Genovese è ancora in carcere. A me francamente sembra eccessivo

di Emilio Fragale

Francantonio Genovese è ancora in carcere. A me francamente sembra eccessivo. Credo sia venuto il momento di dire … "ma … basta". Ora bisogna solo aspettare il verdetto del processo già iniziato. Gli arresti in carcere, per assunte perduranti esigenze cautelari, appaiono una forzatura che non può non essere opinata. Ho predisposto una nota da inviare a Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro della Giustizia. Vi sottopongo il testo per chi volesse sottoscriverla. Vi prego, per chi la condividesse, di inoltrare ai contatti che non vedete in indirizzo.
La invierò tra una settimana.

‎Ma … basta!
L’on. Francantonio Genovese, ex sindaco della città di Messina, è ancora in carcere. Il parlamentare è recluso nella Casa Circondariale di Gazzi dal 15 gennaio u.s., non per scontare una pena detentiva, ma in applicazione di una misura cautelare. Le indagini nel procedimento in cui è l’esponente politico è coinvolto si sono chiuse … anzi è – persino – pendente il processo in fase dibattimentale. Un processo diviso in due tronconi. Pertanto, secondo Procura e Tribunale della Libertà, si teme ancora ‎ (esclusa l’astratta possibilità di un pericolo di fuga) per l’inquinamento delle prove o la reiterazione del reato. Inquinamento delle prove e/o reiterazione del reato dopo anni e anni di indagini, arresti, servizi televisivi su scala nazionale, titoli a nove colonne su testate giornalistiche non solo locali, commissioni parlamentari, voto alla Camera per l’autorizzazione alla applicazione delle misure, giudizi incardinati!? Sembra plausibile? Sembra verosimile? In questo tempo si sono registrati, peraltro, i domiciliari prolungati della moglie, successivamente – prima di quest’ultimo arresto – i domiciliari per un semestre dello stesso on. Francantonio Genovese (dopo essersi consegnato in carcere a seguito del voto palese a Montecitorio … in "occasione" delle elezioni europee). Non si sottace che – beffardamente – pochi giorni prima della emissione della sentenza della Corte di Cassazione emessa a gennaio 2015, con cui si è statuita la bontà della proposizione del gravame proposto dai P.M. avverso la pronunzia del G.I.P. emessa a luglio 2014 (che si era espresso per la sufficienza della carcerazione domiciliare), un altro Giudice … aveva disposto un affivolimento ulteriore della misura dispondendosi la possibilità per il deputato di avere contatti esterni anche con persone estranee al nucleo familiare. In questi mesi si sono succedute diverse istanze introitate dai difensori intese ad ottenerne la scarcerazione (o comunque a una attenuazione della misura) vanificate da un rigore che appare sempre più ingiustificato. Persino, l’ultima domanda, inoltrata dopo la emanazione della legge del 16 aprile 2015 n. 47, con cui si è ammantato il presupposto della misura cautelare con una connotazione non solo di "attualità" ma anche di "concretezza"‎, è stata rigettata dal Tribunale del Riesame. Ma secondo buon senso e a rigore di logica si ritiene davvero "concreto" il pericolo di reiterazione del reato? Che attualità ha il c.d. Giudicato cautelare che ha fotografo una situazione risalente a giugno/luglio 2014? Il quadro succintamente descritto merita la Vs. attenzione perchè – al netto di ogni determinazione conquenziale all’esito del giudizio – oggi appare impropria e spropositata la restrizione in carcere dell’on. Genovese. Nel richiedere l’attenzione al caso, si sottolinea che a prescindere dalla fattispecie specifica, sgomenta il paradigma sottostante che finisce per declinarsi in una sfiducia di fatto sull’impianto costituzionale della innocenza sino a prova contraria e in uno svilimento della centralità del processo con i suoi riti e ritmi, con i suoi andamenti e con i suoi esiti … a tutto favore di un impianto accusatorio che – a prescindere – dai verdetti finali … comunque "incassa" il proprio risultato. Ci troviamo innanzi a una sorta di anticipazione della pena (pena a seguito di condanna – per definizione – non scontata) non tollerabile proprio per ragioni di "giustizia". Ciò a cui si assiste increduli, perplessi, preoccupati è un deficit di serenità che si traduce in un sostanzialismo nella affermazione delle baricentriche ragioni di c.d. difesa sociale nel sacrificio (se non nel dispregio) de‎lla libertà personale. Probabilmente, uno sguardo ispettivo sulla correttezza dell’operato a queste latitudini e a Palazzo Piacentini ‎affrancherebbe la vicenda dal retropensiero di un atteggiamento inteso ad assecondorare istinti di piazza e acritici rigurgiti sensazionalisti, populisti e giustizialisti.