Il popolo sovrano ha votato e deciso: no all’Europa tecnocratica

Persino i bambini lo hanno capito. Le elezioni svolte in mezza Europa nelle settimane precedenti sono state un vero e proprio referendum:
Vogliono o no, i Paesi membri, un’Europa a guida tecnocratica dominata da una Germania tanto invasiva quanto dispotica nelle scelte economiche degli altri ?
Di fatto il responso è stato il seguente:
• In Francia sia Hollande che Sarkozy, al di là dell’esito finale, hanno perso vistosi consensi. Grosso successo invece dei partiti antieuropei.
• In Grecia i due partiti storici i conservatori e i socialisti hanno perso insieme quasi 40 punti percentuali rispetto alle politiche del 2009. Premiati invece, la sinistra radicale e l’estrema destra, ovviamente anti europei.
• Persino la stessa Germania ha detto auf wiedersehen alla Merkel, con una sonora bocciatura del suo partito, la Cdu, nelle elezioni del più importante land tedesco, il Nord Reno Westfalia.

Per Massimo Introvigne, sociologo e politologo di fama internazionale, il significato è chiaro: “esiste una percentuale molto rilevante di elettori che non ama la tecnocrazia, la burocrazia di Bruxelles, le ricette lacrime e sangue della Banca Centrale Europea, i partiti ridotti a comitati elettorali che anziché proporre valori e identità si presentano ciascuno come il migliore interprete delle volontà dei «mercati» internazionali" (M. Introvigne, labussolaquotidiana.it 24.4.12).

In Italia era pensabile che potesse andare diversamente ? Ovviamente no ! E infatti gli elettori, nelle elezioni amministrative svolte in mezza Italia, hanno bocciato il Governo Monti-Napolitano e i partiti che lo sostengono. A nulla sono valse le argomentazioni e i distinguo del Pdl e cioè che Berlusconi si era dimesso da Presidente del Consiglio e poi aveva appoggiato il Governo Monti per responsabilità nei confronti degli italiani minacciati economicamente dall’aumento dello spread. Questi argomenti (anche giusti) hanno retto solo un paio di mesi, poi tutto è andato gambe all’aria quando i nostri connazionali hanno visto aumentare le tasse, gli espropri di Equitalia, nessuna legge sullo sviluppo e nessuna diminuzione dello spread. A questo punto tutti i partiti tradizionali, Pdl ma anche Pd e Udc, sono stati bocciati.

Certo! Il voto è stato caratterizzato anche da fattori locali, però gli osservatori qualificati concordano nel dire che, in questo frangente storico, il risultato è stato pesantemente influenzato dagli eventi sopraelencati e i movimenti che hanno cavalcato l’antipolitica sono stati solo una faccia del problema.

Passando dall’analisi alla progettualità cosa fare per evitare che l’Italia finisca nel caos, così come sta succedendo in Grecia ?
E ancora, cosa fare per vincere le prossime politiche ?

Intanto è necessario un blocco politico che sia credibile al punto da mettere assieme i partiti e gli uomini politici che si rifanno ai "Valori non negoziabili" e imperituri della nostra tradizione, ma anche le migliori forze della società civile, del volontariato e dell’associazionismo. Ma ciò non è bastevole giacchè da subito e senza esitazione è necessaria una rivoluzione istituzionale capace di ridestare la fiducia degli elettori in modo tale che essi ritornino al voto dopo l’ubriacatura dell’astensione e/o dell’antipolitica.

La gente chiede soprattutto 4 cose:
1) elezione diretta del premier (una specie di Sindaco d’Italia) e per fare questo non si scappa da un compromesso con la Sinistra concedendo il "doppio turno", da sempre loro cavallo di battaglia;
2) riduzione del numero dei parlamentari e dei rimborsi elettorali ai partiti;
3) una legge elettorale che dia, anche in parte, di nuovo la possibilità al popolo di scegliere i propri rappresentanti;
4) superamento di questo bicameralismo sterile che non fa governare.

Tutte queste iniziative consentirebbero una sicura stabilità al Paese indipendentemente dal chi vincerebbe (già questo sarebbe meritorio); aggiungo che questa Alleanza partiti-società civile nata sui "principi non negoziabili" si candiderebbe a vincere già alle prossime elezioni naturalmente se ben accompagnata da un programma di rilancio economico del Paese.

Alessandro Pagano