Silvia Valentini: L’espressione “artistica” è di per sé vita, il diverso viene sempre notato

Silvia Valentini (Trieste) è una artista poliedrica che dopo la laurea in Scienze Giuridiche ha coltivato la sua indole musicale studiando composizione presso i  conservatori G. Tartini di Trieste,  J. Tomadini  di Udine e canto lirico presso l’Associazione Alfred Tomatis di Trieste.  Nel 2010 partecipa al progetto “Le vie dell’amicizia” con il Maestro Riccardo Muti (Ravenna, Trieste).

Per anni è stata cantore nel Coro della Chiesa Serbo Ortodossa di San Spiridione e della Cappella Civica di San Giusto (Trieste). Esordisce come cantante solista con La Cenerentola di Rossini nel ruolo di Cenerentola  (Fiumicello 2017) e prosegue svolgendo concerti di liederistica tedesca (Schubert, Schumann), belcantismo italiano (Rossini, Bellini, Donizetti), arie tratte da opere serie e buffe di W.A. Mozart, opere francesi (Saint-Saint-Saëns, Thomas, Massenet),  musica contemporanea (Teatro Comunale di Monfalcone 2021, Palazzo Cesi Terni 2021, Teatro G. Garibaldi Foggia 2021, Basilica di San Silvestro Trieste 2022, Kulturni Dom Gorizia 2022).

Al momento sta gettando le basi per una prossima opera multimediale che vedrà coinvolti il Corpo Forestale della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, la Società Adriatica di Speleologia e molte atre importanti realtà locali.

 

Silvia, da quello che leggo di te appari come una ragazza ambiziosa e molto sicura. 𝑨𝒓𝒕𝒊𝒔𝒕𝒂 𝒑𝒐𝒍𝒊𝒆𝒅𝒓𝒊𝒄𝒂, compositrice, mezzosoprano, plasma musica, pittura, cinema, scrittura, teatro, danza creando opere visionarie. Quanto impattano nel tuo tempo e nella tua energia le emozioni?

La mia sicurezza deriva dal lavoro costante di sviluppo di una caratteristica innata che è emersa in me sin da bambina, risultando negli anni della scuola fino al periodo universitario sempre più scomoda: una forte creatività, alimentata dall’esigenza di donare ciò che è mio agli altri.

Inserendosi in questa mia natura, le emozioni sono per me sia ingredienti fondamentali che strumenti primari di lavoro.

Perché l’arte come compagno d’avventura?

Ogni essere umano non è che il frutto di successi evolutivi e produttore di essi, perciò siamo tutti accompagnati dall’arte e accompagnatori dell’arte. Probabilmente è solo una questione di maggiore o minore sensibilità emotiva e io sono talmente ricettiva da considerarmi una vera e propria  antenna ricevente. Se dovessi credere che esista l’Artista quello potrebbe essere solamente Dio.

Dipingere è ormai diventata una moda ma il problema di fondo è capire a chi è destinato ciò che uno crea. Come cambia il rapporto con la tela?

La moda non è il mio forte, nel senso che ho sempre rifuggito le mode in quanto indebolimento o annientamento delle capacità individuali per definizione. Detto ciò, la mia pittura è destinata a tutti e aspira all’ambizioso obiettivo  d’illuminare e guidare verso sentieri d’indagine della realtà, situati al di là dell’immagine stessa. Attraverso la mia capacità astrattiva, desidero elevare  la capacità visiva dell’osservatore stimolando quella empatica e immaginativa.

Quando e come hai cominciato a esprimerti attraverso i disegni?

L’ho sempre fatto, sin da bambina. Tutti, nella nostra infanzia, cresciamo attraverso l’espressione manuale e del disegno. Non ho mai realmente studiato delle tecniche, benché da adulta abbia voluto affiancarmi a pittori e disegnatori, perché ho sempre sentito un’appartenenza profonda,  viscerale e ancestrale con la matita e i colori. Per molto tempo (e in parte tutt’ora) ho persino evitato di rappresentare la realtà per non “copiare” da essa.

Come è possibile vivere di arte e cultura senza limitarsi a sopravvivere?

L’espressione “artistica” è di per sé vita. Chi è legato a una realtà materiale e pratica, invece, è costretto a sopravvivere senza accorgersene. Detto ciò, il mondo artistico professionale è chiuso solo in apparenza e nei confronti della moltitudine che tende a ripetere e seguire religiosamente delle convenzioni. Molto spesso gli “artisti” si conformano a correnti sicure per garantirsi il successo ma perdono di vista il proprio linguaggio e la propria unicità. Ormai, inoltre, sono talmente in esubero che anche chi “riesce” a realizzarsi si confonde nella moltitudine. Io lavoro costantemente su me stessa, sulla mia preparazione, sulle mie idee, sulla loro realizzazione e mantengo un elevato impegno anche nella realtà più concreta, in qualità di insegnante, compositrice e cantante. Mi reputo attualmente ancora un vulcano quiescente e inizio a constatare sempre più una cosa importante a livello di vita artistica che mi rassicura anche per il futuro: il diverso viene sempre notato.

