Questione Rom: che fine ha fatto il progetto di “autocostruzione”?

Sono trascorsi esattamente 9 mesi e mezzo (era l’1 aprile 2011) da quando Palazzo Zanca riuscì a compiere un’azione storica nel suo genere, ossia la definitiva liberazione, dopo ben 22 anni, del campo nomadi di San Raineri con la conseguente sistemazione provvisoria di alcune famiglie in altrettante strutture o abitazioni. All’epoca – ci si ricorderà – il rione di Santo Bordonaro (con il trasferimento di due famiglie alla scuola “Capitano Traina” che generò inizialmente le solite incomprensibili proteste dei residenti) e il villaggio Matteotti (con il trasferimento di altri nuclei in alcuni alloggi) sono state le zone cittadine principalmente interessate dall’epocale provvedimento; a seguire, invece, la vecchia scuola di Catarratti, dopo i necessari lavori di adeguamento del plesso trasformato in due abitazioni, ha accolto e continua ancora ad ospitare le due famiglie Rom inizialmente sistemate a Santo Bordonaro.

Premesso ciò, il consigliere della terza Circoscrizione Libero Gioveni, ricordando che nei programmi dell’amministrazione comunale c’era soprattutto l’idea (ben più importante) di portare avanti il progetto di “autocostruzione” tanto caro all’assessore all’integrazione multietnica Dario Caroniti, si chiede che fine abbia fatto tale importante progetto finanziato dal Ministero della Solidarietà sociale che, appunto, aveva destinato alla nostra città 150.000 euro per mettere in atto il cosiddetto piano “Casa e Lavoro”.

In particolare, il progetto di autocostruzione – ricorda Gioveni – aveva ed ha l’obiettivo di consentire alle famiglie della comunità Rom, anche dopo specifici corsi di formazione per muratore, elettricista, operaio e fabbro, di provvedere personalmente alla ristrutturazione dei locali o delle abitazioni malmesse loro assegnate, consentendo alle stesse famiglie, in cambio, di usufruire di una decurtazione del canone di locazione.

Da allora, però – commenta il consigliere – sembra siano rimaste solo parole buttate lì dall’assessore nel concitato e urgente momento di liberare il “villaggio Fatima” in quanto, a conti fatti, dopo l’azione di sgombero e la contestuale sistemazione delle famiglie, tutto sembra essere caduto nel dimenticatoio!

Gioveni, quindi, si pone degli interrogativi che gira subito allo stesso assessore Caroniti:

1. a che punto è l’iter di questa fondamentale funzione sociale?
2. quali sono le eventuali difficoltà che ostacolerebbero l’avvio del progetto?
3. sono stati o saranno espletati i previsti corsi di formazione che permetterebbero ai capifamiglia di acquisire le necessarie competenze tecnico-pratiche per la ristrutturazione o costruzione delle loro abitazioni?
4. quanti e quali unità immobiliari sono state già individuate nel progetto di autocostruzione?
5. come intende porsi l’Amministrazione rispetto ad una eventuale ipotesi di autocostruzione anche per le altre circa 800 famiglie messinesi che hanno presentato regolare istanza nel bando per l’emergenza abitativa e che, paradossalmente, non si sentono trattate allo stesso modo?