WWF: LA POLITICA RISPONDA DELLA BANCAROTTA DELLE REGOLE

“Prima che le responsabilità penali sarebbe il caso di indagare le responsabilità politiche di questa bancarotte delle regole, emersa dalla vicenda MoSE. E’ dal 2003 che il MoSE è stato autorizzato in deroga alle normative sulle valutazioni ambientali e alle regole sui lavori pubblici, grazie alla regia del Comitatone istituito dalla Legge speciale su Venezia che era nata per proteggere la Laguna” commenta Stefano Lenzi, responsabile relazioni istituzionali del WWF, che aggiunge: “Si è affidata, senza gara, al Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico, la realizzazione di un’opera il cui costo negli anni è più che triplicato (il progetto di massima del 2001 era di 1,5 miliardi di euro, mentre oggi supera i 5,4 miliardi di euro) scegliendo un progetto senza fare la Valutazione di Impatto Ambientale – che avrebbe consentito la comparazione delle alternative a minor costo ambientale, economico e sociale – e violando le normative europee a tutela della biodiversità, arrecando “danni ai valori ecologici della Laguna” .
Il WWF che osserva come la vicenda del MoSE sia la testimonianza plateale che le corsie preferenziali per le infrastrutture strategiche e le leggi speciali in deroga alla normativa ordinaria inducono regimi straordinari spesso criminogeni che devono essere ricondotti alla normalità delle procedure amministrative nella selezione, realizzazione e controllo dei progetti, come richiesto giustamente da Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, ricorda come:
1. il 3 aprile 2003 con un a Delibera del Comitatone, che faceva riferimento a precedenti decisioni del Consiglio dei Ministri, fu chiusa la procedura di VIA con un giudizio positivo, di carattere politico, senza che ci fosse alcun vaglio in sede tecnica delle possibili alternative;
2. nel 2009 la DG Ambiente della Commissione Europea decise, dopo grandi pressioni da parte del Governo italiano di chiudere la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per violazione della Direttive Habitat e Uccelli, pur ammettendo che le disposizioni della Direttiva Habitat sono state violate dalle Autorità italiane”.
3. sempre nel 2009, nelle Conclusioni della Indagine della Corte dei Conti si censurava la mancata redazione del progetto esecutivo generale del Sistema MoSE e l’esistenza di oltre 150 stralci esecutivi, denunciando come ciò comportasse l’assenza di una generale pianificazione tecnico-economica.
“Non poteva andare a finire che così, come per la stragrande maggioranza delle grandi opere italiane, spesso progettate malissimo, senza che siano valutate le ricadute sull’ambiente e senza che siano accompagnate da piani economico-finanziari che consentano di valutare se i costi di realizzazione, gestione e manutenzione siano congrui. Intanto, comunque paga lo Stato”, conclude il WWF.

SCHEDA TECNICA WWF SUL GRANDE BLUFF DEL MoSE
Il sistema MOSE (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico) per la difesa di Venezia e della laguna dalle acque alte è costituito da schiere di paratoie mobili a scomparsa poste alle bocche di porto (i varchi che collegano la laguna con il mare e attraverso i quali si svolge il flusso e riflusso della marea) di Lido, di Malamocco e di Chioggia, in grado di isolare temporaneamente la laguna di Venezia dal Mare Adriatico durante gli eventi di alta marea. Il Mose è stato progettato per proteggere Venezia e la laguna da maree fino a 3 metri e attualmente la sua entrata in funzione è prevista per maree superiori a 110 cm.
Proprio il fatto che il Mose entri in funzione solo per maree solamente sopra i 110 cm, oltre che confermare che Piazza San Marco (il simbolo di Venezia) oggi a quota 60 cm slm con le alte maree sarà sempre allagata, ci permette di valutare i dati del Centro Previsioni e Segnalazioni Maree, sul rilevamento delle massime di marea >=+80 rilevate in località Punta della Salute negli ultimi dieci anni, il risultato che emerge dall’elaborazione dei dati con la tabella che segue è sconcertante.
Dalla tabella allegata è evidente che se il Mose fosse stato in funzione nelle annate 2003-2012 anche se Piazza San Marco e le altre aree fossero state con la pavimentazione rialzata dagli attuali 60 cm agli 80, sarebbe stata comunque allagata per ben 1088 volte, ed è quello che più o meno comunque succederà anche con l’entrata in funzione del Mose.
I promotori e sostenitori dell’opera quale “scusante” di questa assurda situazione fanno notare che il Mose, funziona solo insieme ad altri interventi come il rinforzo dei litorali, il rialzo di rive e pavimentazioni e la riqualificazione della laguna. Sul rialzo di rive e pavimentazioni non è stato fatto più nulla da diverso tempo ed ora i soldi sono quasi finiti e il Mose entrerà in funzione nel 2016 con queste carenze prima evidenziate.
Possiamo quindi affermare che si sta ultimando l’opera mastodontica del Mose, dal costo assurdo che a dicembre 2011 ammontava a 4.271,6 milioni di euro (4,2 miliardi) e che ora, nel 2013, è lievitata a 5,4 miliardi, senza rosee prospettive sul suo funzionamento, soprattutto in mancanza delle opere complementari obbligatorie per il funzionamento, seppur limitato ai 110 cm.
Oltre ad altri noti problemi di funzionamento delle paratie mobili, saranno comunque i costi sulla manutenzione che creeranno grossi problemi, soprattutto di carattere finanziario, in quanto il Consorzio Venezia Nuova sarà responsabile del funzionamento del Mose solo per i primi tre anni dopo la realizzazione e poi qualsiasi intervento successivo sarà a carico degli enti locali. Già in questa fase in cui i lavori non sono ancora terminati i costi di manutenzione delle strutture ammontano almeno a 20 milioni l’anno.