Il male quotidiano: soci No Ponte e Si Fame!

L’importanza di chiamarsi Renato Accorinti ha lasciato tracce molto profonde su questo nuovo corso politico – cultuare – religioso della città. Da osservatore resto sgradevolmente sorpreso dai consensi che questa Giunta rivoluzionaria (?) ha catturato non tra i cittadini bensì nei salotti bene quasi fosse apparso l’angelo del Signore, in ossequio a un vecchio amore riscoperto: città = bene sociale! Roberto Gugliotta 

Caro Roberto,

vedi che i salotti buoni in tutte le epoche hanno sempre ammirato e spesso colluso con gli esponenti del terrorismo, del comunismo, del pacifismo, dell’ambientalismo estremista. Ti vorrei ricordare negli anni del terrorismo rosso i salotti buoni di Milano e Roma, l’editore Gian Giacomo Feltrinelli che iniziò e finì mettendo bombe. I tanti figli di politici come Carlo Donat Cattin o magistrati e professionisti che passavano le loro giornate arringando le signore dei salotti attratti dal fascino del rivoluzionario. O Marina Ripa di Meana che imbrattava le pellicce delle sue amiche davanti alla Scala. E’ così: la borghesia aristocratica si annoia a vivere di rendita ed è affascinata dal combattente si chiami Renato Curcio, Che Guevara, Lenin. Anche se poi a rivoluzione in corso i primi a morire sono i salottieri ospitanti. Mi hanno raccontato ieri di un lungo e pubblico abbraccio tra Accorinti e l’ing. Franza: soci No Ponte e Si Fame!

Fernando Rizzo