ATM, LA SITUAZIONE SI COMPLICA

Alla luce dell’acceso dibattito incardinatosi nelle ultime due sedute consiliari, emerge che il percorso prospettato dal partito democratico, per il salvataggio dell’Azienda ATM (trasformazione per scissione sul modello Catania), appare impercorribile – a dichiararlo il Consigliere Comunale Ivano Cantello (Sicilia Vera) – intervenuto a fine dibattito per spiegarne la motivazione. Si parla di costituzione di una nuova Spa, che dovrebbe assorbire il compendio aziendale dell’Atm ed essere capitalizzata attraverso parte dei beni immobili di proprietà dell’azienda, mentre la vecchia azienda rimarrebbe in piedi per consentire il ripianamento dei debiti negli anni (il cui ammontare complessivo non è ufficialmente stimato, ma si aggira attorno ai 50 milioni di euro), consentendo nel contempo, a loro dire, proprio attraverso “l’espediente" della scissione, la creazione di una nuova azienda con la possibilità di attrarre un gestore privato. Bene, tale operazione poiché contempla anche il trasferimento con riassetto del personale dell’Atm (e del TFR…), assume la connotazione di una cessione di ramo d’azienda, che non mette al riparo l’Azienda, dall’eventuale aggressione dei creditori, che potrebbero rivalersi, considerata la continuità aziendale, anche nei confronti della nuovo soggetto giuridico. E’ come fare nascere un bimbo già morto. Piuttosto, sarebbe stato opportuno, prima sottoporre un piano di ristrutturazione del debito redatto ai sensi delle normative vigenti, ed inviare delle comunicazioni ai creditori, ove si evinca la volontà del rilancio della azienda, e le proposte inerenti le modalità di pagamento dei debiti. Oltre che l’avvio delle azioni di responsabilità. (Vds emendamenti da me presentati – allegato). Solo successivamente si potrà parlare del futuro. Il rischio concreto è quello che ci si esponga ad una sorta di bancarotta, e cioè ad un operazione che depauperi massa attiva dal passivo aziendale ai danni della classe creditoria. Inoltre, tale operazione non è proponibile, in quanto nel caso Catania, dato da non trascurare, i bilanci erano certificati, mentre nel caso ATM non lo sono. Gli emendamenti proposti dal PD da una parte evidenziano che esiste una situazione economico finanziaria poco chiara, dall’altra propongono di dare mandato all’area economico finanziaria, di concerto con lo staff rapporti con le aziende partecipate, con il commissario straordinario dell’ATM di definire entro 15 giorni dall’approvazione della delibera, i rapporti debito/credito in essere tra il Comune di Messina e l’Azienda speciale, al fine di assicurare la certezza dei detti rapporti necessaria alla prevista trasformazione. Inoltre bisogna fare i conti anche con le nuove norme introdotte dal decreto Monti, che vanno a delineare un quadro di sfavore rispetto all’autonomia territoriale, a tutto vantaggio all’apertura concorrenziale, e che dettano regole ferree, come quella di procedere entro fine anno alla liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici locali. Oltre alle nuove disposizioni legislative di stretta matrice comunitaria che regolano le cessioni di partecipazioni in società. Pertanto, se prima la delibera è stata oggetto di approfondimenti e contestazioni, in quanto esprimeva solo un punto fermo e cioè la strada della liquidazione come atto dovuto, senza rappresentare in termini concreti come voler rilanciare il servizio pubblico locale, oggi, alla luce delle nuove norme che dovranno essere obbligatoriamente applicate, appare l’unica strada percorribile. Strada che fa chiarezza anche riguardo ai rapporti debiti e crediti, tra l’azienda e la sua proprietà, con stime ed accertamenti che saranno di pertinenza di un liquidatore. Liquidatore che dovrà fare un bilancio di verifica da sottoporre al Consiglio Comunale per lo scioglimento dell’azienda. La trasformazione per scissione non può quindi avvenire anche in considerazione del fatto che i rapporti tra debiti e crediti non sono lineari, vi sono passività e perdite di gestione, e quindi il comitato dei creditori come già detto, si opporrebbe rispetto a debiti così rilevanti. Oggi quindi, gli emendamenti presentati dai vari partiti, stravolgono il senso della delibera, tranne alcuni presentati dal Consigliere Giuseppe Melazzo, e sono frutto di mero tatticismo, ininfluenti rispetto al merito della questione reale che si sta trattando. Il pensiero che la delibera così modificata, sia diventata un aborto, è condiviso anche da FLI e PDL.