modalità di impostazione dei rapporti gerarchici all’interno del luogo di lavoro compiuta sulla componente più debole del rapporto stesso: le lavoratrici. Occorre ricordare inoltre che è preciso dovere del datore di lavoro garantire il rispetto della dignità delle/dei/lavoratrice/tori dipendenti ( art.2087 del codice civile).

Per questo oggi chiediamo

ALLA POLITICA E ALLE ISTITUZIONI

UNA GIUSTIZIA VERA, BUONE PRASSI CHE PRODUCANO UNA LAICA E CIVILE CONVIVENZA, A GARANZIA DELLA LIBERTA’ E INVIOLABILITA’ DEL CORPO DELLE DONNE , ESIGIBILITA’ DEI DIRITTI, NEL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE E DELLE LEGGI, PUNIZIONI SEVERE PER COLORO CHE USANO IL POTERE GERARCHICO PER ASSOGGETTARE LE LAVORATRICI.