NELLa MESSINA DELLA LOBBY VALE LA LEGGE DEL PIù FORTE

Chi votare al ballottaggio come sindaco di Messina tra Renato Accorinti e Felice Calabrò? Molto più coerente ed efficace sarebbe la resistenza. Perché questa è la città dei senza memoria, il luogo degli impuniti. Il Comune è senza risorse e i mandanti dei delitti contro la Comunità restano impuniti. Continuano a girare tranquillamente per le strade della città a intrecciare nuovi rapporti per consumare nuovi saccheggi, insomma rappresentano una continua minaccia. La qualità di vita offerta ai cittadini però li inchioda: indica un vero e proprio campionario del malgoverno. Non si crea un buco come quello nelle casse di Palazzo Zanca solo per mediocrità amministrativa: dietro c’è il forte sospetto di tangenti, bustarelle, versamenti, pedaggi e omaggi vari, ormai indispensabili per far andare avanti qualsiasi pratica, per ottenere un’autorizzazione o la concessione di una licenza. Questa fase elettorale però non promette rivoluzioni, semmai qualche rimescolamento di carte. Il territorio è quello che è, la mancanza di regole ha fatto sì che in tutti questi anni si siano sprecate occasioni per resettare la macchina amministrativa. Cambiano le stagioni ma i vecchi politici continuano a tramare nell’ombra, a calpestare la dignità dei messinesi. Ci sono persone per le quali la conversione della vita dovrebbe significare, in assoluto, l’abbandono e il ripudio dalla malvagità, dell’ingiustizia e immoralità di comportamenti pubblici e privati, della falsità, della violenza. Però se nessuno li ferma, loro restano a nuocere. La nostra rilettura del ballottaggio tra Accorinti e Calabrò non dà solo un messaggio di amara riflessione sulla condizione della città ma lancia anche un appello alla rivolta morale. La società civile messinese può accettare passivamente l’aggressione? Si possono tollerare le porcherie? Come cittadini che desiderano di essere amministrati finalmente da una classe dirigente non solo onesta ma capace, non possiamo né dobbiamo chiudere il cuore alla speranza. Accorinti o Calabrò, dunque? Non esiste una vera e propria competizione: si vive solo in un confuso presente politico. A noi pare che entrambi siano come una fontana che riporta continuamente la stessa acqua, senza però filtri che la ripuliscano. Alla fine la qualità è quella che è.