Il consiglio di Gioia Belardinelli: per vivere una condizione di benessere significa sentirsi in pace con sé stessi

Gioia Belardinelli: Founder Just Life, Direttrice responsabile ed editoriale Just Life benessere&sostenibilità magazine, giornalista, scrittrice.

Parla di #beauty, #benessere, #giornalismo, #comunicazione e #benesserepsicofisico

Il magazine di Just Life si occupa di benessere psico-fisico e sostenibilità nell’accezione configurata dall’unità inscindibile mente-corpo, mediante articoli, interviste, podcast, approfondimenti e collaborazioni con professionisti e professioniste.

Approccio inclusivo e rispettoso di tutte le diversità. Fare domande su tutto ciò che può aiutarci a trovare un equilibrio. 

Raggiungere e poi vivere una condizione di benessere significa sentirsi in pace con sé stessi, privi di ansie e pressioni capaci di influenzare le nostre emozioni in modo negativo e tossico. 

 

Gioia Belardinelli da quello che leggo di te appari come una donna ambiziosa e molto sicura. Immagino che sei stata pure una bambina felice?

Sì e no, nel senso che “molto sicura” non mi sembra la definizione più esatta per descrivermi. Diciamo che sulla sicurezza ci lavoro molto e da molti anni. Chi si fa molte domande e si mette sempre in gioco come faccio io non potrà mai sentirsi “molto sicura”, tuttavia l’importante è riuscire a trovare una propria centratura per accettarsi con i propri pregi e i propri limiti.

Altra domanda da analista: che rapporto hai con la paura?

La provo spesso e mentirei se dicessi che sono sempre in grado di affrontare tutte le mie paure. Alcune le affronto, altre le lascio lì finché non ci sbatto la testa, in generale però cerco di non farmi condizionare troppo la vita.

Quanto impattano nel tuo tempo e nella tua energia le emozioni?

Tantissimo direi, a volte anche troppo. E anche su questo negli anni ho lavorato molto. Penso di essere una persona fin troppo sensibile, quindi molto emotiva. E questa emotività non mi ha fatto dormire sempre sonni tranquilli. Anche su questo ci lavoro da anni e ho ancora tanto lavoro da fare ma adesso riesco a gestire meglio. Quando si parla di sensibilità mi viene sempre in mente l’inizio di uno dei miei film preferiti, “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, quando il personaggio interpretato da Toni Servillo dice: “…ero destinato alla sensibilità”.

Domanda urticante: sei molto attraente. La tua bellezza ti ha aiutato?

Sai, la bellezza nel senso più stretto, cioè il fatto di essere una persona attraente, la trovo sempre una cosa molto relativa. Posso piacere o meno, ma se devo dirti quello che per me significa “bellezza”, e che quindi penso di possedere in maniera naturale, è una bellezza intesa come gentilezza, positività, la qualità di riuscire a cogliere sempre gli aspetti positivi delle persone e delle situazioni, e in questo senso il fatto che mi viene naturale sorridere spesso, questo sì, mi aiuta nella vita di tutti i giorni e nelle relazioni con le altre persone.

Poi ovviamente non essendo Alice nel paese delle meraviglie so come va il mondo, ma cerco di non partire mai prevenuta. E a questa risposta lego un libro che vi consiglio di leggere: “Questa è l’acqua” di David Foster Wallace.

 

Nelle storie che ho raccontato mi hanno confidato che per il proprio benessere c’è chi coltiva l’orto, chi dipinge, chi fa arrampicata, chi si lancia con il paracadute, chi esce in barca, chi ascolta la musica e chi, semplicemente, fa un riposino nella sala meditazione. Insomma, non è che si può sempre lavorare come schiavi… o vale sempre la pena ricaricare le famose batterie per evitare ricadute nelle relazioni, a lavoro?

Assolutamente sì. È fondamentale ritagliarsi i propri spazi e coltivare il proprio benessere psicofisico, in qualsiasi modo si voglia.

Nella tua esperienza professionale quali sono state le fragilità che ha più riscontrato e quali consigli si sente di dare a chi subisce la negatività?

Epitteto diceva: “Non è ciò che ti accade, ma come reagisci, che ha importanza”. In altri termini, ciò che ci accade è una realtà oggettiva, ciò che decidiamo di fare è una scelta soggettiva che dipende da noi. Non controlliamo ciò che ci accade, ma possiamo controllare i nostri pensieri e le nostre reazioni agli eventi. Quindi ho imparato a capire che le persone quando ti giudicano, a volte esprimono un loro modo di vedere le cose che non corrisponde a ciò che sei veramente. Come ti vedono a volte è solo una proiezione di chi ti guarda. Nella psicologia individuale di Adler c’è propria questa “divisione dei compiti”: Adler afferma che quello che dice una persona fa parte del suo mondo e del suo modo di vedere il mondo e gli avvenimenti, non del tuo. E che quindi non bisognerebbe lasciarsi influenzare dal giudizio delle altre persone. “Quello che pensi di me è una cosa che devi gestire tu, non io”. Poi, certo, se capiamo che quella critica è costruttiva, allora è bene anche mettersi in discussione.

