Francesca Zama: Il nostro è un Paese di gente totalmente confusa, che passa da destra a sinistra in meno di 24ore. Ma come dargli torto?

Sta riscuotendo grande successo con le sue bellissime e accattivanti fotografie Francesca Zama, giovane artista di Ravenna. Gli scatti raccontano il rapporto fra il fotografo e la bellezza, non solo fisica. Volti, sguardi, corpi, abiti che Francesca mette in vetrina con la sensibilità dell’anima ma che non nasconde la realtà delle cose.

Sfogliando le sue pagine social si può notare un continuo mostrare di storie ed emozioni che non lasciano indifferenti. Perché la bravura di Francesca è che ti fa pensare e riflettere sui tanti filtri che la vita ti costringe a usare per mascherare i difetti. Ma è chiaro che questo esporsi è un modo per combattere l’angoscia dell’assenza, della mancanza di autostima.

Come l’arroganza di voler essere qualcuno mentre la creda e dura realtà è ben diversa. Ecco che gli scatti di Francesca diventano lo specchio di una intimità perduta perché al contrario, le sue immagini riempiono gli spazi lasciati dai filtri di una intimità rovesciata.

 

La fotografia è una vocazione o semplicemente una professione?

È una vocazione ma il mio sogno è quello di farla diventare una vera e propria professione. È partito tutto letteralmente “così a caso”; a 16/17 anni chiesi ai miei genitori di regalarmi per il mio compleanno una Canon. Il motivo? Non di certo per diventare una fotografa, anzi, semplicemente volevo avere anche io lo sfondo sfocato nelle foto di Instagram esattamente come le mie amiche. 

Utilizzai quella mia prima macchinetta per circa una settimana e poi la lasciai su uno scaffale per un anno a prendere della polvere. L’anno dopo decisi riprenderla in mano e piano piano capii di essere entrata in un mondo totalmente nuovo. Tutto questo mi incuriosiva ed è per questo che tutt’ora continuo questa mia passione.  

 

La tua sembra una vita tutt’altro che monotona: da cosa nasce questo desiderio di avventura?

Sono sempre stata molto incline ai lavori artistici. Inizialmente scattavo foto solo a me stessa. Ho sempre amato posare, non per diventare una modella, semplicemente mi piace l’espressività e in ogni autoscatto ci ho messo la mia intera anima.

Col tempo imparai ad amare i volti anche delle altre persone, questo perché, indirettamente,  mi raccontavano una storia, così mi cimentai nella ritrattistica. 

Facevo “sega” a scuola pur di fotografare i volti delle persone in giro (non fate come me), era impossibile darmi un freno. 

 

Quali sentieri fotografici vorresti al più presto visitare e perché?

Sono fortemente motivata a entrare nel mondo della moda e so perfettamente che la strada è ancora tutta in salita… oltre a metterci più impegno possibile, tengo anche le dita incrociate. Perché la moda? Perché non è una cosa statica, non mi annoia mai.

 

 

Come ci si prepara per un progetto fotografico? Come scegli le tue modelle/i?

Solitamente metto in chiaro le mie idee e butto giù una prima moodboard, poi mi metto alla ricerca di un team (stylist, make-up artist ecc). Infine arrivo alla modella, poche volte contatto le agenzie, anche se è una cosa che andrebbe fatta sempre. Non so perché ma sono molto più incline a contattare modelle freelance, mi sono sempre trovata meglio ed è molto più “easy” organizzare qualcosa con loro. 

La location sono solita a discuterne con il team, per trovare un luogo che possa piacere a tutti. 

Se non si è ancora capito non mi piace fare “il capo” della situazione, come ho visto fare a tanti fotografi. Questo perché se un servizio viene bene di certo il merito non è solo di chi scatta, ma anche di chi si fa un mazzo così dietro le quinte, proprio per questo mi piace condividere le mie scelte e soprattutto chiedere dei pareri anche agli altri membri del team (modella compresa ovviamente). 

 

Si dice che spesso ciò che un fotografo mostra è la realtà che vede nella sua anima…

Questo è assolutamente vero, la fotografia in sè si appropria dell’anima di chi è davanti e scava dentro di essa, dopotutto è pur sempre un linguaggio comunicativo. È come se fosse un grande occhio che scruta dentro il nostro essere, con il quale il fotografo restituisce agli altri la sua personale visione del mondo. Non si può scappare da essa, si viene ritratti così come si è, non c’è modo di ingannarla. 

Ricordiamoci inoltre una cosa importante: la fotografia è immortale, in questo modo uno scatto cristallizza anche la nostra anima nel tempo. (racchiusa lì dentro). Da questo punto di vista il fotografo ha una grande responsabilità, dovendo in tutti i modi guardare l’anima di quella persona è riuscire non solo a immortalarla ma anche desumere la sua sostanza. 

 

Con i social abbiamo perduto l’intimità o abbiamo scoperto la gioia di mostrarci?

