IL CANE CHE SI MORDE LA CODA

Egregio Direttore,

siamo in un “empasse”, in un vicolo cieco da cui sarà difficile uscire a meno che non si cambi davvero registro. Leggo su un settimanale le belle notizie di ennesime speculazioni immobiliari della famiglia Berlusconi, stavolta in quel Monza, su terreni agricoli che “ungendo” certi ingranaggi politici si vorrebbero rendere edificabili (fortunatamente finora non andate in porto). Leggo contemporaneamente, sempre da parte dello stesso gruppo familiare (come già Colaninno coi nuovi stabilimenti “Piaggio” in India e Vietnam), della costituita società “Nuova Garelli” nata per rivendere in Italia col mitico marchio milanese scooter fatti in Cina, che però sembra non faccia grandi affari. Per forza, non ci sono più soldi per comprare!
Se lo “sviluppo” che ci dovrebbe tirar fuori dalla “recessione” si pensa di farlo solo con le speculazioni immobiliari (consumando sempre più territorio agricolo e paesaggistico) costruendo palazzi che non si venderanno che in minima parte (come quelli della periferia di Milano) o importando dalla Cina o da altri paesi terzomondisti manufatti a basso costo di produzione di cui però anche il mercato è ormai saturo, tranne alcune “nicchie” particolari del settore del lusso, proprio non ci siamo! Anche perché chi fa i soldi i capitali li esporta all’estero per impiantare nuove aziende o li va a mettere al sicuro nelle banche dei cosiddetti “Paradisi fiscali”.
Così in Italia il lavoro langue, i capitali fuggono, tanti soldi per comprare non ci restano, e la recessione continua a mietere le sue vittime (lavoratori e piccoli e medi imprenditori).
Altro che pensare all’art. 18 ed altre amenità del genere. La crisi non la si può risolvere perché non la si vuol risolvere. Manca l’intelligenza della classe politica e imprenditoriale che, per un malinteso senso del profitto e guardando solo all’oggi e non al domani, vuol continuare su questa rotta fallimentare.
E pensare che basterebbero pochi onesti provvedimenti per superarla, se si andasse alle radici del problema. Mi si corregga se sbaglio, ma con 3 semplici misure si potrebbe “salvare capra e cavoli”, cioè imprese e dipendenti, basta che ci sia la VOLONTA’ POLITICA (ma ci sarà?) di proporli e metterli in atto, quali a esempio:
1 – Rendere più onerosi (con l’imposizione di forti tassazioni) i trasferimenti delle imprese all’estero, in modo da scoraggiare gli imprenditori nazionali a “delocalizzare”, e – se possibile – introdurre anche tasse (o dazi?) d’importazione da paesi fuori dell’Eurozona; vietare alle Banche di concedere crediti alle imprese che delocalizzano; ed anche – proposta che ho sentito recentemente – togliere temporaneamente i benefici della “cittadinanza italiana” agli imprenditori che vanno a impiantare aziende all’estero;
2 – Incentivare la ristrutturazione del patrimonio edilizio vecchio e obsoleto soprattutto nei centri storici di tante città italiane (il lavoro per l’edilizia non mancherebbe di certo!) detassando imprese e proprietari immobiliari; elevare contemporaneamente i costi erariali per l’utilizzo edilizio di nuovo territorio;
3 – Escogitare un sistema utile a far rientrare i capitali esportati illegalmente e giacenti inutilizzati in banche estere (mi viene in mente un “escamotage”: visto che ho letto che non si trovano più in circolazione i bigliettoni da 500 Euro, perché si pensa siano serviti per l’esportazione di valuta, si potrebbe dichiararli “fuori corso” – in accordo con gli altri Stati Europei e con la B.C.E. – in modo che i detentori siano costretti a portarli “nominalmente” alle rispettive Banche centrali per il cambio). Così almeno parte dei soldi esportati potrebbero risuscitare dal sommerso e, con incentivi idonei, potrebbero essere investiti in attività produttive creando nuovo lavoro.
Naturalmente tutto ciò non andrebbe a sostituire la LOTTA ALL’EVASIONE, ALLA CORRUZIONE, ALLE MAFIE, nonché la drastica RIDUZIONE DEI COSTI DELLA POLITICA E DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, che pure tanta ricchezza sottraggono alle casse dello Stato per rimpinguare le tasche di molti “furbi” disonesti e spregiudicati che oggi si fanno beffe delle persone serie e costringono i governi, tecnici e non, a mantenere alta la tassazione e bassa la qualità dei servizi alla maggioranza della popolazione.

Grazie per l’ospitalità

Giovanni Dotti