Legge di stabilità 2015, guai in vista per Accorinti & Co.

 

di Nicola Currò

La legge di stabilità per il 2015 rischia di trasformarsi in una pietra tombale sulla nefasta esperienza amministrativa della giunta Accorinti. C’è una norma, espressamente voluta dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che obbliga Regioni, Provincie e Comuni a raggiungere l’obiettivo del pareggio con due anni d’anticipo rispetto al previsto e cioè già a partire dal prossimo anno.
Dei 23 miliardi previsti dalla manovra 5 miliardi arriveranno dalla revisione della spesa per gli acquisti della pubblica amministrazione, con il riferimento ai prezzi standard della Consip, cui si aggiungeranno i risparmi dovuti alla razionalizzazione e alla dismissione delle partecipate locali. Le Regioni contribuirebbero con 3 miliardi (1,5 con il risparmio sugli acquisti, metà solo sulla spesa sanitaria), i Comuni con 1,5 miliardi e alle Province si chiederebbe un taglio di 500 milioni. Certo, la norma che obbliga gli enti locali al pareggio di bilancio per il 2015 prevede anche il superamento del Patto di Stabilità, così che essi potranno spendere 1,5 miliardi di euro in più, interamente coperti dallo Stato, ma è più probabile che la norma voluta da Padoan li costringerà a dichiarare il dissesto.
Nessuno fino a oggi si è voluto occupare della finanza creativa degli enti locali, che negli anni ha prodotto un buco da 70 miliardi di euro, buco destinato a far esplodere la finanza pubblica italiana, e oggi pare voglia farlo Padoan. Chiaramente lo Stato può sempre tappare il buco, il problema è trovare le risorse per farlo… soprattutto quando ci sono amministrazioni come quella guidata da Accorinti che guarda più a garantirsi consenso elettorale, stabilizzando centinaia di precari, piuttosto che sistemare i conti in profondo rosso del Comune di Messina.

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