PERCHè IL CENTRODESTRA NON HA CANDIDATI ALLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA?

Qualche settimana fa scrivevo su queste pagine che di fronte allo squallore della politica italiana era opportuno scegliere un uomo forte come lo fu Antonio Oliveira Salazar, anche se ho scritto subito che era pura utopia trovarne uno simile in questo frangente storico. E oggi di fronte alle varie candidature per il presidente della Repubblica il mio convincimento si rafforza, soprattutto dopo aver letto l’interessante articolo di Riccardo Cascioli su Lanuovabussolaquotidina.it.
Chiaramente in queste votazioni presidenziali Bersani e il suo Pd ne escono sconfitti alla grande. Quindi Bersani,“da quando ha "non" vinto elezioni che doveva vincere a mani basse, sembra deciso a espiare le proprie colpe infilando un’umiliazione dopo l’altra. Dopo un mese e mezzo di chiusure a Berlusconi, l’accordo in extremis con il Pdl sul nome di Marini ha provocato una rivolta nel partito e fra gli elettori”. (Riccardo Cascioli, Quirinale, corre il peggio della Prima Repubblica, 19.4.13, Lanuobabq.it) Dunque male il Pd, ma non se la passa bene neanche il Pdl di Berlusconi. Infatti l’editoriale del giornale online scopre due dati evidenti in merito ai vari candidati alla presidenza della Repubblica: “il primo è che comunque sarà un nome pescato nel centrosinistra. Il centro e il centro-destra chiedono garanzie, ma non sono stati capaci di indicare un solo nome spendibile, un personaggio autorevole che si imponesse per il suo profilo istituzionale, per la sua serietà”. Cascioli suggerisce il nome di Marcello Pera, ma forse ha dimenticato che l’ex presidente del Senato, non gode più tante simpatie nell’establishment del pdl. Comunque sia “nel centro-destra c’è il deserto assoluto”, tanto che nel Pdl circolava il nome anche di D’Alema e questo significa che nel centrodestra regna il deserto culturale più assoluto. e comunque vada non gli resta altro che scegliere il meno peggio.
Cascioli racconta una amara verità che riguarda l’area politica del centrodestra “in questi venti anni di Seconda Repubblica il centro-destra ha governato una buona parte, ma non ha costruito nulla se oggi, pensando a un possibile capo di Stato, non viene in mente un solo nome da giocare”. Mi ricordo due anni fa quando al teatro Dal Verme a Milano, Giuliano Ferrara urlando consigliava al cavaliere di promuovere finanziariamente una campagna culturale per rinnovare e rilanciare il centrodestra. La questione della mancanza di classe dirigente nel centrodestra è un problema arcinoto. Ma lo stesso ragionamento si può fare anche per il mondo cattolico che non è in grado di esprimere personaggi di alto profilo istituzionale. Ma voi direte ma hanno candidato Marini e Prodi? Naturalmente oltre ad essere residuati di un’altra epoca, appartengono “alla schiera degli “adulti”, ovvero di quelli che la fede è una cosa privata, in politica pensiamo come gli altri”. Pertanto, anche nel mondo cattolico, si registra “un deserto culturale, che dovrebbe far sorgere qualche domanda a chi guida la Chiesa italiana, scrive Cascioli e ricorda che non si tratta di studiare un progetto politico o di riproporre le famigerate scuole di politica, che tra l’altro, hanno avuto risultati devastanti, ma di riannunciare e testimoniare la fede come un evento che abbraccia tutta la vita, che c’entra con ogni aspetto della realtà, che incide nella comunità in cui viviamo. Ma il deserto per Cascioli, regna anche nella sinistra, “In fondo tutti i nomi che sono stati fatti – ad eccezione di Chiamparino, che però è un politico sui generis – sono gli avanzi della Prima Repubblica. Basti pensare che un partito neonato, come il M5S, che si presenta come un elemento di rottura con il passato, cerca di presentare come nuovo un vecchio arnese ideologico come Rodotà”. Mentre scrivo vedo e ascolto Porta a Porta e qualcuno evoca per il nostro Paese la “Repubblica di Weimar”, per evitarlo dovremmo affidarci ancora a Napolitano, sostanzialmente siamo ormai alla frutta.

DOMENICO BONVEGNA
domenicobonvegna@alice.it