RADIO ZANCA: LA VARA COME ROMANZO CRIMINALE. MA è TUTTO VERO

di Roberto Gugliotta

Vedere il sindaco della mia città durante la processione della Vara con a fianco un pregiudicato è una scena sgradevole. Di più. Vergognosa perché insulta la memoria di chi è morto per combattere la mafia invece di abbracciarla. E non ci sono distinguo che tengono, né filosofia che possa giustificare tale immagine. Per sgombrare il campo dagli equivoci non penso assolutamente che Renato Accorinti sia un complice della mafia, ma un cattivo sindaco sì. Perché farsi “immortalare” con uno condannato per gravissimi reati è una immagine che fa bene solo alla mafia e non certamente alla lotta contro di essa. Per dirla alla Ultimo, il mafioso va combattuto, non abbracciato perché altrimenti si fa passare l’idea che la mafia non è cattiva, sanguinaria o assassina, semmai un po’ discola. Però torna buona e sorridente se la si sa prendere per il giusto verso. Suvvia dobbiamo far pace con i nostri nemici e tendere una mano ai fratelli che si sono smarriti lungo il percorso della vita. In fondo, la processione della Vara è la festa di tutti, dei santi e dei diavoli. Ma per favore a chi la date a bere non certamente alle vittime dei mafiosi né a polizia e carabinieri che rischiano la vita per combatterli e che devono assistere increduli a tali comportamenti da parte di uomini delle Istituzioni. Mi vergogno da cittadino di avere un sindaco che si fa mettere la mano sulla spalla da un personaggio con quei precedenti penali: non c’è giustificazione che tenga. Se lo avessero fatto gli ex sindaci Buzzanca o Genovese oggi saremmo qui a pubblicare pagine e pagine di note di protesta e richieste di dimissioni di fior di deputati e associazioni antimafia. Ma visto che il protagonista è quel “figo di Accorinti”, uno fuori dagli schemi, si preferisce glissare. Neppure uno straccio di presa di posizione da parte di Addiopizzo: si vede che da queste parti funziona così. Mi ricorda la vicenda della Festa di Sant’Agata a Catania: per anni organizzata dal mafioso Natale Di Raimondo con la benedizione di tutti. Poi, non appena Di Raimondo si pentì, confessando i suoi tanti crimini, gli fu vietato di continuare a occuparsi della processione: come se nessuno avesse saputo chi fosse stato prima del suo pentimento e questa considerazione basta a riportare la lotta alla mafia alle forze e ai poteri che in questo momento si muovono per condizionare le scelte in materia di politica e appalti. Non pare anche a voi che il senso del programma antimafia di questi stimatissimi professionisti dell’oratoria funebre, ha qualcosa di strano? Insomma, visto che questo è un programma che si interessa di leggi, di proposte legislative, di trattati socio – educativi, vedendolo, verrebbe voglia di gridare: non vogliamo morire nè finire in cella, sotto i pistolotti di questa Antimafia! Ognuno ci pensi in libertà e identifichi chi più gli piace o non piace (mi sembra più corretto). E adesso passiamo alle conclusioni che dovrebbero trarne anche i cittadini di Messina. Per leggere la realtà basta fermarsi sotto casa nostra, basta fotografare la nostra povera, bella e sfortunata città. Messina. Una città sgozzata da sterpaglie umane di ogni tipo, dalle zone di presunta gente bene fino ai ghetti storici e a quelli di nuova generazione. Basta guardare la tristezza degli esseri animati e inanimati di questa terra. Forse potrei continuare e anche tanti di voi, credo, vorrebbero stendere pagine e pagine e pagine sull’argomento. Perché meno peccatori di me e più condannati di me probabilmente. Io invece mi fermo qui. Per associazione di idee e fatti cominciano a passarmi davanti tante facce sporche e tante maschere impolverate. La rabbia e l’angoscia mi catturano e perdo l’obiettività. E senza obiettività non mi sento in diritto di scrivere. La Vara 2013 non è più Cosa Nostra, lo ha certificato il sindaco venuto dal basso e i paladini seduti alla sua tavola rotonda. Gli altri meditino (se un frammento di coscienza sopravvive) e si vergognino in silenzio.