TEATRO VITTORIO EMANUELE, RICHIESTA DI COMMISSARIAMENTO: CDA INCAPACE

Nella controversa vicenda del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, paradosso e scandalo di una città che muore anche per il dissanguamento culturale, oltre che imprenditoriale, il MoVimento 5 Stelle di Messina si sente in dovere di intervenire, abbracciando l’analisi puntuale e reale dei lavoratori che evidenziano l’assenza di programmazione della classe dirigenziale.
Ieri mattina la nostra portavoce regionale Valentina Zafarana ha incontrato, insieme agli altri rappresentanti messinesi dell’Assemblea Regionale, il presidente Luciano Ordile e il sovraintendente Paolo Magaudda i quali hanno invocato un’eventuale intercessione affinché Palermo stanzi i famosi e tanto sospirati finanziamenti. Come rappresentanti del Movimento 5 stelle Maria Cristina Saija e Giuseppe Manfredi, hanno tentato di seguire l’incontro con la preoccupazione che anima ogni singolo cittadino sulle sorti di quello che è e potrebbe essere il Teatro storico della città di Messina. Sposiamo la convinzione dei lavoratori quando affermano che i finanziamenti regionali non rappresentino la soluzione per salvare il Teatro. Dare dei soldi, ammesso che la Regione abbia la possibilità di stanziarli, in mano all’attuale consiglio d’amministrazione sarebbe come premiare un assassino piuttosto che punirlo per il suo crimine. Non è un discorso di responsabilità o giustizia, ma di competenze. L’attuale amministrazione del Teatro ha di fatto dimostrato di non essere in grado di gestirlo, di non avere un’idea precisa della sua programmazione e delle potenzialità dell’intero Teatro che è, a nostro parere, sfruttabile anche a livello turistico. Abbiamo costumi di personaggi illustri cuciti dalle maestranze nostrane in sale chiuse, sarte specializzate in haute couture messe inspiegabilmente da parte. I lavoratori, da sempre hanno attribuito la responsabilità dell’attuale situazione in cui versa l’Ente, più che ai tagli regionali, all’incapacità gestionale dei dirigenti e alla cronica mancanza di progettualità. Il MoVimento condivide pienamente questa analisi. Basti fare due esempi: pianta organica e bilancio. I lavoratori non sono stati mai integrati in una pianta organica del personale, come avviene in ogni realtà lavorativa. Inoltre, il Teatro Vittorio Emanuele condivide il triste destino delle casse di Palazzo Zanca e di tutte le partecipate, ATM in testa: il bilancio consuntivo del 2010 è stato consegnato solo nel 2012. Come dire che il Teatro non ha mai avuto un bilancio. Il MoVimento denuncia una simile gestione che ha portato allo sfacelo che è sotto gli occhi di tutti. In più, raccogliamo la segnalazione di alcuni lavoratori che raccontano come, per inspiegabili motivi, in occasione dell’ultima rappresentazione del Rigoletto, i costumi di scena “siano stati affidati a delle sarte di Roma, mettendo senza un motivo da parte le nostre professioniste, con il conseguente aumento delle spese”. Facciamo nostra, a riguardo, la domanda dei lavoratori: perché? Fiduciosi in una risposta plausibile da parte degli organi amministrativi del Teatro. Riteniamo che, a questo punto arrivati, non ci siano seconde possibilità da regalare ha chi ha dato prova, negli anni, di gravi incapacità amministrative e auspichiamo il Commissariamento dell’Ente. O meglio ancora, un nuovo Consiglio d’Amministrazione composto possibilmente da chi il Teatro Vittorio Emanuele lo vuole, lo sogna, lo ama.