ITALIA: UNA “BABELE” SENZA FUTURO?

Egregio Direttore,
ci troviamo in una situazione di caos politico, economico e sociale quale poche volte si è verificata in passato: di qui la difficoltà con cui politici, economisti ed esperti di finanza anche di valore cercano di districare la matassa, senza troppo successo come è dato vedere. Sembra di rivivere i tempi della mitica “Torre di Babele”, in cui tutti si muovono disordinatamente e non si capiscono più tra di loro. Ma come e perché si è arrivati a ciò?
Io credo perché la politica ha abdicato ai suoi compiti di indirizzo e di controllo sull’economia e sulla finanza, lasciando queste libere di procedere senza alcun vincolo e senza alcuna regola, nella presunzione (pia illusione!) che esse potessero autoregolarsi secondo le leggi del “libero mercato”. E non è stata in grado di prevedere i guasti che tale impostazione neo-liberista avrebbe prodotto, perché sopprimendo ogni regola e non ponendo freni alla libera iniziativa individuale si scatenano gli istinti primordiali dell’uomo, dell’ “homo homini lupus”, vale cioè la legge del più forte, del lupo che mangia l’agnello, del più grosso che sopprime il più piccolo. Si privilegia di conseguenza la concentrazione dei grandi capitali e dei mezzi di produzione creando monopoli (trust), fenomeno che poi inutilmente si cerca di arginare con leggi antitrust, e si favorisce la speculazione finanziaria che mai è stata così prepotente come ora, permettendo ad una minoranza spregiudicata, senza scrupoli né freni morali, di arricchirsi spropositatamente ai danni di una moltitudine di persone e di intere popolazioni, provocando inoltre immensi danni ecologici – per consumo di territorio e inquinamento ambientale – quali mai si sono visti dall’inizio della storia. Quindi da un lato capitali finanziari virtuali in continuo movimento nel mondo in cerca del maggior profitto, che non generano alcun reddito reale ma sfruttano abilmente la situazione contingente di inettitudine della politica (spesso anche connivente), dall’altro impoverimento progressivo delle masse tenute allo stadio di mera sopravvivenza (forma moderna di schiavismo?).
Da noi in Italia tutto ciò si sta ampiamente verificando, e non c’è accenno alla benché minima retromarcia. E la “politica” non sapendo che pesce pigliare ha preferito togliersi dalle mani la patata bollente e demandare ad un “governo tecnico” (cioè ad un Governo di economisti e finanzieri) la risoluzione dei problemi da essa stessa creati. Tra i due mali, governo di politici incapaci e governo di economisti e finanzieri non si sa proprio chi scegliere: da quest’ultimo infatti non c’è da aspettarsi molto, è nato infatti per “mettere a posto i conti”, secondo un criterio meramente economicistico e contabile, non c’è da sperare (come inizialmente ci aveva dato da intendere) che affronti i problemi anche sotto il profilo della “equità” sociale, considerata l’estrazione altolocata dei suoi membri (docenti universitari , finanzieri e gran commis di Stato, tutti lautamente pagati). Finché (ammesso che sia ancora possibile) non tornerà a governarci la Politica con la P maiuscola, con persone ed idee nuove, che ripristinino la “SUPERIORITA’ della POLITICA” sulle altre discipline, controllandole e armonizzandole e non lasciandosi sopraffare da esse, non sarà possibile alcuna “inversione di tendenza” in questo paese, le disfunzioni “strutturali” di questo nostro sistema capitalistico impazzito, che sfugge ad ogni controllo non potranno essere corrette e tutta la baracca continuerà a vivacchiare malamente come al presente. E io che mi ero illuso che col governo Monti potesse cambiare qualcosa!

Giovanni Dotti