ACCORDO ARS CU CITTà METROPOLITANE E LIBERI CONSORZI

Intervento del segretario generale della Cgil di Messina Lillo Oceano, sulle potenzialità dell’inserimento di Messina tra le città metropolitane e i rischi, invece connessi, all’accordo raggiunto all’Ars sui Liberi consorzi.
“Nella giornata di ieri si sono prodotte due importanti novità relative alla costituzione della Città Metropolitana di Messina- scrive Lillo Oceano, Segretario generale Cgil Messina-. La prima riguarda l’incontro sui fondi Pon Città organizzato dai Ministeri della Coesione territoriale e degli Affari regionali e autonomie locali, al quale è stata invitata anche l’Amministrazione Comunale di Messina. La seconda è l’accordo raggiunto tra le forze politiche dell’ARS per la legge di riforma che prevede l’abolizione delle Province e la istituzione di Liberi consorzi e Città metropolitane. Se analizziamo di due fatti ci accorgiamo che la prima circostanza è sicuramente positiva, mentre la seconda, per il merito delle decisioni che sembra siano state assunte, rischia di essere dannosa per la Sicilia in generale, e per il nostro territorio in particolare.
La convocazione dell’Amministrazione comunale di Messina al tavolo nazionale è sicuramente una circostanza positiva, costituisce infatti il riconoscimento formale dell’ingresso della città di Messina nel circuito delle Città metropolitane italiane, ancor prima dell’entrata in vigore delle entità amministrative, con l’inserimento nel circuito dei fondi Pon Città, specificamente destinati a quelle metropolitane, per i quali la contrattazione avviene direttamente tra città e Stato, e che sono aggiuntivi ai fondi POR di competenza regionale. I Pon Città costituiscono la prima concreta e significativa applicazione del nuovo orientamento dell’Unione Europea che riconosce un ruolo privilegiato alle aree ed alle città metropolitane nella programmazione dei fondi di coesione nel periodo 2014-2020. Al tavolo sono stati illustrati gli assi principali che dovranno essere “smart cities e servizi ai cittadini” e “innovazione ed inclusione sociale”. Si tratta con ogni evidenza di una opportunità straordinaria per il nostro territorio, che potrà – se saprà produrre una programmazione di qualità e condivisa – intercettare risorse importanti per la realizzazione di infrastrutture materiali e immateriali, di cui siamo fortemente carenti, che potranno migliorare significativamente sia la qualità della vita che la appetibilità del territorio dal punto di vista dello sviluppo produttivo. Per tali ragioni Messina, nel suo aggregato ampio di territorio e nel rapporto con Reggio Calabria, deve saper adeguatamente affrontare questa sfida. Si tratta peraltro di cose ampiamente anticipate dalla CGIL che già negli anni ‘70 del 900 con l’elaborazione sull’Area integrata dello Stretto prima, nel 2009 sostenendo la richiesta di Reggio Calabria di diventare città metropolitana poi, aveva individuato nel rapporto con Reggio Calabria la via possibile di una rinascita sociale, economica e produttiva di questa importante porzione del Mezzogiorno d’Italia. Anche sugli assi dello sviluppo, in diverse occasioni nelle “Feste della CGIL” ma anche in numerose iniziative, come nel dibattito del novembre 2011 “Uscire dalla crisi: Messina le scelte che servono al nostro territorio” – avevamo – in una elaborazione più ampia e organica – tra le altre individuato e indicato tra le opportunità di rilancio la riprogettazione della città, del suo hinterland e dell’area dello Stretto sulla base dell’idea delle “smart cities”; così come abbiamo proposto progetti di correlazione tra ricerca, sistema produttivo, Università, scuola e formazione, coordinate dagli enti locali, per una “innovazione” intesa come leva di sviluppo, occasione di crescita economica e produttiva, strumento di inclusione sociale e lavorativa.
A tutto ciò rischia di essere da ostacolo la riforma che potrebbe uscire dall’ARS. Il disegno che consente ai comuni di staccarsi dalla Città metropolitana, o che addirittura lascia sole le città capoluogo, che consente la costituzione di consorzi di piccole dimensioni demografiche, che fa sottostare, ancora una volta, le scelte strategiche per il territorio a logiche dispersive, miopi, o peggio a meschini calcoli elettorali relativi al necessario ridisegno dei collegi elettorali regionali e nazionali per via della nuova legge elettorale e del nuovo assetto istituzionale che deriverà dalle riforme in atto.
La legge nazionale istitutiva delle Città metropolitane prevede una perimetrazione coincidente con l’ambito provinciale. Dovremmo del resto chiederci quale potrebbe essere l’atteggiamento di Città/province con oltre un milioni di abitanti, costrette sullo stesso piano – nell’accesso a finanziamenti specificamente destinati – con città di 250mila o con consorzi di 150mila abitanti. Ancora, dovremmo chiederci come si adatterà la futura articolazione delle amministrazioni periferiche dello Stato, che sarà costruita sulla normativa nazionale, in una regione che articola il proprio territorio sulla base di criteri così diversi, con applicazioni disomogenee. Utilizzare l’Autonomia Siciliana per far passare provvedimenti che, ammantati di nobili motivazioni, appaiono improbabili alchimie politiche ed elettorali, rischia di produrre un disastro. Infatti – conclude il sindacalista-, al di là delle entità amministrative, un assetto ambiguo e dispersivo potrebbe condannarci definitivamente alla marginalità nell’accesso ai fondi europei”.