Riforma delle Autorità Portuali e il ruolo di Messina

di Fernando Rizzo

Lunedì 20 ottobre con inizio alle ore 20,30 nel salone del Royal Palace Hotel, si svolgerà un incontro organizzato dal Rotary Stretto di Messina e da Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno sul Tema: Riforma delle Autorità Portuali e il ruolo di Messina. Dopo un breve saluto del presidente del Rotary avv. Ottaviano Augusto, l’incontro sarà presentato dall’avv. Fernando Rizzo (coordinatore di Rete Civica) e a seguire interverranno: il presidente dell’Autorità Portuale, comandante Antonino De Simone, l’on. Nino Germanà deputato di NCD, l’on. Francesco D’Uva del M5S, e l’ing. Basilio Ridolfo segretario provinciale del PD.
Come sapete Messina (città metropolitana) a fine agosto ha rischiato lo scippo dell’A.P. che sarebbe stata accorpata a quella di Gioia Tauro. Tale catastrofe era stata presentata dal quotidiano cittadino come il primo tentativo di costituire l’Area Integrata dello Stretto.
Colossale imbroglio: intanto l’A.P. di Messina che comprende i porti di San Francesco, porto storico, Tremestieri e Milazzo, ha una liquidità per € 90 milioni; un avanzo di cassa di immediato impiego per € 60 milioni ed entrate annue per € 9 milioni. Tutto ciò significa autonomia di reperimento di risorse, forme di partenariato pubblico-privato (PPP), utilizzo di mutui presso la Cassa Depositi e Prestiti, accesso privilegiato ai fondi strutturali UE 2014-2020. Oltre alla immediata spendibilità delle somme con appalti privatistici e soggetti solo in parte, alle regole stringenti e dilatate del pubblico appalto.
Invece il porto di Gioia Tauro è un porto di trasbordo, cioè un porto di collegamento scarico e carico dei contenitori: non essendo porto di destinazione finale (Hub o Gate) non si produce alcuna ricchezza per il territorio. Questo porto è sostanzialmente privato, gestito da un unico Terminalista, la società Medcenter Container Terminal S.p.A..
l’Autorità portuale non conta nulla chi comanda e decide è il privato terminalista. Cioè Gioia Tauro è un porto morto finanziato solo dallo Stato.
Messina da un accorpamento con Gioia Tauro (più di 300 cassaintegrati) avrebbe solo da perdere e nulla, proprio nulla da guadagnare. Andrebbe soltanto a consegnare nelle mani di un terminalista: 60 milioni di euro di avanzo di amministrazione; 90 milioni di euro di liquidità e 9 milioni di euro di entrate annuali.
Tale assunto trova riscontro nella nota del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti prot. n. 7401 del 25/06/2010 e nella nota del Ministero dell’Economia e delle Finanze prot. n. 48508 del 10/06/2010. Questo comporta sostanzialmente che gli oneri di copertura delle perdite dello scalo per la contrazione dei traffici sono sopportati dall’Autorità portuale di Messina. Per tale motivo di questo ulteriore discutibile sopruso posto in essere solo al fine di spartirsi e gestire la Presidenza dell’Autorità Portuale e quella del Segretario Generale, parleremo lunedì. Saranno affrontati i temi ma soprattutto saranno presentati nuovi risvolti per il rilancio e la centralità dell’Autorità Portuale dello Stretto con sede a Messina.