Rompere la gabbia dell’austerità

Negl’ultimi giorni la situazione politica in città ha subito una brusca accelerazione. I bilanci preventivi e consuntivi da approvare a breve(salvo proroghe) e l’approvazione del Piano pluriennale, mettono un’ipoteca per 10 anni sui cittadini, principalmente su quelli più colpiti dalla crisi economica, per cui a questo punto pensiamo sia d’obbligo tirare le somme e fare un primo bilancio politico. Il Piano di riequilibrio della Giunta Accorinti si interseca perfettamente con le politiche di austerità che da sempre come sinistra radicale combattiamo, perché crediamo che all’interno di queste politiche si sviluppi la retorica insopportabile dei sacrifici durante la crisi, salvo poi scoprire che a far sacrifici e a pagare la crisi sono sempre gli stessi. Pensiamo inoltre che proprio queste politiche, che impediscono di fatto l’erogazione per la Spesa Pubblica, siano le principali responsabili della crisi che insieme all’ascesa delle privatizzazioni, intese come risolutive, abbiano prodotto la desertificazione dei diritti, welfare state e l’abbattimento dei servizi minimi ai cittadini.
Purtroppo la Giunta Accorinti ha deciso di non avviare alcun azione conflittuale contro il Patto di Stabilità Interno(la vera tagliola per i comuni) imposto dal Governo agli Enti Locali per far recuperare l’80% del debito complessivo della Pubblica Amministrazione ai territori, nonostante i Comuni detengano soltanto il 2,5% della totalità del debito. Il Patto di Stabilità Interno è la conseguenza territoriale e localizzata dei famigerati trattati imposti dall’UE ai quali tutti i governi che si sono succeduti fin ora hanno sottostato e obbedito.
Nondimeno crediamo che il lascito marcescente delle scorse Amministrazioni, fatto di spese pazze e gestione arbitraria del bene pubblico, unito ai saccheggi del Governo centrale per ripianare debiti, non possa ricadere totalmente sulla Giunta Accorinti che dal giorno dopo l’insediamento si è trovata davanti una situazione disastrosa.
Tuttavia ci saremmo aspettati più determinazione da una Giunta che in campagna elettorale ha promesso un cambiamento, per di più dal basso e che all’appuntamento decisivo per il futuro di una città ha disatteso.
Il passaggio cruciale a nostro avviso si è verificato col Piano di rientro pluriennale ed il nostro dissenso è motivato da due questioni: di metodo e di merito. La Giunta ha recintato il processo di discussione e stesura del Piano mettendo i consiglieri di CMdB i quartieri ed il movimento davanti al fatto compiuto, svilendo così una delle prerogative principali di questa nuova esperienza politica, ovvero la partecipazione democratica ai processi sociali e politici della città. Il bilancio partecipato ad es. temiamo sia a questo punto solo inchiostro impresso nella brochure del programma elettorale.
Noi riteniamo che una questione di tale importanza andasse affrontata diversamente perché diverso era lo spirito iniziale che innervava questo percorso. I Comuni ,quartieri, comitati popolari, rappresentano la democrazia di prossimità ,un possibile spazio di applicazione per la realizzazione di una nuova democrazia partecipata. Praticare l’autosufficienza, rinchiudersi nelle stanze per gli addetti ai lavori, non ha certamente favorito le istanze di partecipazione e discussione.
In secondo luogo per quanto concerne il merito, il Piano di Riequilibrio pluriennale si configura come il "Riequilibrio del dissesto".
il Piano è iniquo e quindi socialmente insostenibile perché si basa su misure di risanamento che prevedono un aumento della pressione fiscale(prevede il rientro della massa debitoria mediante una massiccia azione di riscossione tributaria con tasse al massimo) a cui conseguirà una diminuzione del potere di acquisto delle classi sociali più deboli; è strutturalmente deficitario perché non si fonda su atti amministrativi deliberati ma su una ristrutturazione ipotetica e futuristica dei deficit endemici dell’Ente.
Questo Piano di Riequilibrio è evidentemente un piano di rientro dai debiti contratti da una classe dirigente politica truffaldina, ma sarà anche un piano d’uscita dalle città civili, sarà una grande e pesante manovra recessiva. Gli interrogativi quindi restano.
