
di Claudio Andò
Tradizione secolare quella delle barette a Messina. Quest’anno però si può parlare di una processione deludente. Il percorso è stato accorciato, assente la banda musicale e anche gli altoparlanti. Si potrà dire che è la processione in sè importante, quello che fa stare li il fedele, e non il corredo. Giusto.
Va però detto che un lettore che legge passo passo gli avvenimenti delle varie stazioni rende migliore anche la visione delle Barette che man mano passano al fedele; ti fornisce spiegazioni, ti consegna messaggi che chi ascolta può usare per farne riflessioni personali. La musica poi da il ritmo alla processione. Da che mondo e mondo ogni processione ne ha una. Le varie barette possono così muoversi in maniera dondolante dando l’idea di essere d’innanzi a una vera e propria processione, ci colperà l’immaginario collettivo forse, ma è cosi. Dietro l’ultima baretta c’è il primo cittadino, con l’immancabile t-shirt. Durante le varie fermate, a chi gli rimprovera fallimenti, risponde con l’abituale motivetto: pensate a chi c’era prima. Eccola Messina, tradizioni che neanche tanto lentamente vanno perdendosi, non per fare spazio a un futuro migliore, ma per dare il largo al nulla. Ed è così che perderemo tutto: passato e presente. Per un futuro migliore possiamo solo sperare. O ci risolleveremo o moriremo. Terzium non datur.