Veronica & la sua vita: Cosa cela nel cuore un muratore acrobatico donna

Il valore dell’autostima a Veronica non manca. Ci sono mille motivi, più o meno razionali, per essere orgogliosi di lei: una che affronta la vita come le pareti senza perdersi d’animo e con coraggio. Una sorta di garbata provocazione che merita rispetto e ci dona una visione  singolare e personalissima della femminilità.

Veronica nasce nella verdeggiante Brianza e dopo aver studiato arte si dedica all’amore per la natura. Lavora come giardiniere. Nel 2011 diventa mamma di Mattia. Nell’anno post Covid decide di cambiare la sua vita, oggi è una operatrice preposta all’accesso e al posizionamento in fune. Specializzata nel settore edile. Condivide la vita con un compagno meraviglioso, due gatti, una moto e innumerevoli libri.

Veronica che cosa significa per te scalare muri?
Questa domanda mi fa sorridere… Si ha quest’errata concezione dello scalare nel mio lavoro. In realtà ciò che facciamo è “discendere” dalle pareti, sulle facciate…
Tutto parte dall’alto, sempre. Oltre a tutte le concezioni tecnico-lavorative e a tutti i vantaggi intrinsechi, a livello materiale per il cliente, questo lavoro personalmente mi permette di essere “libera”. Di esprimere me stessa, di incontrarmi, di comprendermi, di valutarmi e di superarmi. Ogni giorno è nuovo, ogni discesa è differente. Ogni momento è unico per chi sa ascoltarsi e vedere oltre il lavoro.

Raccontaci come è nata questa passione…
La passione in realtà deriva dall’altezza, dal mio volermi misurare con questa prospettiva. Sono un amante dell’alta montagna, della roccia, della terra. Del lavoro duro. Facevo il giardiniere, mi è stata proposta questa svolta… perché non provare? Così ho rimesso in gioco tutto, ho saltato nel buio e ho aperto una partita iva… ed eccomi qua. Un muratore acrobatico donna.

La prima scalata non si scorda mai: a che età hai raggiunto la prima vetta?
Se per vetta intendi scalata in parete… intorno ai diciannove anni se ben rammento, se intendi una vetta di cemento e tegole… bè quello a trentacinque anni.

La narrazione delle donne in carriera ha sempre a che fare con il coraggio. Pensi di essere coraggiosa o semplicemente determinata?
Trovo che ci sia correlazione tra coraggio e determinazione. Uno non esclude l’altro. La determinazione che porta al raggiungimento passa inequivocabilmente da una bella dose di coraggio, soprattutto oggi. Soprattutto nel mondo dei lavori in quota edili. C’è ancora una grandissima discriminazione nei confronti della donna, per errata concezione della stessa. “Cosa vuole fare? Dove pensa di andare? Vuole insegnare a me che faccio il muratore da vent’anni come si fa? Ma è forte abbastanza?“ Cosi noi dobbiamo dare, non il massimo. Dobbiamo dare il doppio. Per essere, non apprezzate, ma quantomeno viste. Il cliente se c’è un uomo parla prima con lui, il manovale non ti guarda in faccia, il tuo biglietto da visita viene archiviato in una tasca dimenticata. Cosi entra in gioco il coraggio, di esporsi, di farsi strada, di far vedere, anche per rivendicazione femminile, quanto vali. Di non mollare mai. Una donna non è solo una semplice lavoratrice, una donna mette in gioco tutto ciò che è anche nelle cose più semplici. La donna è accrescitiva, non vede solo una tegola da sostituire, vede una perdita sistemata, che porterà sicuramente più pace in quell’abitazione. Una donna con un chiaro obiettivo è coraggio e determinazione.

A volte bisogna fare domande scomode sulla propria storia per vederla chiaramente: che domanda faresti a te stessa davanti allo specchio?
Domande scomode… Mi chiederei se fossi disposta a rinunciare a questo lavoro per un bene superiore, familiare, d’amore… La risposta è no. Probabilmente sono diventata più egoista con l’avanzare dell’età.

Sui social hai scritto: Fai ciò che ti fa sorridere il cuore! Si dice che più un sogno è grande, più ha confini indefinibili: cosa nella tua vita ancora manca?
Un sogno può divenire infinito se lo vivi. Ho una vita soddisfacente, felice, vivo una relazione d’amore piena. Amo immensamente mio figlio e ciò che sta diventando. A volte vorrei solo avere più spazio da dedicare al riposo e alle passioni. Questo però mi ha insegnato a vivere il vero tempo di qualità… Alla dedicazione. Certo un po’ più di gioia nei cantieri non guasterebbe ma questa è una mancanza collettiva.

Qual è la cosa più bella che il tuo lavoro ti ha trasmesso?
Sicuramente la fiducia. In me stessa, nella vita, nelle funi. Lavorare sospesa a metri e metri da terra ti fa davvero rivalutare tante cose. Ti permette di avere un respiro più ampio… certo devi amare il tuo fare.

Come si stanno trasformando le città? Il giusto equilibrio tra potere, affari, cemento e ambiente?
Fortunatamente lavoro in città ma vivo in un ambiente che definiremmo ancora “rurale”. La “city” è un mondo in continua espansione e non ne ha mai abbastanza. È un continuo movimento brulicante e fagocitante. Ed è vero che il divario è molto più evidente a mio avviso. È un mondo dove tutto è possibile ma per realizzare devi sgomitare. Le infrastrutture cambiano, il design è onnipresente, tutto esiste, tutto è patinato. Ora si dà primaria importanza all’ambiente, all’inquinamento, alla cultura green. Bisognerebbe rallentare per poter dare respiro a questa continua ascesa.

Lo scrittore Yehuda Amichai ha detto che il corpo è la ragione dell’amore; dopo la fortezza che lo protegge. Dopo è la prigione dell’amore. Se potessi sussurrare qualcosa all’orecchio di qualcuno che nessuno al mondo potrà sentire che diresti?
Sussurrerei una frase dell’immenso Neruda. “solo chi ama senza speranza conosce il vero amore” L’amore rende liberi. L’amore ti fa attraversare abissi che, illuminati, diventano la tua fortezza.

I social hanno rotto molti tabu: siamo dell’idea, però, che l’uso decorativo che si fa delle donne non ha niente a che fare con il vero ruolo delle donne nella società. Che ne pensi?
Penso che avete ragione. Sin dagli albori, dalle società matriarcali si è vista l’importanza della donna, della madre, della guaritrice, della levatrice e via dicendo…
Una società senza donna non cresce, non evolve. Implode. Sterile. Questa figura, demonizzata per il corpo, il pensiero, per il sesso. Mai giusta per l’altro. Troppo intelligente, stupida, alta, bassa, grassa… figura alla quale impongono modelli scelti da menti maschili. Ci viene detto come dobbiamo essere, cosa ci si aspetta da noi. Il nostro corpo e la nostra immagine vengono “usati” per il commercio…Facci caso… prendi per esempio un corso di pilates, di ginnastica, una pubblicità di un’automobile… sponsor vari utilizzano corpi sinuosi, perfetti, ammalianti… perché questo accresce la vendita… e allora dico di chi è il problema oggi?
Richiamerei parte di una citazione di Golding sulle donne… “Credo che le donne siano pazze a pensare di essere uguali agli uomini. Sono di molto superiori, da sempre. Qualunque cosa tu dia a una donna lei la migliora…Le donne moltiplicano e migliorano i doni che ricevono…”