Una volta approvato il Piano “lacrime e sangue” e avendo in scadenza i bilanci da approvare, possiamo sapere come si è prodotto il debito? Perché si è prodotto? Chi sono i responsabili? Come dicono i consiglieri Sturniolo e Lo Presti: “questo piano assume i caratteri di una grande sanatoria”, assolve tutte le responsabilità politiche che si celano dietro le cifre e i numeri e le tabelline asettiche di questo documento contabile. E’ prioritario un ragionamento politico che possa eviscerare, analizzare e criticare i debiti formatisi con i derivati, consulenze, con società partecipate incontrollabili e con i “monopoli” economici di questa città.
Al deficit di discussione democratica e partecipativa e di merito politico, c’è da aggiungere l’incertezza in cui si piomba per dieci anni: stare sotto ricatto della Corte dei Conti e degli organismi di controllo per il rientro del debito, che valuteranno se entro le scadenze previste i conti quadrino e se i previsionali vengano rispettati. C’è il rischio che per far quadrare i conti si chiedano ulteriori sacrifici ai cittadini, si programmi la svendita del patrimonio pubblico e la diminuzione sensibile dei servizi. Tutto ciò non differisce praticamente in nulla dalla condizione di dissesto, perché per accedere al fondo di rotazione (articolo 242-bis, comma 8 lettera g) l’ente deve garantire aliquote o tariffe al massimo e che si impegnerà ad alienare il patrimonio non indispensabile ai fini istituzionali e che rideterminerà la dotazione organica!
In questi giorni si voterà il “previsionale”, che a settembre ha l’aspetto di un consuntivo(ricordiamo che Signorino dichiarò che mai più si sarebbero approvati previsionali in ritardo come fecero le scorse amministrazioni)
Il Circolo “P.Impastato” – Rifondazione Comunista Messina manifesta quindi fortissime perplessità sul Piano di rientro votato in aula e sui bilanci ancora da approvare.
I disallineamenti tra le partite debitorie e creditorie esposti nei bilanci delle partecipate e del comune di Messina, l’assenza dei contratti di servizio con le Partecipate, le criticità a più riprese segnalate dalla Corte dei Conti e dai revisori del Comune, il riconoscimento politico e la legittimazione dei mascalzoni che hanno indebitato la Città con derivati(paghiamo 1,6mln di euro l’anno agli Istituti di credito) evidenziano una certa approssimazione della gestione Accorinti.
E ancora: un Piano di Alienazioni di immobili, che sebbene sia stato ridotto ad una vendita potenziale di 8mln di euro, è comunque teso a ripianare i debiti. Gli immobili sono lasciati a marcire, mentre potrebbero essere riutilizzati attraverso pratiche di recupero e autorecupero per dare ad es. un tetto sulla testa a tante persone senza casa.
Per queste motivazioni chiediamo all’Amministrazione di riaprire un confronto serio sui temi importanti di questa città e di non ingabbiare la discussione nelle stanze di Palazzo Zanca;
avviare in città un percorso conflittuale contro il cappio del Patto di Stabilità Interno, e dentro questo percorso dar vita ad una rete dei Comuni che disobbediscano a questo dispositivo che strozza i cittadini;
definire le linee fondamentali di una politica del debito , in base alla quale reimpostare il bilancio comunale, al fine di indicare dei tempi e delle modalità di rientro che allentino la morsa ai danni dei cittadini;
istituire una commissione cittadina per l’audit del debito pubblico volta ad acclarare responsabilità ed irregolarità compiute che hanno reso possibile la costituzione di un tale debito.
Infine, considerato che un terzo del Piano di rientro è determinato da maggiori tasse, crediamo sia opportuno per una maggiore giustizia sociale, destinare il 20% del sovra gettito delle entrate tributarie ai cittadini in maggiore difficoltà. Combattiamo culturalmente e politicamente il Moloch del debito come processo incontrovertibile a cui sottostare, spezziamo questi meccanismi estrattivi, rompiamo la gabbia dell’austerità e dell’accumulazione capitalistica, non possiamo più accettare questo sistema perverso che vuole la risoluzione della crisi nell’ulteriore impoverimento dei ceti popolari del paese.

Direttivo Circolo P. Impastato– Partito della Rifondazione Comunista Messina