
Dopo lo sbarco avvenuto a Messina la scorsa settimana, è chiaro che la situazione degli sbarchi in Sicilia continua ad aggravarsi e a mettere in luce l’intenzione del governo centrale di voler mostrare le operazioni di salvataggio e di accoglienza sotto l’ottica emergenziale e soprattutto c’è il chiaro intento di voler fare dominare una narrazione che è quella che vuole creare panico e paura. Le immagini dello sbarco avvenuto nel porto di Messina sono ancora vive nella memoria della città che fino a un paio di mesi fa non era stata direttamente coinvolta in nessun tipo di operazioni governative rispetto sia agli sbarchi sia all’accoglienza. In pochi mesi Messina si ritrova ad affrontare anche sul piano politico una questione che prima era lontana e al massimo si assisteva passivamente alla fuga delle persone da gravi situazioni che minacciano i loro diritti fondamentali. Ci sembrava una vaga e remota storia di fuga e adesso le persone che fuggono e rivendicano il diritto di scegliere dove andare a vivere la propria vita sono i nostri vicini e sono concentrati in strutture come la tendopoli nell’area sportiva del Pala Nebiolo, approntata dalla Prefettura su richiesta del governo centrale. Da mesi il PRC denuncia questa drammatica situazione e cerca di interloquire con un’amministrazione comunale che non riesce a districarsi da quel gioco forza che fa la prefettura insieme al ministero dell’interno. Il ministro Alfano sa molto bene che le donne e gli uomini che arrivano via mare sono persone che chiedono rifugio ed accoglienza e non possono essere imbrigliati in un sistema per il diritto d’asilo rigido come quello finora adottato e che sta facendo crescere soprattutto la permanenza in Sicilia e nel resto del paese di richiedenti asilo in attesa di essere ascoltati dalle commissioni. E’ lo stesso ministero di Alfano che qualche giorno fa ha fornito i dati sulla bassa percentuale di dinieghi alle richieste di protezione. Ciò vuol dire che la maggior parte degli arrivi sono richieste di protezione e non è possibile continuare a far apparire un flusso migratorio che non ha nulla a che fare con l’emergenza e che quindi non va affrontato sotto l’aspetto della sicurezza e dell’invasione.
Il governo continua, e in particolare il suo ministro Alfano, in un’assurda ambiguità: da un lato snocciola i dati e dice che i richiedenti asilo sono in aumento e ciò richiederebbe un sistema più veloce per prevedere tempi rapidi nella definizione delle domande di asilo con il conseguente aumento delle commissioni territoriali preposte a velocizzare i colloqui e il riconoscimento dello status di rifugiati, dall’altro costruisce galere etniche.
Fino ad oggi è tutto fermo e l’unica cosa che si sta muovendo da parte del governo centrale insieme alle prefetture territoriali è la macchina di un’accoglienza militarizzata. La stessa militarizzazione a cui abbiamo assistito la sera in cui è avvenuto lo sbarco di 360 uomini e donne nel porto di Messina. La città di Messina rischia di pagare le lentezze di un sistema che non ha alcuna programmazione dell’accoglienza e che si replichi ciò che da anni nel CARA (Centro Accoglienza per Richiedenti Asilo) di Mineo è in atto, cioè la permanenza di centinaia e centinaia di richiedenti asilo costretti a vivere in condizioni inumane. Il CARA di Mineo deve essere chiuso e non possiamo permettere che anche a Messina un’area come l’ex caserma di Bisconte venga destinata ad operazioni che inevitabilmente creeranno stati di indigenza. Non è possibile assistere al recinto da costruire intorno a donne e uomini che chiedono all’Europa di essere accolti e protetti perché la loro terra non gli garantisce una dignitosa vita. L’Europa se è dei popoli allora deve accogliere i popoli e non può fare il bastione e il braccio armato di una politica che sta decidendo chi ha il diritto alla vita e chi no. Il sovraffollamento cronico dei centri di prima accoglienza in Italia non può scaricare sui comuni un problema che riguarda le politiche dello Stato e in questo senso chiediamo fortemente alla giunta Accorinti di prendere le distanze da queste politiche e di concentrare i propri sforzi su scelte di accoglienza solidale e umana. Chiediamo al sindaco Accorinti di non accogliere gli appelli del Ministro Alfano, il cui obiettivo è che anche a Messina nasca una seconda Mineo. Non possiamo accettare acriticamente la costruzione sociale e politica del governo secondo cui è necessario aprire posti per accogliere le persone messe in salvo dalle operazioni Mare Nostrum e poi lasciate al loro destino e alle attese senza fine, fino a provocare i tentati suicidi o il suicidio di un giovane eritreo “accolto” nel CARA di Mineo. Il PRC si oppone fortemente a questo tipo di accoglienza e chiede ancora una volta che il sindaco Accorinti si confronti con la società civile e il movimento contro il razzismo e la xenofobia, affinchè si superi un’emergenza che non è data dai numeri delle persone che arrivano, ma dall’assenza di un vero sistema di accoglienza. Occorre procedere verso l’attivazione di centri di accoglienza decentrata e soprattutto di dimensioni piccole, con finanziamenti statali e gestiste dai comuni attraverso un lavoro professionale e che sensibilizzi la città sulla reale situazione da cui fuggono le persone che arrivano dagli sbarchi. Inoltre chiediamo a gran forza al presidente della regione Sicilia Crocetta, di convocare al più presto un tavolo tecnico di coordinamento regionale per avanzare una legge sull’immigrazione. Infatti la mancanza di una legge regionale sull’immigrazione non aiuta ad intervenire e a facilitare una costruzione di un sistema di accoglienza che non sia ingabbiato dentro un dispositivo della sicurezza e del controllo. Tutto ciò è necessario anche per rompere quel meccanismo che si crea e in questi anni si è rafforzato nell’esperienza del CARA di Mineo, che riguarda in modo particolare il rapporto tra prefetture ed enti gestori che non fanno altro che alimentare un pericoloso business difficile da monitorare e controllare. Il PRC in questi mesi ha denunciato i rischi che si mettano le basi per far nascere una gestione poco chiara e disumana del sistema accoglienza e soprattutto chiede che la città di Messina diventi l’esempio per una prima accoglienza in linea con gli standard europei e con ciò che è congruente con le Direttive europee. Messina non può più accettare strutture informali come il Pala Nebiolo, luogo in cui esiste una mezza detenzione voluta dalle politiche governative, ma deve avviare e attivare percorsi di integrazione che portino all’autonomia i richiedenti asilo.