È una domanda a trabocchetto. Questo perché io credo che dipenda dalla persona. Ciò che i social fanno non è altro che insegnare un nuovo modo di comunicare, sta poi ad ogni singolo soggetto cogliere in maniera corretto questa opportunità. Se una persona decide di iscriversi ad uno di questi social deve essere perfettamente consapevole che una volta creato un profilo è come se venisse aperto un piccolo fiorellino sulla nostra vita, dal quale chiunque può scrutare. Ma solo noi decidiamo cosa mostrare di noi e quanto spingerci in là. 

Personalmente io posso riportare la mia esperienza sui social con un verdetto positivo, senza condividere cose troppo intime di me stessa, ma il giusto. Va bene se le persone capiscono come sei, non è una cosa negativa, anzi si hanno molte più probabilità di conoscere persone inaspettate (che potrebbero far parte della tua vita e arricchirla).

Molti puntano il dito contro i social, dando loro la colpa del peggioramento delle relazioni, quando in realtà si dovrebbe puntare il contro l’essere umano se riesce a farsi condizionare talmente tanto da questi, tanto da non saperli gestire. 

 

Lo scatto che più ti ha emozionato?

Gli autoscatti che decisi di fare durante la mia quarantena. Ci ho messo davvero tanto per realizzarli, ti dico solo che ho dovuto ricoprire la mia macchina fotografica di scotch per appiccarla alla finestra. Oltre a questo mi sono dovuta immedesimare parecchio nelle mie sensazioni di quel periodo: solitudine, confusione, noia ecc..Penso che sia stato un periodo difficile per la maggior parte delle persone. 

 

Sette personaggi simbolo da copertina?

 Al primo posto metto sicuramente Alberto Angela, da amante della storia non mi sono mai persa un puntata di Ulisse. Anthony Hopkins Il mio attore preferito in assoluto seguito a ruota da Al Pacino. Keanu Reeves, Donatella Versace (il mio sogno tra l’altro è lavorare per lei. Quentin Tarantino, mio regista preferito e infine Meryl Streep. 

 

Dietro l’obiettivo che Italia osservi?

Un’Italia che non sembra star facendo un passo avanti da circa 20 anni, se non di più. Il nostro è un Paese di gente totalmente confusa, che passa da destra a sinistra in meno di 24ore, ma come dargli torto? Nemmeno io saprei dirvi chi sia il meno peggio. 

Questo è il Paese che un giorno avremo in mano noi giovani, un paese con una miriade di problematiche da aggiustare e mille errori ai quali rimediare (con una soluzione lontana anni luce). 

Sai cosa osservo inoltre? Gente al potere che non sa nemmeno dove mettere le mani e tutt’ora non riescono a capire la gravità della situazione. Faccio un piccolo esempio pratico: nel nostro paese il sinonimo di giustizia è soldi, se li hai puoi fare letteralmente il cavolo che ti pare. La parola carcere è ormai sconosciuta dal momento che chi dovrebbero starci è fuori a saltellare con un mazzetto di margherite tra le mani. In poche parole, per darvi una risposta esaustiva alla domanda, vedo l’Italia come un paese di gente confusa che non capisce nemmeno a chi dare la sua fiducia e per quale motivo. Questo porta gli italiani a essere passivi, ad accettare tutto perché tanto il pensiero comune è “tanto non cambia niente”. Volete sapere come osserverò l’Italia tra 10 anni? Non la vedrò proprio, questo è un paese senza alcun futuro se non chi sta al potere non si sveglia.

 

Un ritratto per rappresentare l’italiano quale potrebbe essere?

La domanda a primo impatto mi ha portato alla mente l’immagine di un piccolo vermicello pieno di ansia perché non sa se anche oggi riuscirà a sopravvivere evitando il becco dell’aquila. Se invece per ritratti intendiamo “il ritratto di una persona”, allora risponderei quello di una soggetto sì sorridente, ma ricolmo di rughe e occhiaie, dalle quale traspare una evidente ansia e preoccupazione. 

 

In che percentuale ti senti davvero appagata per quello che hai realizzato?

Davvero davvero bassa. Mi definiscono una persona pessimista, che vede il bicchiere sempre mezzo vuoto. È assolutamente vero, proprio per questo non riesco ancora ad essere soddisfatta, purtroppo, dei miei lavori. Dentro di me sento una incredibile ansia e smania di raggiungere il mio obiettivo al più presto. Credo proprio che non sarò appagata e rilassata del tutto, nella mia vita, finché non ce la farò. È una costante, un chiodo fisso con il quale mi sveglio e mi addormento alla sera.  Naturalmente non la vedo come una cosa positiva, ma non posso farci niente per il momento, solo impegnarmi al massimo e sperare che questa sensazione di fallimento sparisca.  

 

C’è una cosa di cui ti senti veramente orgogliosa?

La mia capacità di capire subito una persona e di immedesimarmi negli altri. Tutto questo è dato dal fatto che quando conosco una persona un automatico mi viene da psicanalizzarla.