Radio Zanca: non ci sono più i servi di una volta…

 

di Roberto Gugliotta

Mi piace il nuovo corso dell’informazione messinese. Mi piace, punto! Non bisogna per forza essere d’accordo sui contenuti nè sulle analisi, nè tanto meno sulla presunta autorevolezza della firma. Smettiamola di spaccare il capello in cento parti, suvvia: chi nel 1998 sosteneva la necessità di avere più informazione oggi è il primo sostenitore della bontà del rigore dell’unica voce. Mi piace questa crescita di pensiero, stimo chi concorre a formare l’opinione pubblica, oltre che sui calci di rigore non concessi alle due formazioni calcistiche locali che militano nelle serie inferiori, anche sugli eventuali contributi che certi onorevoli, o i loro rappresentanti, ricevono da imprevedibili estimatori. E’ confortevole sapere cosa bisogna fare per cambiare il senso di marcia nella via Don Blasco o come doversi comportare nel caso in cui si provi a realizzare palazzine nella fascia di tolleranza dell’impresa legata al Sistema Messina. Ogni opinione, in questa materia assai complicata, è rispettabile e anche i molti e contrastanti interessi sono legittimi. Non c’è industria, editoriale compresa, che non tenda a espandersi, e a guadagnare, in denaro e in prestigio; e non c’è persona che non desideri avere i blog amici. E’ certo che i monopoli vanno combattuti, e debbono esistere regole e limiti, ma mi riesce difficile capire perché una volta i Franza sono etichettati come nemici del popolo e un’altra vengono descritti come fieri sostenitori della causa civile. Capisco che è bello, e comodo, avere opinioni a secondo il momento o la causa e mi rendo anche conto che la critica di giornali on line come IMG Press vi danneggia, ma dovrebbero darvi più fastidio le porcherie che vengono a galla per colpa di bizzarri accordi stipulati nel tempo da cattivi maestri. E’ evidente che la rivoluzione dal basso ha creato alcuni inconvenienti: non ci sono più i servi di una volta e non è sempre praticabile la spartizione delle poltrone. Anche perchè fa tanto padre della patria etichettarsi come sostenitore della spending review per difendere quel bene che corrisponde alla tua stessa poltrona. Guai a metterla in gioco soprattutto in favore di uno più meritevole. Ecco perchè mi piace il nuovo corso dell’informazione: si cambia per non cambiare la storia di questa città. L’assenza di alternative permette di accettare la politica grigia e incerta, in cui si naviga a vista senza neppure conoscere la rotta nè il porto da raggiungere. Ci parlano di città metropolitana, di libera concorenza dei mercati, ma quotidianamente ci tengono sotto scacco anche per prendere il tram che non per forza è quello del desiderio ma per raggiungere la normalità. Mi pare superfluo a volte persino indignarsi: se hai tempo da perdere e vai al Comune per assistere a una seduta dei lavori del Consiglio ti rendi conto che nessuno pare in grado di colorare il futuro. Ci sono delle battaglie che hanno tutta l’aria dell’avvertimento: attenti a quello che fate, altrimenti… fine della storia. Se non ci credete non me ne importa niente.