
di Roberto Gugliotta
Ma che politica, che cultura, sono solo canzonette… Edoardo Bennato
L’equivoco pericoloso di chi si affida alle azioni (rivoluzionarie) di Renato Accorinti è che possa per qualche momento distogliere l’attenzioni dagli affari in corso. In questo Messina è rimasta all’antico metodo del fumo negli occhi caro alla prima Repubblica: confondere tutto per continuare a gestire la città. Se ci fate caso in Consiglio comunale si parla di tutto e di niente: eppure di temi caldi ce ne sarebbero da affrontare. Ma si parla e basta. Il potere è stancare il popolo, il potere è mettere in ginocchio l’avversario. Così nasce, in qualcuno, l’illusione di sbaragliare una politica corrotta, noiosa e invadente chiudendo gli occhi e così si alimenta la tentazione della rivoluzione teatrale. Da un vero sindaco mi sarei aspettato che mettesse al primo posto della sua agenda il lavoro, perché senza libertà economica non c’è democrazia ma schiavitù. Invece da quando è in groppa al suo somaro Accorinti di tutto parla e sparla tranne che del lavoro… vi sembra normale? Sembra invece verosimile che al nuovo sindaco la parola d’ordine "andar giù di slogan" risponda più a esigenze di prudenza che a un intento liberatorio dall’abbraccio dei potenti e infatti qualche controprova di questo maligno sospetto già si intuisce: i moniti dei rivoluzionari – Nina Lo Presti esclusa – nulla hanno da invidiare quanto a ossequio e caramello rispetto a quelli del SISTEMA. Preoccupa questo voler essere accettati dall’Università quasi si dovessero pagare delle cambiali a qualche pezzo da novanta. Anzi, la via maestra che viene indicata e sorprendentemente ammirata è quella di rendere patenti di verginità a chicchessia, poco importa se si installa uno sciacquone. Perché tutta da dimostrare è la superiorità etica e rivoluzionaria che consiste nel sostituire l’orrido politico col servizietto dal basso: si tenta di far passare per magnifico anche se non lo è, neanche a tirar la storia per i capelli. Sì, inquieta questa autentica gara di seppellire e nascondere problemi troppo difficili da risolvere con serate a tema o folcloristiche guerre mediatiche tra la Giunta Accorinti e i cosiddetti poteri forti. Provoca il vomito nelle persone oneste rileggere certi proclami: la gente non ne può più di questa rivoluzione da teatrino e di questi mercanti del potere travestiti da pensosi docenti. La gente chiede lavoro non fuffa creativa camuffata per cultura!