Provo a immaginare la tua giornata: ti svegli, fuori tanta umidità. Ti lavi, una colazione veloce, il cellulare che vibra e che logora i pensieri: ma dove ho messo gli auricolari? Poi, tra una imprecazione e l’altra zigzagando nel traffico cittadino, finalmente arrivi all’entrata di un ufficio. Il tuo… Che bello, l’incubo è finito e ora puoi liberare la creatività. Cosa ho tralasciato?

Accompagno mio figlio a scuola.

Parlaci di Just Life: sei soddisfatta del risultato?

È un buon inizio ma c’è ancora tanto lavoro da fare.

C’è una cosa di cui ti senti veramente orgogliosa?

Sono orgogliosa delle cose che si realizzano dopo essermi impegnata molto.

Il magazine si occupa di benessere psico-fisico e sostenibilità nell’accezione configurata dall’unità inscindibile mente-corpo, mediante articoli, interviste, podcast, approfondimenti e collaborazioni con professionisti e professioniste. Come è stata la ricerca del percorso ma soprattutto dei compagni di viaggio?

L’idea è nata durante la pandemia, un periodo sicuramente pazzesco e duro per tutti e tutte, sebbene poi ognuno abbia finito per viverlo in maniera diversa.

Io in quella fase ho “valorizzato” la mia esperienza nell’ambito della comunicazione e del giornalismo per creare contenuti in grado di affrontare i problemi che stavamo vivendo.

E in questo modo, grazie all’aiuto di alcuni amici psicoterapeuti, ho cercato di capire come gestire e come superare quello che ci stava capitando.

Poi in breve tempo Just Life ha messo a fuoco la sua direzione di marcia e i contenuti si sono ampliati al benessere psico-fisico a tutto tondo e alla sostenibilità.

E oggi Just Life è anche beauty, fitness, alimentazione, psicologia, filosofia.

Sette personaggi simbolo da copertina?

Rimanendo in Italia:

Fabrizio Gifuni

Chiara Gamberale

Zerocalcare Michele Rech

Toni Servillo

Milena Gabanelli

Franca Leosini

Ryan Gosling

Fin qui  hai vissuto di cultura, viaggi e relazioni sociali: di queste esperienze umane cosa conservi e cosa hai resettato? E soprattutto, lungo il percorso, quali momenti vissuti hanno fatto la differenza?

La differenza l’ha fatta un viaggio a Londra. Avevo vent’anni e improvvisamente mi sono resa conto che stavo perdendo tanto della vita e che avevo bisogno di partire e cavarmela da sola. Così senza pensarci troppo sono partita per Londra. Quello è stato un passaggio di maturazione molto importante.

Con i social abbiamo perduto l’intimità o abbiamo scoperto la gioia di mostrarci?

Abbiamo scoperto un nuovo modo di esprimerci. Ovviamente si tratta di un potentissimo mezzo di comunicazione che spesso viene usato male, tuttavia in ogni cosa il bene e il male convivono sempre. Sta a noi scegliere cosa seguire, cosa guardare e cosa condividere di noi stessi e della nostra vita.

La rivoluzione del cuore, oggi più che mai necessaria, può anche manifestarsi in un adeguato uso del social network, alla ricerca del bene proprio e altrui?

Certo, sicuramente i social network, ovviamente con le dovute cautele e accortezze, sono un nuovo modo, poi ormai nemmeno tanto nuovo, per conoscere e incontrare persone.

La tua è una personalità intrigante, poliedrica: più vantaggi o svantaggi nella vita sociale?

Ahahah, quello dovresti chiederlo ai miei amici e alle mie amiche.

Gioia non balla mai da sola: che idea intrigante sarebbe raccontarti in un romanzo. Non sei un po’ curiosa su cosa pensano gli altri di te?

E chi non lo è… d’altra parte qualche anno fa era più importante per me e mi capitava di rinunciare a fare delle cose per il timore del giudizio negativo degli altri, e forse anche del mio. Ora che mi sono quasi auto-accettata, con i miei pregi e i miei limiti, mi sento meno curiosa di sapere cosa pensano gli altri di me e, cosa ancora più importante, mi giudico di meno.

Che cosa ti manca ancora per sentirti completamente realizzata?

Nella mia vita il concetto di “completamente” non si addice molto al mio modo di essere e di realizzarmi. Perché, come forse si è già intuito, sono sempre alla ricerca di cose nuove che possano arricchirmi. Sicuramente colpa e merito della mia irrequietezza, che tuttavia ho imparato a gestire ponendomi piccoli obiettivi che posso piano piano realizzare.