La memoria cattiva è impastata di sangue e violenze. (Sopraffazioni e silenzi omertosi)

"Il Sud – scrive il quotidiano della Cei (Avvenire) in un editoriale – ha bisogno assoluto di tanta memoria buona come segno indissolubile di una vita buona. Di memoria cattiva, impastata di sangue e violenze, di sopraffazioni e silenzi omertosi, di connivenze e grumi maleodoranti di interessi inconfessabili, sono pieni gli archivi e le cronache". E le ultime vicende giudiziarie altro non fanno che ingrossare gli archivi, aggiungiamo noi. La verità è troppo spesso orfana nei Tribunali, nelle stanze delle forze dell’ordine capita che il diritto e il rovescio non aiutano le vittime, i cittadini desiderosi di ottenere Giustizia. Troppa zavorra fa sbandare la macchina della Legge: chi è potente si salva, chi non lo è paga per tutti. E in ogni caso gli unici a non pagare sono proprio loro, i magistrati: piuttosto che girare nelle televisioni o nelle feste di piazza per presentare libri o sostenere questo o quel politico, che portino a termine con correttezza i fascicoli per i quali il contribuente li paga. Come non pensare – purtroppo – che molti processi finiscono come finiscono per incapacità professionale degli uomini che li hanno istruiti? O dobbiamo forse credere che davvero sia solo frutto della bravura degli avvocati il risultato finale? Noi di Img Press non sappiamo se davvero esista – come sostengono certe inchieste – una P3, P4, o P8 ma di sicuro esiste, ed è sotto gli occhi di tutti – una tolleranza agli imbrogli dei potenti. I cittadini non sono tutti uguali nel vedersi giudicati: quello che è reato per Tizio è un richiamo bonario per Caio, se non addirittura una archiviazione, nonostante il Codice penale non preveda questo. Se solo il ministro della Giustizia avesse il tempo di fare un salto da queste parti scoprirebbe che ci sono processi per riciclaggio per alcuni soggetti e fascicoli finiti clamorosamente in una bolla di sapone per altri… Certo, per carità, tutti siamo uguali di fronte la Legge: tale è la concezione del garantismo nei buoni salotti italiani (rafforzata dall’arroganza che in genere i politici hanno nei confronti dell’informazione non asservita) che l’unico pluralismo accettabile è quello dei loro amici. Ripensare a tante di quelle storie giudiziarie – da tangentopoli ai giorni nostri – agli onesti fa solo venire un forte mal di testa: ah, se solo avessero avuto più coraggio, certi Pm invece di pensare alla carriera. Chissà, forse oggi tutti avremmo guadagnato qualcosa e l’aria nei Palazzi sarebbe stata più limpida: di memoria cattiva, impastata di sangue e violenze, di sopraffazioni e silenzi omertosi, di connivenze e grumi maleodoranti di interessi inconfessabili, sono pieni gli archivi e le cronache. E questo accade mentre si predica che l’interesse della collettività sta al di sopra di ogni altro. Evidentemente non è così.