Ho ascoltato alcune tue esibizioni e devo ammettere che ti ho battezzata come la donna che ferma l’attimo. Ti rivedi in questa mia affermazione?

È molto curioso quello che dici, mi fa riflettere sul mio modo di lavorare, sulle mie ricerche, le mie indagini, i miei compimenti e ciò che ne risulta a chi li riceve. Tendo costantemente ad avere uno sguardo aereo sulle cose, gli attimi, le vicende, le reazioni umane, le previsioni, i desideri, i contrasti, le contraddizioni… per trovare delle risposte, una sorta di caccia al tesoro… Tali “verità”, se così posso permettermi di chiamarle, costituiscono per me una specie di tesoro… dei regali da donare. Forse, in virtù di questa ricerca, tendo davvero a “fermare l’attimo”, mio e di chi mi ascolta.

Era quello che sognavi fin da piccola? Qual è il tuo primo ricordo di un concerto?

Da piccola sognavo di fare la disegnatrice, in particolare la fumettista (ho sempre avuto anche un forte spirito comico!). Il mio primo concerto, una recita scolastica di cui vado ancora molto fiera!

La tua è una personalità intrigante, poliedrica: più vantaggi o svantaggi nella vita sociale?

Molti più i vantaggi. Specialmente perché mi permette d’illuminare gli altri, facendo un po’ il giullare menestrello del gruppo! Inoltre adotto molto spesso la mia mente organizzatrice e stratega nella risoluzione di situazioni altrui, sono estremamente empatica per cui posso comprendere e indirizzare gli altri e molto brava e creativa in cucina (ottima cosa a proposito di vita sociale!)

Esiste nella musica la possibilità di innovare davvero o tutto è già stato fatto?

Veniamo al mondo per innovare. Il solo scorrere del tempo crea innovazione. Anche nell’espressione musicale le possibilità di cambiamento non possono che essere infinite. Sono, piuttosto, la consapevolezza e l’audacia di tirarsi fuori da definizioni e schemi a mancare. Il motore della creazione è la capacità di distruggere. Il nostro è un mondo che ci riempie di certezze e in pochi hanno il coraggio di rinunciarvi.

Qual è la fonte di tante suggestioni che porti in scena?

La vita. I miei giorni, i miei attimi e tutto ciò che osservo, negli individui, in me stessa, partendo dagli ambienti definiti circostanti e arrivando nel territorio illimitato della mia anima.

Certo, bisogna stare attenti perché si rischia che il pubblico parli del tuo essere una bella ragazza e non della tua performance… Non sei un po’ curiosa su cosa pensano gli altri di te?

Non sono molto interessata agli errori di pensiero degli altri, perché conosco l’essere umano, le sue debolezze e come portarlo alla comprensione. Inoltre c’è bisogno di tempo per intendere qualcuno e i suoi gesti, non mi spaventano i giudizi affrettati. A prescindere dalla positività o meno delle prime impressioni, l’importante è per me entrare in contatto con gli altri e arrivare più in là possibile espandendo la mia essenza profonda.

La playlist che custodisci nella tua anima?

«Adagio assai» concerto per pianoforte in Sol maggiore di Ravel,

«High Hopes», «Comfortably numb» dei Pink Floyd,

«Adagio per archi» di Barber,

«Va ! laisse couler mes larmes » di Massenet,

ma dovrebbe essere una playlist davvero troppo lunga…

Il cervello dimentica quello che è inutile: cosa hai cancellato del passato e cosa tieni ben conservato nel cuore?

Del passato ho cancellato il solo periodo buio che fortunatamente ho vissuto e che paradossalmente tengo ben conservato nel cuore: un buco nero in cui io, ventenne universitaria di Giurisprudenza, succube della razionalità e superficialità sociale, mi sono ritrovata inghiottita, e che mi ha permesso di scoprire e amare finalmente  me stessa, di lottare per me stessa e di sbucare in quella che sarà sempre l’unica mia realtà possibile: la Musica, l’espressione emotiva, il sentimento, l’ingegno, l’unico spazio generato nel rispetto della mia luce creativa.

Ti senti fortunata o in debito con il destino?

Mi sento estremamente fortunata e vorrei donare la mia fortuna agli altri.

Che cosa c’è nel tuo futuro?

Ci sono io.